5/15 novembre
2013
I PILASTRI DELLA
SOCIETÀ
diHenrik Ibsen
I PILASTI DELLA SOCIETA’ regia di Gabriele Lavia .03 – foto di Tommaso Le Pera |
regiaGabriele Lavia
traduzioneFranco Perrelli
con Gabriele Lavia(il
console Karsten Bernick),
Giorgia Salari(la signora Betty
Bernick), Ludovica Apollonj Ghetti
(Olaf), Viola Graziosi (la
signorina Marta Bernick), Graziano
Piazza (Johan Tønnesen), Federica Di
Martino (la signorina Lona Hessel),
Mario Pietramala (Hilmar Tønnesen),
Andrea Macaluso (il professor Rørlund), Mauro Mandolini (il grossista
Rummel), Alessandro Baldinotti (il
mercante Vigeland), Massimiliano Aceti
(il mercante Sandstad), Camilla
Semino Favro (Dina Dorf), Michele
Demaria (il segretario Krap), Carlo
Sciaccaluga (il capocantiere
Aune), Clelia Piscitello (la signora
Rummel), Giovanna Guida (la signora
Holt), Giulia Gallone (la signora
Lynge), Rosy Bonfiglio (la signorina
Rummel).
scene Alessandro Camera – costumi Andrea Viotti – musiche Giordano Corapi – luci Giovanni
Santolamazza
Una produzione Teatro di Roma, Fondazione Teatro della
Pergola e Teatro Stabile di Torino
Gabriele Lavia
inaugura, martedì 5 novembre, la stagione da record del Teatro della Pergola
dedicata ad Alfonso Spadoni, con la prima nazionale di I Pilastri della società
di Ibsen.
La stagione da record
del Teatro della Pergola (18 spettacoli, 5 prime nazionali e altrettante
coproduzioni, abbonamenti oltre quota 3500, platea quasi esaurita per le recite
di maggior richiamo) sarà dedicata ad
Alfonso Spadoni storico direttore della Pergola per oltre trent’anni, scomparso
nel maggio di venti anni fa.
Dal suo ufficio, ora
Sala Spadoni, è passato tutto il teatro italiano: dai protagonisti agli autori,
dagli impresari alle maestranze. È il 1961 quando poco più che trentenne giunge
da Reggio Emilia e in un lampo pervade di energia e idee innovative il teatro
regalandogli una nuova vincente identità, consacrandolo come il tempio della
grande prosa, collezionando stagione dopo stagione successi e biglietti d’oro
per il pubblico che riusciva ad attrarre. Le sue idee hanno fatto scuola come il
celebre ETI21 dedicato ai ragazzi, e storia le sue campagne pubblicitarie
affidate alla sintesi di poche geniali frasi che non temono il passare degli
anni come “Il Teatro è in via della Pergola”. Ha affermato sempre con forza il
valore della formazione d’alto livello in teatro contribuendo alla nascita della
Bottega di Gassman, realizzando la scuola di Eduardo e accogliendo Orazio Costa
con il suo Centro d’Avviamento all’espressione. Il 19 maggio del 1993 scompare
prematuramente dopo aver dedicato tutta la sua vita alla “sua” Pergola, che oggi
continua il viaggio scandito dalle sue appassionate parole: “Un teatro, un
vecchio glorioso teatro, non è un edificio, un “locale”, ma una misteriosa
creatura dell’uomo le cui cellule di materia inerte – ferro legno cemento – sono
in grado di sprigionare un’anima vitale e fremente.”
Nella doppia veste di
interprete e regista, Gabriele Lavia
debutta in prima nazionale martedì 5 novembre al Teatro della Pergola di
Firenze con I pilastri della
società di Henrik Ibsen, portando in scena il malessere, i tormenti, le
debolezze della società borghese per denunciare la corruzione e l’ipocrisia del
potere e per far emergere la verità e la libertà individuale. Con I
pilastri della società, la nuova produzione del Teatro di Roma in coproduzione con la
Pergola di Firenze e lo Stabile di Torino, Lavia affronta temi
di scottante attualità come la menzogna sociale e la mancanza di moralità
declinate attraverso i personaggi ibseniani del testo del 1877 con cui l’autore
norvegese, tra i più importanti dell’Ottocento, riformò i criteri della sua
produzione teatrale segnando una svolta verso il dramma sociale.
Dopo il debutto e le
dieci repliche fiorentine in programma fino al 15 novembre, lo spettacolo andrà
in scena al Teatro Argentina di Roma
dal 20 novembre al 22 dicembre e
proseguirà le rappresentazioni in tournée fino ad aprile.
Prigioniero di un
passato che lo esclude dalla vita del presente, il Console Bernick mette in
discussione la sua credibilità, il ruolo sociale e il successo personale per
confessare le proprie colpe pubbliche e private. “Pilastro morale della
società”, Bernick vive in realtà da oltre quindici anni una vita di inganni. Ha
infatti sedotto e abbandonato una giovane che per il dolore ne è morta, e ne ha
lasciato ricadere la colpa sul fratello minore di sua moglie Betty, Johan,
emigrato subito dopo in America con la sorellastra Lona. Nel piccolo ambiente
borghese in cui vive, il Console è un uomo corretto, potente e rispettabile fino
a quando il rientro improvviso di Johan e Lona, lo costringeranno a confessare
gli errori commessi tanti anni prima. Spinto da Lona, forse l’unica donna che lo
abbia amato, confessa i suoi errori e riscatta dal tormento e dal peccato la
lunga parentesi in cui è vissuto.
