Martedì
5 novembreal Teatro
della Pergola di Firenze
I PILASTI DELLA SOCIETA’ regia di Gabriele Lavia .01- foto di Tommaso Le Pera |
in
prima nazionale
Gabriele Laviaalza il sipario sul teatro diHenrik Ibsen
portando in scena il dramma dell’individuo
di fronte all’ambizione e al successo sociale con
I pilastri della società
Nella doppia veste di interprete e regista, Gabriele Lavia inaugura la Stagione del
Teatro della Pergola con il debutto in prima nazionale martedì 5 novembre dello spettacolo I pilastri della società di
Henrik Ibsen, portando in scena il malessere, i tormenti, le
debolezze della società borghese per denunciare la corruzione e l’ipocrisia del
potere e per far emergere la verità e la libertà individuale. Con I
pilastri della società, la nuova produzione del Teatro di Roma in coproduzione con la Pergola di Firenze e lo Stabile
di Torino, Lavia affronta temi di scottante attualità come la menzogna
sociale e la mancanza di moralità declinate attraverso i personaggi ibseniani
del testo del 1877 con cui l’autore norvegese, tra i più importanti
dell’Ottocento, riformò i criteri della sua produzione teatrale segnando una
svolta verso il dramma sociale.
Dopo il debutto e le dieci repliche fiorentine in
programma fino al 15 novembre, lo spettacolo andrà in scena al Teatro Argentina
di Roma dal 20 novembre al 22 dicembre e
proseguirà le rappresentazioni in tournée fino ad aprile.
Prigioniero di un passato che lo esclude dalla vita
del presente, il Console Bernick mette in discussione la sua credibilità, il
ruolo sociale e il successo personale per confessare le proprie colpe pubbliche
e private. “Pilastro morale della società”, Bernick vive in realtà da oltre
quindici anni una vita di inganni. Ha infatti sedotto e abbandonato una giovane
che per il dolore ne è morta, e ne ha lasciato ricadere la colpa sul fratello
minore di sua moglie Betty, Johan Tonnesen, emigrato subito dopo in America con
la sorellastra Lona. Nel piccolo ambiente borghese in cui vive, il Console è un
uomo corretto, potente e rispettabile fino a quando il rientro improvviso di
Johan e Lona, lo costringeranno a confessare gli errori commessi tanti anni
prima. Spinto da Lona, forse l’unica donna che lo abbia amato, confessa i suoi
errori e riscatta dal tormento e dal peccato la lunga parentesi in cui è
vissuto.
Nella sua ansia di verità e di libertà, Bernick
esalta il ruolo purificatore dell’onestà e della fedeltà del singolo contro una
società codarda ed ipocrita, dominata dai pregiudizi e dalle disuguaglianze
sociali e culturali. Il valore artistico e il carattere simbolico espresso nel
titolo, rendono il dramma efficace ancora oggi, nonostante le differenze e le
specificità politiche della nostra epoca.
«Su cosa
fonda una società di uomini? Questa è la domanda che pone il testo di Ibsen. E
lo stesso Ibsen risponde con molta chiarezza, alla fine dell’opera. I
fondamenti sono due: la libertà e la verità. Non può esserci libertà senza
verità, perché chi mente è schiavo della propria menzogna – commenta
Gabriele Lavia – Del trinomio
rivoluzionario francese ‘Liberté, Egalité, Fraternité’ è rimasta solo la libertà.
Cui si aggiunge la verità. Solo la libertà di ‘essere’ è il dovere fondamentale
che fa essere ‘liberamente’ veri. Libertà e verità congiunte nello stesso
concetto. Nessuna verità senza libertà. Nessuna libertà senza verità. Libertà
lo stesso della verità».
A quasi 150 anni di
distanza dalla stesura del testo che racconta l’intreccio di calcolo politico e
di ipocrisia perbenista e moralista della Norvegia, Ibsen continua a
riverberare sulla nostra contemporaneità la stessa domanda rimasta irrisolta: «la verità è necessaria al progresso e al
vivere civile? Può una società reggere e progredire senza la menzogna?». Il
console Bernick edifica proprio sulla menzogna la sua carriera di uomo
rispettabile e cittadino incorruttibile, celando nel passato una colpa
inconfessabile. “Una menzogna ti ha fatto quello che sei”: a ricordarglielo
sarà Lona, la sola donna che l’abbia amato e simbolo stesso della verità che
tenta di smuovere la sua coscienza.
