Firenze – Dall’8 marzo 2014 a Palazzo Strozzi la grande mostra su Pontormo e Rosso Fiorentino

Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo; Firenze 1494-Fontainebleau 1540),
Sposalizio della Vergine (Pala Ginori), 1523. Firenze, Basilica di San
Lorenzo

Dall’ 8 marzo al 20 luglio Palazzo Strozzi a Firenze celebra, con una grande mostra,

i due massimi protagonisti della “maniera moderna”, che hanno reso sfolgorante la prima metà del ’500

Pontormo e Rosso. Divergenti vie della “maniera”

(Firenze, Palazzo Strozzi 8 marzo-20 luglio 2014)

Un evento irripetibile, unico, che vede riuniti per la prima volta i capolavori assoluti dei due artisti, provenienti

dall’Italia e dall’estero, molti dei quali restaurati per l’occasione.

Dall’8 marzo al 20 luglio 2014 Palazzo Strozzi ospiterà la grande mostra Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie

della “maniera”, un’esposizione dedicata all’opera del Pontormo e del Rosso Fiorentino, i pittori più anticonformisti e

spregiudicati fra i protagonisti del nuovo modo di intendere l’arte in quella stagione del Cinquecento italiano che Giorgio

Vasari chiama “maniera moderna”. Una rassegna che rappresenta anche un viaggio attraverso le vite parallele di questi

artisti “gemelli diversi” che alla fine del loro percorso arriveranno a un riavvicinamento.

Pontormo e Rosso, che hanno reso straordinaria con il loro tratto artistico la prima meta del ‘500, nascono da una costola

di Andrea del Sarto e con lui si formano pur mantenendo entrambi una forte indipendenza e una grande libertà

espressiva: uno, Pontormo, fu pittore sempre preferito dai Medici e aperto alla varietà linguistica e al rinnovamento degli

schemi compositivi della tradizione, l’altro, il Rosso, fu invece legatissimo alla tradizione pur con aneliti di

spregiudicatezza e di originalità. Rosso fu anche molto influenzato dalla letteratura cabalistica e dall’esoterismo. Uno più

naturalista, vicino a Leonardo, l’altro influenzato da suggestioni michelangiolesche.

Firenze è sicuramente luogo privilegiato per una simile esposizione, giacché molte delle principali opere di pittura, che la

critica novecentesca ha indicato come i capolavori del “manierismo” sono conservate in città e in Toscana; tuttavia, un

percorso come quello proposto nella mostra di Palazzo Strozzi è stato reso possibile grazie alla collaborazione di

importanti istituzioni italiane come la Galleria Palatina, gli Uffizi e il Museo di Capodimonte, ma anche straniere come

la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Louvre e il Kunsthistorisches Museum di Vienna,

senza le quali sarebbe stato impossibile offrire un panorama così completo del lavoro dei due artisti. La rassegna, che

comprende più di 80 opere, potrà offrire al visitatore la possibilità di ammirare circa 50 dipinti (tavole, tele ed affreschi

staccati) dei due artisti, un insieme che rappresenta il 70% della loro produzione. Inoltre disegni, arazzi e incisioni,

affiancati da tavole dei loro maestri: Andrea del Sarto e Fra’ Bartolomeo.

La mostra aspira a offrire una lettura capace di illustrare criticamente la complessità culturale e la varietà espressiva di

una stagione racchiusa nell’etichetta rigida di “manierismo”, all’interno della quale il Rosso e il Pontormo vengono

considerati come voci gemelle. Già Vasari, invece, all’interno della “maniera moderna” ne indicava le differenti

disposizioni ideologiche e linguistiche: la mostra già a partire dal titolo manifesta dunque la convinzione che ciascuno

dei due artisti rappresentasse invece una autonoma voce artistica all’interno delle complesse dinamiche politiche e

culturali della città.

La mostra.

Curata da Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi e da Carlo Falciani, docente di storia dell’arte,

l’esposizione propone ai visitatori le nuove ricerche filologiche, storiche e iconologiche condotte sull’opera dei due

artisti dal 1956, data in cui Palazzo Strozzi ha ospitato la Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino:

l’ultima importante rassegna monografica dedicata al protagonista di un movimento che aveva da poco avuto una piena

rivalutazione critica, con la volontà di offrire una nuova consapevolezza delle ragioni espressive che guidarono i due

protagonisti della pittura italiana del Cinquecento.

La mostra sarà divisa in 9 sezioni che permetteranno di ragionare su differenti aspetti dell’opera dei due grandi artisti e

nel contempo seguirne in sequenza cronologica le vicende, dalla formazione all’eredità lasciata. Lo svolgimento è stato

infatti pensato come due percorsi monografici affrontati, dove opere di Pontormo e Rosso vengono messe in sequenza

cronologica, in modo da consentire la migliore lettura delle profonde differenze espressive fra i due pittori. Oltre alla

cronologia è poi possibile ragionare di alcune tematiche quali il disegno, la ritrattistica, l’adesione al sentire religioso

ortodosso ed eterodosso che traspare in molte opere dei due artefici.

