RAOUL BOVA A VANITY
FAIR:
«QUANDO AI TUOI FIGLI DICONO “TUO PADRE È UN LADRO,
TUO PADRE
DIVORZIA, TUO PADRE È GAY”»
«Se io sono un personaggio pubblico e conosco le
regole del gioco, i miei figli non hanno fatto nulla per meritarsi questo
trattamento… L’assedio dei fotografi li spaventa… Poi c’è la scuola: i
compagni a casa hanno genitori che leggono, ascoltano, e a tavola commentano
queste cose, e i figli le sentono, e tornando a scuola le ripetono, con la
cattiveria che possono avere i bambini: tuo padre sta male, tuo padre è un
ladro, tuo padre divorzia, tuo padre è gay… Se mi vedo costretto a parlare, è
per proteggere loro».
Così Raoul Bova, nella storia di copertina del
numero di Vanity Fair in edicola da mercoledì 9 ottobre, spiega la decisione di
«mettere le cose in chiaro» sul gossip che da qualche mese gira a proposito
dell’attore, al cinema a fine anno in Indovina chi viene a Natale di Fausto
Brizzi. A cominciare dalle voci di dissapori con Chiara Giordano, sua moglie da
13 anni e madre dei suoi due figli. Infrangendo il silenzio che entrambi finora
hanno tenuto, Bova racconta che in effetti si stanno separando, e che la crisi è
in corso da anni.
«Chiara e io nel tempo siamo molto cambiati. Il
cambiamento a volte unisce e a volte no. Noi due, purtroppo, non ci siamo più
capiti… Allora è iniziato un periodo molto lungo – quasi tre anni ormai – in
cui ci siamo parlati, ci siamo confrontati. Abbiamo provato in tutti i modi a
risolverli, quei problemi, ma purtroppo non è bastato… E alla fine abbiamo
deciso di comune accordo, con grandissimo dolore e con grandissima civiltà, di
prendere strade diverse. Lo abbiamo fatto perché crediamo troppo al valore della
famiglia per tenerla in piedi a qualunque costo, come facciata, senza onestà. È
un atto non dico di amore, ma di rispetto per l’amore che c’è stato tra di
noi».
Nell’intervista, oltre a parlare dei sensi di colpa nei
confronti dei figli, Bova mette le cose in chiaro sulla sua situazione con il
fisco – dopo il sequestro di tre abitazioni di sua proprietà – sul recente
ricovero in ospedale e affronta le voci sulla sua sessualità: «Lo dico
apertamente, mi piacciono le donne. Se fossi omosessuale, credo che non avrei
nessun problema a riconoscerlo. O forse non lo direi: perchè questo obbligo di
dichirarsi, di giustificarsi? Nessuno va in giro a dire: piacere, sono etero.
Più di metà dei miei amici sono gay. Persone con cui sono cresciuto e andato a
scuola, con cui lavoro. È per loro, soprattutto, che mi fa ribrezzo questo modo
razzista e retrogrado di usare l’etichetta di omosessuale come una macchia
inconfessabile, come una peste».