Un’estate con la musica 2013
La stagione estiva de laVerdi
Ferragosto:
Una serata con Vivaldi
Giovedì 15 agosto (ore 20.30)
Auditorium di Milano, largo Gustav Mahler
Dal barocco al jazz,
tutti i colori
delle “Quattro stagioni”
laVerdi Barocca
Direttore Ruben Jais
Crescendo Big Band
Direttore Sandro Cerino
Un Ferragosto davvero unico con laVerdi. Pensate di conoscere tutto delle “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, una delle opere più eseguite e amate al mondo? Siete pronti per una sorpresa!
Giovedì 15 agosto (ore 20.30) all’Auditorium di Milano, Un’estate con la musica 2013 accoglie laVerdi Barocca, l’ensemble specializzato di largo Mahler, diretto dal milanese Ruben Jais, per presentare il capolavoro del genio veneziano. Ma questa volta, sul palco dell’Auditorium, ci saranno due orchestre. laVerdi Barocca sarà accompagnata dalla Crescendo Big Band, ensemble jazzistico diretto dal napoletano Sandro Cerino. I due gruppi si alterneranno nell’esecuzione dei quattro concerti vivaldiani (Primavera, Estate, Autunno, Inverno) nella versione originale e nella rielaborazione jazz. Il risultato sarà un affresco musicale originale che aggiungerà nuovi colori alle “stagioni” vivaldiane, senza compromettere la tradizione.
Per info e prenotazioni: 02.83389401/2/3, www.laverdi.org
Biglietti: Euro 17,00
Le quattro stagioni
Vivaldi dipinge con la musica un tipico paesaggio italiano durante il ciclo naturale delle stagioni. Le didascalie dei sonetti anonimi a cui si ispirò trascrivendoli in partitura, ci fanno immaginare ciò che la musica descrive abilmente con i suoni. Nelle Stagioni non solo visualizziamo paesaggi naturali, ma anche paesaggi dell’animo che mutano con il tempo. Vivaldi portò all’apice la forma del concerto per violino solista e orchestra, affidando all’orchestrazione una funzione narrativa con diverse soluzioni tecniche: temi malinconici e frenetici, imitazioni onomatopeiche di personaggi e fenomeni naturali, uso sapiente delle dinamiche e dei moduli ritmici. Su tutti, il trionfo del violino solista, sfruttato in tutte le sue possibilità timbriche, espressive e tecniche. Nel celebre Allegro iniziale del primo concerto, La Primavera, il canto degli uccelli festosi è associato a un tema ripetuto sei volte dal tutti orchestrale. Il trionfo della natura si ascolta nel placido scorrere dell’acqua, attraverso i sedicesimi legati degli archi, e nell’episodio dei tuoni, realizzato con una stessa nota ribattuta con enfasi. Nel Largo successivo emergono tre elementi complementari, ognuno rappresentato da uno strumento diverso, creando un paesaggio sonoro completo: il tema delicato del violino solista interpreta il “Caprar che dorme”, “il mormorio di fronde e piante” è affidato agli altri violini, e le note ribattute delle viole imitano l’abbaiare del cane. Nell’Allegro finale ritorna la danza di “Ninfe e Pastori”, il dialogo tra il violino solista e il gruppo orchestrale rende la gioia del risveglio primaverile. Il secondo concerto, L’Estate, si apre su una scena degna della migliore Arcadia letteraria. Un placido pastorello riposa beato al sole, mentre intorno suona un’orchestra di voci della natura: il cucco, la tortorella, il cardellino e i venti Zeffiro e Borea. Ma il tranquillo riposo del pastore dura poco, perché viene disturbato dai venti, dai tuoni e dalle mosche che danneggiano “le altere Spiche” di grano. Per il suo carattere brillante, questo concerto evoca efficacemente l’immagine fonica dell’estate attraverso sapienti artifici tecnici. La tempesta viene descritta gradualmente dal pastore: prima da lontano (Allegro non molto – Allegro), quindi il pastore si spaventa per l’improvviso temporale (Adagio presto) e infine la violenza della tempesta in azione (Presto). Nell’Allegro