Il percorso prende dunque l’avvio da tre grandi affreschi della Santissima Annunziata, già staccati in passato e restaurati

per l’occasione: Il Viaggio dei magi di Andrea del Sarto, la Visitazione del Pontormo, l’Assunzione del Rosso; agli

affreschi viene affiancata la Pala Cambi dipinta da Fra’ Bartolomeo. Da questo insieme, che simboleggia le comuni ma

articolate esperienze formative dei due pittori, si dipana il confronto fra i due protagonisti, che fa emergere i punti di

distanza, evidenti fin dagli anni giovanili: l’inclinazione naturalistica e leonardesca di Pontormo, del tutto assente nell’opera

del Rosso, più aderente invece alle sollecitazioni del cartone di Michelangelo per la Battaglia di Cascina.

Nelle prime sezioni della mostra il punto fermo della pittura armonica e “senza errori” (Vasari) di Andrea del Sarto serve

a evidenziare il progressivo allontanamento del Pontormo dal Rosso fino alla netta scelta di campo avvenuta nel 1517,

anno cruciale rappresentato dall’accostamento fra la Madonna delle arpie di Andrea del Sarto, la Pala di Santa Maria

Nuova del Rosso, entrambe agli Uffizi, e la Madonna in trono e santi del Pontormo della chiesa di San Michele

Visdomini, per la prima volta visibile in una cromia più attendibile a seguito di un sensibile restauro.

Due sale sono dedicate alla ritrattistica del Pontormo e del Rosso, una decina di opere rappresentano le differenti scelte

dei due artisti in questo campo, dalla gioventù fino alla piena maturità. I ritratti, provenienti dal Louvre, dalla National

Gallery di Londra, dalla Galleria di Capodimonte, dalla Fondazione Cini di Venezia, dalla National Gallery di

Washington rappresentano l’80% delle effigi dipinte dai due artisti.

Una sezione dedicata ai disegni permetterà di conoscere, attraverso fogli esemplari disposti in sequenza cronologica, il

differente approccio sia tecnico che espressivo dei due fino al percorso di elaborazione grafica preparatorio alla pittura.

È poi possibile seguire le peregrinazioni del Rosso Fiorentino fra Volterra e Firenze, ma anche a Roma (dove venne

coinvolto nelle vicende del Sacco del 1527) e a Sansepolcro prima della sua fuga in Francia, attraverso le opere chiave

dipinte in questi tre differenti luoghi: la Madonna della Cintola di Volognano, lo Sposalizio della Vergine della Basilica

di San Lorenzo a Firenze, restaurato per l’occasione, la Morte di Cleopatra dell’Herzog Anton Ulrich-Museum di

Braunschweig, il Compianto sul Cristo morto di Sansepolcro. Contemporaneamente si vede l’adesione del Pontormo allo

stile di Dürer, nella Cena in Emmaus degli Uffizi, dipinta per il refettorio della Certosa. La varietà di spunti figurativi e

tematici affrontati dal Pontormo si dipanano lungo un percorso che vede riunite opere celeberrime dell’artista, quali la

Visitazione della chiesa di San Michele a Carmignano, restaurata per la mostra, in sequenza, fra le altre, con la Madonna

col Bambino della collezione Capponi, dal paliotto della Cappella Capponi a Santa Felicita, e il San Gerolamo del

Niedersachsisches Landesmuseum di Hannover, ma anche due tavole inedite attribuite all’artista.

La sezione conclusiva infine è dedicata al tempo in cui il Rosso era divenuto pittore preferito da Francesco I a

Fontainebleau, mentre il Pontormo a Firenze era artista caro a Cosimo I de’ Medici. Seguendo le istanze politiche e

culturali delle corti nelle quali si trovarono a lavorare, seppur lontani, i due artisti sembrano dunque idealmente

riavvicinarsi attraverso la comune adesione a una lingua figurativa sovranazionale, che aveva recepito lo stile della

maturità di Michelangelo. Nella sala saranno accostati due arazzi su disegno del Pontormo per Palazzo Vecchio, un

arazzo tratto dalla decorazione della Galleria di Fontainebleau e Venere e Bacco dipinto dal Rosso per la testata est della

medesima Galleria, oggi al Musée du Grand Duché del Lussemburgo, Venere e Amore del Pontormo della Galleria

dell’Accademia di Firenze e la Pietà di Ecouen del Rosso Fiorentino, eccezionalmente prestato dal Museo del Louvre.