Nella sua ansia di
verità e di libertà, Bernick esalta il ruolo purificatore dell’onestà e della
fedeltà del singolo contro una società codarda ed ipocrita, dominata dai
pregiudizi e dalle disuguaglianze sociali e culturali. Il valore artistico e il
carattere simbolico espresso nel titolo, rendono il dramma efficace ancora oggi,
nonostante le differenze e le specificità politiche della nostra
epoca.
«Su cosa fonda una società di uomini? Questa
è la domanda che pone il testo di Ibsen. E lo stesso Ibsen risponde con molta
chiarezza, alla fine dell’opera. I fondamenti sono due: la libertà e la verità.
Non può esserci libertà senza verità, perché chi mente è schiavo della propria
menzogna – commenta Gabriele Lavia – Del trinomio rivoluzionario francese
‘Liberté, Egalité, Fraternité’ è rimasta solo la libertà. Cui si aggiunge la
verità. Solo la libertà di ‘essere’ è il dovere fondamentale che fa essere
‘liberamente’ veri. Libertà e verità congiunte nello stesso concetto. Nessuna
verità senza libertà. Nessuna libertà senza verità. Libertà lo stesso della
verità».
A quasi 150 anni di
distanza dalla stesura del testo che racconta l’intreccio di calcolo politico e
di ipocrisia perbenista e moralista della Norvegia, Ibsen continua a riverberare
sulla nostra contemporaneità la stessa domanda rimasta irrisolta: «la verità è necessaria al progresso e al
vivere civile? Può una società reggere e progredire senza la menzogna?». Il
console Bernick edifica proprio sulla menzogna la sua carriera di uomo
rispettabile e cittadino incorruttibile, celando nel passato una colpa
inconfessabile. “Una menzogna ti ha fatto quello che sei”: a ricordarglielo sarà
Lona, la sola donna che l’abbia amato e simbolo stesso della verità che tenta di
smuovere la sua coscienza.
La menzogna
sistematica, le ipocrisie sociali e il tentativo di negare la realtà,
distruggono il mondo costruito sull’atto criminoso dell’abile e spregiudicato
capitano d’industria. Sarà la donna stessa a chiamare in causa la colpa che
nasconde per riscattarlo dal desiderio di ricchezza, dall’ambizione sfrenata e
dal potere corrotto, in favore della libertà e della verità indicati da Ibsen
come “i pilastri della società”. «La
società fondata sull’ipocrisia, sulla falsità, cioè su fondamenta sbagliate, è
una società ‘schiava’ e non ‘libera’ dalla corruzione – continua a
riflettere Lavia – Forse un terzo
‘pilastro della società’ può far rinascere la speranza: le donne. Tutti in
questa comunità piccolo borghese hanno qualcosa da nascondere, una colpa di cui
vergognarsi. Tranne le donne… forse le ‘donne’ sono il cambiamento mite che può
aiutare il mondo a ‘rimettersi in sesto’».
Con Gabriele Lavia nel ruolo del
Console Bernick, recitano Giorgia Salari (la signora
Betty Bernick), Ludovica Apollonj Ghetti
(Olaf), Viola Graziosi (la
signorina Marta Bernick), Graziano
Piazza (Johan Tønnesen), Federica Di
Martino (la signorina Lona Hessel),
Mario Pietramala (Hilmar
Tønnesen), Andrea Macaluso
(il professor Rørlund), Mauro
Mandolini (il grossista Rummel),
Alessandro Baldinotti (il mercante Vigeland), Massimiliano Aceti (il mercante
Sandstad), Camilla Semino Favro
(Dina Dorf), Michele Demaria (il
segretario Krap), Carlo Sciaccaluga
(il capocantiere Aune), Clelia
Piscitello (la signora Rummel),
Giovanna Guida (la signora Holt),
Giulia Gallone (la signora Lynge), Rosy Bonfiglio (la signorina
Rummel).
Le scene sono di Alessandro Camera; i costumi di Andrea Viotti; le musiche di Giordano Corapi, le luci di Giovanni
Santolamazza.
Orario spettacoli:
dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45. Lunedì
riposo.
Prezzi biglietti
interi: Platea: € 27 + € 3 (diritto di prevendita) € 30, Posto Palco: € 20+ € 2
(diritto di prevendita) € 22, Galleria: € 13,00 + € 2 (diritto di prevendita) €
15
Giovedì 7 Novembre,
ore 18.00
Gabriele Lavia e gli
attori della compagnia incontrano il pubblico. Ingresso
libero
La
tournée dello
spettacolo:
5 | 15 novembre 2013_ Teatro della Pergola,
Firenze20
novembre I 22 dicembre 2013_ Teatro Argentina, Roma
13 | 16 febbraio 2014_ Teatro Bonci,
Cesena
18
febbraio | 2 marzo 2014_ Teatro Carignano, Torino
4 | 9 marzo 2014_ Teatro della Corte,
Genova
12
| 16 marzo 2014_ Teatro Storchi, Modena18 | 23 marzo 2014_ Teatro Verdi,
Padova
25 marzo | 6 aprile
2014_ Teatro Strehler, Milano