del terzo concerto, L’Autunno, Vivaldi mette in scena Bacco, utilizzando due elementi contrapposti: il “ballo e canto dei villanelli” e la descrizione di un contadino ubriaco rappresentato dal violino solista. L’Adagio rappresenta uno dei momenti più lirici dell’opera: il sonno che colpisce i contadini viene reso attraverso un uso moderno sia della timbrica che dell’armonia. Il clima trasognato viene bruscamente interrotto dall’Allegro finale che dipinge una scena archetipica di caccia con bestie in fuga, cacciatori e cani al seguito, musicalmente resa attraverso il dialogo serrato del violino solista con l’orchestra. Nel quarto concerto, L’Inverno viene descritto magistralmente nei suoi tre movimenti. Nell’Allegro è protagonista il vento gelido e potente, nell’Adagio il meraviglioso tema del violino solista si staglia sui pizzicati degli archi che simboleggiano la pioggia cadente, mentre nell’Allegro finale ritornano i venti nell’impetuoso tutti orchestrale. Così finiscono le Stagioni di Vivaldi, ma se ne aprono altre quattro. Dopo tutto, un ciclo naturale non s’interrompe mai.
Lorenzo Sorbo
I colori jazz delle Stagioni
Le Quattro Stagioni sono una delle opere più popolari ed eseguite nel panorama della musica classica. Tuttavia, l’intensità delle melodie, la modernità delle armonie e l’incisività dei passaggi virtuosistici rendono Antonio Vivaldi un compositore che non può essere relegato a un solo genere musicale o periodo storico. La sua musica è un grande stimolo per compositori, arrangiatori e musicisti contemporanei. Fu Keir a farmi venire l’idea. Non Keir Dullea, il protagonista di 2001: A Space Odyssey, ma il valente sassofonista Mauro Cassinari, detto appunto ‘Keir’ per la straordinaria somiglianza con l’attore. Uno dei primi a far parte della mia formazione di 8 sax chiamata Assaxinaction, Keir possiede doti da improvvisatore, ma svolge la sua attività principalmente nella musica classica. Il fatto che in repertorio avessimo un mio arrangiamento del Tango di Stravinsky e che alcuni brani avessero una struttura da musica contemporanea, ci aveva portato a parlare della possibilità di rivisitare brani di musica classica. La mia idea era che tanto più il brano fosse stato barocco, tanto più l’arrangiamento avrebbe potuto essere moderno, non vincolato da armonie complesse che in qualche modo danno già un indirizzo e un certo senso a una melodia. La mia scelta cadde su Antonio Vivaldi. Una cosa che mi aveva colpito era la scoperta della cosiddetta “musica a programma”. Nell’età barocca era in voga darsi un tema per la propria musica e Vivaldi lo aveva fatto in molte sue composizioni come il Cardellino (con assolo di flauto molto cinguettanti) e il Mare (ricco di arpeggi “ondeggianti”). Nelle Stagioni, però, era andato oltre. Non solo aveva scritto dei versi poetici prima di ogni stagione, ma aveva specificato come parti e personificazioni dei suoi versi venissero rappresentati. Ed ecco che sotto un’arcata del violoncello da suonarsi sempre forte in un contesto bucolico placido e rilassato c’è scritto: il cane che grida. Ho così raccolto il messaggio sonoro ed emozionale di Vivaldi, rispettandone non solo la logica e la costruzione di frasi e modulazioni, ma anche e soprattutto i versi poetici che l’autore aveva affiancato alla musica. Ne risulta un lavoro per orchestra in cui il jazz ritrova una sua dimensione sinfonica oggi caduta un po’ in disuso e la musica classica riacquista lo spirito d’improvvisazione che a partire dalla metà del XVIII secolo è andato perso. In I Colori delle Stagioni entrambi i modi di lettura sono presenti, non solo alternativamente, ma anche simultaneamente. Nascono così quattro nuove Stagioni che non hanno la pretesa di sostituire le precedenti