L’allestimento della mostra è realizzato all’architetto fiorentino Luigi Cupellini con un approccio che dialoga

armoniosamente con l’architettura di Palazzo Strozzi, espressione del Rinascimento più esemplare.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali,

Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, con Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera

di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana. Con il contributo di Ente Cassa di

Risparmio di Firenze.

Dal 14 marzo al 20 luglio 2014 il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina ospiterà la mostra QUESTIONI DI

FAMIGLIA. Vivere e rappresentare la famiglia di oggi che attraverso le opere di dieci artisti contemporanei, creerà momenti

di riflessione sull’attuale valore sociale e culturale della famiglia, sulla persistenza di immagini e principi tradizionali che si

contrappongono e sovrappongono alla decostruzione di questi valori nel mondo di oggi.

SCHEDA TECNICA

Mostra posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana

Titolo Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della “maniera”

Sede Palazzo Strozzi

Periodo 8 marzo-20 luglio 2014

Mostra curata da Antonio Natali Direttore della Galleria degli Uffizi e da Carlo Falciani, docente di storia

dell’arte

Con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze

con Comune di Firenze

Provincia di Firenze

Camera di Commercio di Firenze

Associazione Partners Palazzo Strozzi

e Regione Toscana

Con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Orari Tutti i giorni 9.00-20.00 – Giovedì 9.00-23.00 Accesso in mostra consentito fino a un’ora

prima dell’orario di chiusura

Informazioni in mostra T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org

Biglietti intero € 10,00; ridotto € 8,50; € 8,00, € 4,00 (Scuole)

Congiunto mostre Piano Nobile e CCC Strozzina € 7,50; gruppi e università € 5,00

Biglietto Famiglia € 20,00; Biglietto Palazzo € 20,00

_____________INTERVISTA AI CURATORI

1) Perché questa mostra su Pontormo e Rosso è un evento irripetibile e unico?

La mostra è difficilmente ripetibile perché – come fu per il Bronzino – molte opere esibite vengono dai musei fiorentini

(Galleria degli Uffizi in primis, ma ragguardevole è anche il contributo della Galleria Palatina). È dunque quasi

impossibile che in una città che non sia Firenze si possa trasferire un numero così alto di dipinti; così com’è difficile

ipotizzare che nella stessa Firenze si possa fare un’altra mostra identica nel giro di qualche decennio. Non a caso chi

entrerà agli Uffizi durante l’esposizione di Palazzo Strozzi potrà contare su uno sconto del 50% presentando il biglietto

della Galleria: dagli Uffizi a Palazzo Strozzi ci sono, sì e no, duecento metri e il visitatore del museo fiorentino potrà

vedere, a metà del costo del biglietto della mostra a Strozzi, non solo le opere che ha perso agli Uffizi, ma tutto un

contorno magnifico di creazioni provenienti da tutto il mondo. Oltretutto saranno visibili in mostra alcune pale d’altare

fra le più significative dei due artisti, restaurate per l’occasione, che una volta tornate nelle loro sedi difficilmente

potranno, nei prossimi anni, essere di nuovo accostate fra loro.

Come artisti, che importanza hanno avuto nel loro tempo?

Crediamo che i nomi del Pontormo e del Rosso siano già così celebri, proprio per la loro indole spregiudicata e

anticonformista, che risulta evidente l’importanza della loro vicenda d’artisti. Le voci d’entrambi – pur nella diversità

sostanziale dell’ideologia e dell’espressione – sono fra le più originali dell’intera storia dell’arte occidentale. A

prescindere dal séguito ch’essi ebbero – più folto in patria quello del Pontormo, più internazionale quello del Rosso –, si

può dire che restano nella pittura del Cinquecento come due capisaldi assoluti

2) Nel titolo della mostra invece che di “manierismo” si parla di “maniera moderna”. Quanto è cambiata la

visione dei due artisti e del manierismo da allora ad oggi?

Si parla di “maniera moderna” perché così si è più rispettosi nei riguardi della letteratura critica loro contemporanea. È

Vasari che parla di “maniera”, cui aggiunge “moderna” perché è l’arte dei tempi suoi. Nel corso del tempo, attingendo

appunto al vocabolario vasariano, s’è preso a dire ‘manierismo’. Troppo complicato sarebbe qui ragionare di questa

desunzione linguistica. Semmai è interessante dire che se n’è fatta una categoria e addirittura una griglia (troppo rigida)

entro cui sono state catalogate espressioni formali e condotte di vita eccentriche e financo bizzarre, stravolgendo il

significato stesso di “maniera”. Usando la definizione di “maniera” al posto di quella di “manierismo” si cerca in

definitiva di suggerire al visitatore una lettura dell’espressione del Pontormo e del Rosso più rispettosa delle loro voci e

dei loro pensieri, svincolandoli da categorie più vicine al nostro sentire contemporaneo, e restituendo loro l’autonomia

che li ha portati a essere i campioni di un’epoca.