La menzogna sistematica, le
ipocrisie sociali e il tentativo di negare la realtà, distruggono il mondo
costruito sull’atto criminoso dell’abile e spregiudicato capitano d’industria. Sarà
la donna stessa a chiamare in causa la colpa che nasconde per riscattarlo dal
desiderio di ricchezza, dall’ambizione sfrenata e dal potere corrotto, in
favore della libertà e della verità indicati da Ibsen come “i pilastri della
società”. «La società fondata
sull’ipocrisia, sulla falsità, cioè su fondamenta sbagliate, è una società
‘schiava’ e non ‘libera’ dalla corruzione – continua a riflettere Lavia – Forse un terzo ‘pilastro della società’ può
far rinascere la speranza: le donne. Tutti in questa comunità piccolo borghese
hanno qualcosa da nascondere, una colpa di cui vergognarsi. Tranne le donne…
forse le ‘donne’ sono il cambiamento mite che può aiutare il mondo a
‘rimettersi in sesto’».
Con Gabriele Lavia nel ruolo
del Console Bernick, recitano Giorgia
Salari (la signora Betty Bernick), Ludovica Apollonj Ghetti (Olaf), Viola Graziosi (la signorina Marta Bernick), Graziano Piazza (Johan Tønnesen), Federica Di Martino (la signorina Lona Hessel), Mario Pietramala (Hilmar Tønnesen), Andrea Macaluso (il professor Rørlund), Mauro Mandolini (il grossista Rummel), Alessandro Baldinotti (il mercante
Vigeland), Massimiliano Aceti (il
mercante Sandstad), Camilla Semino Favro
(Dina Dorf), Michele De Maria (il
segretario Krap), Carlo Sciaccaluga (il
capocantiere Aune), Clelia Piscitello (la
signora Rummel), Giovanna Guida (la
signora Holt), Giulia Gallone (la
signora Lynge), Rosy Bonfiglio (la
signorina Rummel).
Le scene sono di Alessandro Camera; i costumi di Andrea Viotti; le musiche di Giordano
Corapi, le luci di Giovanni Santolamazza.
Teatro di Roma –
Fondazione Teatro della Pergola – Teatro Stabile di Torino
I PILASTRI DELLA SOCIETÀ
diHenrik
Ibsen
regiaGabriele
Lavia
traduzioneFranco
Perrelli
con Gabriele Lavia(il console Karsten Bernick),
Giorgia Salari(la signora Betty
Bernick), Ludovica Apollonj Ghetti (Olaf), Viola Graziosi (la signorina Marta
Bernick), Graziano Piazza (Johan
Tønnesen), Federica Di Martino (la
signorina Lona Hessel), Mario Pietramala
(Hilmar Tønnesen), Andrea Macaluso (il
professor Rørlund), Mauro Mandolini (il
grossista Rummel), Alessandro Baldinotti
(il mercante Vigeland), Massimiliano
Aceti (il mercante Sandstad), Camilla
Semino Favro (Dina Dorf), Michele De
Maria (il segretario Krap), Carlo
Sciaccaluga (il capocantiere Aune), Clelia Piscitello (la signora Rummel), Giovanna Guida (la signora Holt), Giulia Gallone (la signora Lynge), Rosy Bonfiglio (la signorina Rummel).
scene Alessandro Camera – costumi Andrea Viotti –
musiche Giordano Corapi – luci Giovanni Santolamazza
La
tournée dello spettacolo:
5 | 15 novembre 2013_ Teatro della Pergola,
Firenze20 novembre I 22 dicembre 2013_ Teatro Argentina, Roma
13 | 16 febbraio 2014_ Teatro Bonci,
Cesena
18 febbraio | 2 marzo
2014_ Teatro Carignano, Torino
4 | 9 marzo 2014_ Teatro della Corte, Genova
12 | 16 marzo 2014_
Teatro Storchi, Modena18 | 23 marzo 2014_ Teatro Verdi,
Padova
25 marzo | 6 aprile 2014_ Teatro
Strehler, Milano