3) Quali innovazioni hanno introdotto con la loro pittura?

Entrambi svilupparono nuove vie espressive rispetto agli artisti dei loro anni. La brusca sterzata rispetto al classicismo

d’inizio Cinquecento, di stampo raffaellesco, ma anche rispetto alla pittura ritenuta da Vasari “senza errori” di Andrea

del Sarto, avviene intorno al 1514 e quella nuova “maniera” venne portata avanti da entrambi i pittori in modo autonomo

e differente. Il Pontormo guardò di continuo allo stile tedesco, ispirandosi alle stampe di Dürer, ma accordando

quell’attenzione al difforme di natura alla tradizione eccentrica di Piero di Cosimo e all’insegnamento ricevuto da

Leonardo in gioventù. Il risultato furono disegni fra i più naturali e straordinari del Cinquecento italiano e pitture dalla

sensibile ed epidermica attenzione al dato di natura, ma anche ricche di una cromia esaltata e potente che costituisce un

unicum nella pittura italiana del Cinquecento. Il Rosso, invece, pittore caro a una ristretta schiera di famiglie

aristocratiche fedeli agli insegnamenti di Gerolamo Savonarola, non lavorò mai per i Medici, e seguendo le indicazioni

date da Michelangelo, nel cartone preparatorio della Battaglia di Cascina, guardò alla tradizione figurativa fiorentina del

Quattrocento, risalendo allo stile di Masaccio e di Donatello. Da tali premesse scaturì una pittura poderosa che raggiunse

il massimo arcaismo nella Deposizione di Volterra. Il Rosso tuttavia fu sempre pronto ad accogliere stimoli nuovi, e

quando lasciò Firenze per Roma, dove incontrò le statue classiche, impostò un nuovo stile elegante e perfino prezioso

che influenzerà tutta la pittura francese. Dopo aver lasciato l’Italia e raggiunta Parigi e Fontainebleau, egli divenne infatti

il principale artista della corte francese, responsabile dei cicli decorativi voluti da Francesco I al castello di

Fontainebleau. Il Pontormo finì invece la propria vita a Firenze dipingendo una delle opere più controverse del

Cinquecento, gli affreschi del coro di San Lorenzo, ispirati allo stile di Michelangelo ma del tutto autonomi ed eccentrici

nell’adesione a quel linguaggio che sarebbe diventato canonico delle accademie fiorentine.

4) Quali sono i temi principali della loro opera?

I principali temi delle opere del Pontormo sono religiosi, a parte le tavolette di storia antica per i carri del carnevale

mediceo del 1513 e gli affreschi della villa Medicea di Poggio a Caiano, dove dipinse la lirica lunetta con Vertumno e

Pomona. I soggetti religiosi sono quelli della tradizione, ma vengono reinterpretati attraverso forme autonome e una

soggettività che lo porterà a dipingere in modo del tutto eccentrico soggetti usuali come la Visitazione. Il Rosso seguendo

invece l’insegnamento di Savonarola dipinse come tema ricorrente il Cristo morto in opere capaci di esprimere una

religiosità potente ed austera. Tuttavia, a differenza del Pontormo, seppe anche adeguarsi ai desideri e alla cultura di una

corte come quella francese per la quale dipinse anche soggetti profani o derivati dai miti antichi, con una forma pittorica

ricca di decorazioni e innovativa nell’adesione a figure retoriche classiche.

5) Quali sono le novità scientifiche emerse grazie alla mostra?

Oltre a una rinnovata possibilità di letture delle opere, in gran parte restaurate per l’occasione, in mostra vengono

presentate due opere nuove: una del Pontormo conosciuta attraverso una vecchia fotografia, e una del Rosso – un ritratto

– del tutto inedito. Tuttavia, la novità principale della mostra sarà quella di poter sperimentare dal vivo e per la prima

volta in modo chiaro le differenze del linguaggio figurativo dei due pittori e i contenuti delle loro opere, che sono state a

lungo oggetto dei nostri studi.

6) In cosa sono differenti e uguali Pontormo e Rosso, in che cosa sono “gemelli diversi”?

Sono uguali nella volontà d’innovazione, nella spregiudicatezza intellettuale, nell’anticonformismo e nella capacità di

rispondere a tempi turbati e complessi con una lingua figurativa d’altissimo tenore poetico. Sono diversissimi nella

specificità di quella lingua, a partire dai maestri di riferimento, eccettuato Andrea del Sarto che fu loro comune mentore.

Sono diversi nel riferimento a committenze culturalmente lontane e politicamente, anzi, opposte: il Pontormo artista

preferito dai Medici, il Rosso mai coinvolto in opere di committenza medicea e invece artista preferito dagli aristocratici

fedeli ai valori repubblicani e legati all’eredità religiosa di Savonarola. Sempre fiorentino il Pontormo, che mai si mosse

dalla sua città natale eccetto che per una breve trasferta a Roma in gioventù (peraltro verisimilmente insieme al Sarto e al

Rosso). Viaggiatore, per converso, il Rosso; che lavorò, oltre Firenze, anche a Piombino, Napoli, Volterra, Roma,

Sansepolcro, Città di Castello, Arezzo e infine Parigi e Fontainebleau. Attento alla natura e alla sensibilità mutevole del

colore il Pontormo, astratto e dedito a una “terribilità” “stravagante” (come scrive Vasari) il Rosso, che frequentò anche

discipline esoteriche come la magia e la Cabala.

___________VADEMECUM PER LA MOSTRA

I.1 Gli esordi

Negli affreschi del Pontormo e del Rosso nel Chiostrino dei voti della Santissima Annunziata prende corpo un

linguaggio che si pone in forte dialettica con l’espressione armonica e ordinata cara al classicismo fiorentino d’inizio

secolo, che aveva visto in Raffaello il massimo esponente. La nuova via imboccata da quei giovani artisti formatisi sulle

ceneri dell’età laurenziana e sulle istanze savonaroliane, si manifesta in mostra con tre affreschi di Andrea del Sarto, del

Pontormo e del Rosso Fiorentino e vale come premonizione di un percorso che traverserà tutta la prima metà del

Cinquecento.

I.2 Con Andrea del Sarto

In dialettica con le opere di Andrea del Sarto, pittore “senza errori”, si dipartono due strade destinate a divergere

completamente di lì a pochi anni, e a divenire lingua preferita delle opposte fazioni fiorentine che si contenderanno il

dominio culturale e politico della città: i Medici e gli aristocratici antimedicei. Sempre usando come centro di quella

dialettica l’Annunciazione di Andrea del Sarto (per la quale il Pontormo e il Rosso dipinsero la perduta predella) s’indaga

l’articolarsi delle prime divergenze formali e di contenuto fra i due artisti.

II La scelta di campo

Intorno al 1517 si delinea una definitiva scelta di campo, sia nell’espressione formale che nei contenuti religiosi e

filosofici, ben visibile nelle opere del Pontormo e del Rosso. La Madonna delle arpie di Andrea del Sarto, come cardine

di questa divergenza, è posta a confronto con la Pala dello spedalingo del Rosso e con la Pala Pucci del Pontormo.

Queste opposte vie porteranno il Pontormo a divenire voce preferita dei Medici e a lavorare di lì a poco alla decorazione

della Villa medicea di Poggio a Caiano; il Rosso invece diventerà, con le sue scelte arcaizzanti, il pittore preferito di

quegli aristocratici fiorentini che si opporranno ai Medici sia politicamente che culturalmente, preferendo un ritorno alla

tradizione.

III Il Pontormo nella Firenze medicea e le prime peregrinazioni del Rosso

Il cantiere di Poggio a Caiano si fa emblema delle scelte aggiornate care a Ottaviano dei Medici e all’intera famiglia. Il

Pontormo diventa protagonista di una nuova lingua figurativa aggiornata e varia, mentre il Rosso è costretto a lasciare

Firenze per Piombino, Napoli e Volterra.

IV. Ritratti

IV.1. Ritratti del Pontormo

Fra i ritrattisti preferiti dai Medici, fino all’avvento del Bronzino, il Pontormo ritrasse molti membri della famiglia, ma

anche i nobili fiorentini che preferirono il suo approccio innovativo ed eccentrico alla tradizione ritrattistica di Raffaello

e di Andrea del Sarto di inizio secolo. Attraverso le effigi dipinte dal Pontormo si segue lo svolgimento del ritratto, come

genere, ma anche le vicende politiche fiorentine fino alla metà del Cinquecento.

IV.2 Ritratti del Rosso Fiorentino

A oggi nessuno degli effigiati dal Rosso Fiorentino è stato identificato con sicurezza. Questa anomalia testimonia come

egli fosse voce di una fazione politica e religiosa sconfitta dall’avvento dei Medici dopo il 1530, e destinata a un

completo ostracismo. D’altra parte anche il Rosso preferì l’esilio in Francia piuttosto che tornare in una città dove le

istanze religiose e formali che lo avevano guidato erano state completamente cancellate. Le sue scelte formali sono

dunque distanti da quelle del Pontormo anche nel genere del ritratto, dove la spavalda sprezzatura degli uomini effigiati

dal Rosso è lontana dall’introspezione cara al Pontormo.

V. Disegni

V.1 Disegni del Pontormo

Attraverso dodici fogli si ripercorrono la formazione e le opere non presenti in mostra (perché non trasportabili o

perdute) di uno dei massimi disegnatori del Cinquecento.

V.2 Disegni del Rosso

Disegnatore eccentrico e sperimentale, il Rosso ci ha lasciato pochi fogli a testimoniare il suo studio della tradizione

fiorentina, ma anche la sua capacità di usare le stampe come mezzo di diffusione attraverso l’Europa della sua lingua

figurativa eccentrica. Attraverso undici fogli si percorre l’evoluzione del suo stile dalla Firenze d’inizio secolo alle opere

per la corte di Francia.

VI. Verso i tedeschi o verso la tradizione fiorentina

VI.1 Il Pontormo alla Certosa del Galluzzo

Fin dalle tavole dipinte dal Pontormo per la Camera Borgherini nel 1515, a stretto ridosso del discepolato con Andrea

del Sarto, il Pontormo introdusse nella lingua pittorica fiorentina parole figurative provenienti soprattutto d’Oltralpe,

conosciute attraverso la diffusione delle stampe tedesche. Quelle forme eccentriche e stravaganti rispetto alla tradizione

nostrana presero il sopravvento nei dipinti del Pontormo per la Certosa del Galluzzo, che vennero aspramente criticati da

Vasari.

VI.2 Il Rosso e la Firenze aristocratica

Negli anni venti del Cinquecento il Rosso, che non lavorò mai per i Medici, dipinse alcune pale d’altare per le famiglie

aristocratiche di Firenze che guardavano invece alla tradizione culturale (linguistica e figurativa) della città come

affermazione della loro antica appartenenza alla repubblica fiorentina. I due artisti portano dunque avanti vie

sperimentali ma figurativamente quasi alternative fra loro, capaci tuttavia più di altre di animare e influenzare il dibattito

artistico fiorentino negli anni della piena diffusione delle idee protestanti, a testimonianza, oltre le forme, anche della

libertà d’approccio ai pensieri sacri possibile in città. Il Tabernacolo di Boldrone, la Cena in Emmaus del Pontormo sono

messe a confronto con lo Sposalizio della Vergine del Rosso Fiorentino e costituiscono il fulcro di questa sezione.

VII. Il Pontormo alla cappella Capponi e il Rosso a Roma

Della Cappella Capponi, organismo unitario composto di affreschi, pala d’altare e tondi nelle vele della volta – che si è

scelto di non alterare –, sono visibili in mostra la Madonna col Bambino dipinta dal Pontormo al centro del paliotto

d’altare e la vetrata eseguita da Guillaume de Marcillat per la finestra della cappella, entrambi rimossi in passato e

conservati a Palazzo Capponi.

Verso il 1525 il Rosso cercò di trovare spazio nei grandi cantieri romani aperti da Clemente VII, ma le sue scelte formali

non trovarono risposta neppure nella città governata da un papa Medici. Quel soggiorno rimase tuttavia fondamentale per

il Rosso, che di fronte alle novità romane e alla scultura classica iniziò un mutamento dello stile che lo porterà a creare

una nuova lingua forbita e splendente capace di conquistare di lì a pochi anni la corte di Francesco I di Francia.

Rimangono pochissime opere su tavola a testimonianza di questi anni turbati che videro il Rosso coinvolto nel sacco di

Roma del 1527: in mostra sono esposti il Ritratto di giovane del Museo di Capodimonte, la Cleopatra del Herzog Anton

Ulrich-Museum di Braunschweig.

VIII. Il Rosso e il Pontormo fra il Sacco di Roma e l’assedio di Firenze

Fra il 1527 e il 1530 Firenze e l’Italia sono attraversate da rivolgimenti e guerre che porteranno a mutamenti irreversibili

anche nel campo delle arti. Il Pontormo, nella Firenze tornata repubblicana, e il Rosso, durante le peregrinazioni fra

Arezzo, Sansepolcro e Città di Castello, rispondono in modo del tutto differente ai tempi turbati. In questa sezione sono

messe a confronto opere quali la Deposizione del Rosso per Sansepolcro e la Visitazione del Pontormo per Carmignano,

due dipinti emblematici della distanza che ormai separa i due artisti.

IX Le corti: il Rosso a Fontainebleau e il Pontormo nella Firenze medicea

Dopo il 1530 i Medici tornarono a governare Firenze, prima con Alessandro e poi, dal 1537, con Cosimo I. Il Pontormo

continuerà a essere artista di riferimento della famiglia, per la quale decorò le ville di Castello e di Careggi, ma anche il

coro di San Lorenzo, mentre il Rosso non tornerà più a Firenze, rifugiandosi, assieme ad altri fuoriusciti ideologicamente

di lui consentanei, alla corte di Francesco I di Francia. Dopo il 1530 entrambi gli artisti partecipano della nuova lingua

figurativa vigente nelle corti, il primo abbracciando, seppur in modo critico, lo stile michelangiolesco, il secondo

cercando invece una lingua figurativa sempre più complessa ed elegante.

A conclusione della sezione, gli arazzi disegnati dal Pontormo per Cosimo I e quelli eseguiti sugli affreschi del Rosso di

Fontainebleau illustrano l’affacciarsi dei due artisti alla stagione dell’Europa delle corti.

____________PONTORMO E ROSSO FIORENTINO*: CRONOLOGIA

8 marzo 1494

Giovan Battista di Jacopo, poi detto il Rosso, nasce a Firenze nella parrocchia di San Michele Visdomini.

24 maggio 1494

Jacopo Carucci, nasce a Pontorme presso Empoli.

26 ottobre 1494

Piero de’ Medici tratta col re di Francia Carlo VIII, sceso in Italia per rivendicare il diritto di successione sul regno di

Napoli, e gli accorda di occupare alcune importanti fortezze.

8 novembre 1494

A causa delle concessioni fatte al sovrano francese, i fiorentini insorgono contro Piero de’ Medici, che il giorno

successivo fugge da Firenze.

17 novembre 1494

Carlo VIII entra a Firenze e si insedia in Palazzo Medici.

20 novembre 1494

Piero, Giovanni e Giuliano de’ Medici, figli di Lorenzo il Magnifico, sono condannati al confino.

28 novembre 1494

Anche per l’intervento di fra’ Girolamo Savonarola e per la risolutezza di Pier Capponi che minaccia il suono delle

campane cittadine, Carlo VIII abbandona la città senza saccheggiarla, proseguendo verso sud.

23 dicembre 1494

Nuovo ordinamento politico – sostenuto da Savonarola – fondato sul Consiglio Grande (o Maggiore).

18 giugno 1497

Nelle chiese fiorentine viene letto il provvedimento di scomunica di Savonarola, promulgato da papa Alessandro VI

Borgia il 12 maggio.

23 maggio 1498

Fra’ Girolamo Savonarola, fra’ Domenico Buonvicini e fra’ Silvestro Maruffi vengono impiccati in piazza della

Signoria, i loro corpi bruciati e le ceneri disperse in Arno.

10 settembre 1502

Pier Soderini viene eletto gonfaloniere a vita.

1511

Andrea del Sarto, il Pontormo e il Rosso, vanno a Roma probabilmente quest’anno o nei mesi immediatamente

precedenti.

1511

Il Rosso collabora con Andrea del Sarto al Viaggio dei magi affrescato nel Chiostrino dei Voti alla Santissima

Annunziata.

29 agosto 1512

Sacco di Prato da parte delle truppe spagnole. Uccisioni, violenze e saccheggi durano 22 giorni.

31 agosto 1512

Pier Soderini deve fuggire da Firenze.

1° settembre 1512

Giuliano de’ Medici rientra a Firenze.

14 settembre 1512

Il cardinale Giovanni de’ Medici, legato pontificio, rientra a Firenze.

16 settembre 1512

Giovanni de’ Medici occupa il Palazzo della Signoria. Vengono aboliti il Consiglio Grande e quello degli Ottanta e

istituiti il Consiglio dei Settanta e quello del Cento, controllati dai Medici.

1512

Il Pontormo e il Rosso lavorano nella bottega di Andrea del Sarto.

6-8 febbraio 1513

Sfilano i carri carnevaleschi delle compagnie del Broncone (di Lorenzo de’ Medici) e del Diamante (di Giuliano) per la

cui realizzazione il Pontormo riceve le prime commissioni indipendenti.

23 febbraio 1513

Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi vengono giustiziati per aver ordito una congiura antimedicea. Tra i sospettati

Niccolò Machiavelli, confinato a Sant’Andrea in Percussina in Val di Pesa.

11 marzo 1513

Giovanni de’ Medici viene eletto papa e assume il nome di Leone X. A Firenze il fratello Giuliano, in seguito duca di

Nemours, rappresenta la famiglia, poi è chiamato a Roma.

13 agosto 1513

Lorenzo de’ Medici, figlio di Piero de’ Medici, controlla il governo fiorentino.

14 agosto 1513

Giulio de Medici, nominato arcivescovo di Firenze dal cugino Leone X, fa il suo ingresso in città.

5 settembre 1513

Il Rosso viene pagato per aver collaborato con Andrea di Cosimo Feltrini ad affrescare uno stemma di Leone X alla

Santissima Annunziata.

29 settembre 1513

Giulio è creato cardinale.

novembre 1513-giugno 1514

Pagamenti al Pontormo per l’esecuzione della Fede e della Carità, intorno allo stemma di Leone X sulla facciata della

Santissima Annunziata.

20 novembre 1513-18 giugno 1514

Il Rosso affresca l’Assunzione nel Chiostrino dei Voti della Santissima Annunziata.

dicembre 1514-giugno 1516

Pagamenti al Pontormo, da parte del frate servita Jacopo de’ Rossi, per la Visitazione nel Chiostrino dei Voti della

Santissima Annunziata.

dal 30 ottobre 1515

Il Pontormo e il Rosso collaborano agli apparati effimeri realizzati in occasione dell’arrivo di papa Leone X. Pontormo

lavora alla decorazione della Cappella del papa nel convento di Santa Maria Novella.

30 novembre 1515

Solenne ingresso di Leone X a Firenze.

17 marzo 1516

Muore Giuliano de’ Medici.

18 agosto 1516

Lorenzo de’ Medici assume il titolo di duca d’Urbino.

febbraio 1517

Il Rosso si immatricola nell’Arte dei Medici e Speziali, che accoglie anche i pittori.

31 ottobre 1517

Martin Lutero affigge le 95 tesi contro le indulgenze papali sulla porta della chiesa di Wittenberg.

30 gennaio 1518

Leonardo Buonafede commissiona al Rosso la Pala dello spedalingo.

1518

Il Pontormo data la pala destinata alla cappella di Francesco di Giovanni Pucci in San Michele Visdomini.

dicembre 1518

Il Rosso è a Firenze e abita in via dei Servi.

1519

Il Rosso è a Piombino alla corte di Jacopo V Appiani.

13 aprile 1519

Nasce Caterina de’ Medici, figlia di Lorenzo duca d’Urbino e di Madeleine de la Tour d’Auvergne, futura regina di

Francia. Viene battezzata da Leonardo Buonafede.

1518-1519

Andrea del Sarto è in Francia presso la corte di Francesco I.

4 maggio 1519

Muore Lorenzo de’ Medici; il cardinale Giulio, figlio illegittimo di Giuliano di Piero de’ Medici, rappresenta gli interessi

dei Medici a Firenze.

28 giugno 1519

Carlo d’Asburgo viene eletto imperatore del Sacro Romano Impero.

1519-1521

Pontormo affresca la lunetta raffigurante Vertumno e Pomona nel salone della villa di Poggio a Caiano; Ottaviano de’

Medici sovrintende alla decorazione per conto di papa Leone X.

1520 circa

Il Rosso è a Napoli per un soggiorno verisimilmente non breve.

marzo 1520

Su incarico di Leone X Michelangelo avvia i lavori per la costruzione della Sagrestia Nuova, destinata ad accogliere le

tombe di Giuliano duca di Nemours e Lorenzo duca d’Urbino.

3 gennaio 1521

Leone X scomunica Lutero.

8 aprile 1521

Il Rosso è a Volterra. Nel 1521 firma e data la Pala di Villamagna e realizza la Deposizione per la Confraternita della

Croce di Giorno.

1° dicembre 1521

Muore Leone X.

9 gennaio 1522

Viene eletto papa Adriano VI di Utrecht.

1522

Il Rosso firma e data la Pala Dei per la chiesa fiorentina di Santo Spirito.

1523

Epidemia pestilenziale a Firenze, il Pontormo si ritira a lavorare alla Certosa.

1523

Il Rosso firma e data lo Sposalizio della Vergine per la cappella di Carlo Ginori in San Lorenzo.

14 settembre 1523

Muore Adriano VI.

19 novembre 1523

Giulio de’ Medici viene eletto papa e assume il nome di Clemente VII.

fine 1523-inizi 1524

Il Rosso si trasferisce a Roma; lo accompagnano «Batistino et il Bertuccione», la scimmia che il pittore teneva nello

studio.

26 aprile 1524

Il Rosso è ancora a Roma, dove sottoscrive il contratto per la decorazione della cappella Cesi in Santa Maria della Pace.

maggio 1524

Il cardinale Silvio Passerini di Cortona regge il governo di Firenze per conto di Ippolito (figlio di Giuliano, duca di

Nemours) e di Alessandro de’ Medici (figlio del cardinale Giulio, attuale papa), minorenni.

1524

Michelangelo inizia la costruzione della Biblioteca Laurenziana, su incarico di papa Clemente VII.

24 febbraio 1525

Nel corso della Battaglia di Pavia Francesco I è sconfitto da Carlo V e preso prigioniero.

1525

Il Pontormo data la Cena in Emmaus destinata alla Certosa e riceve un pagamento per l’opera.

1525

Lodovico Capponi acquista la cappella già dei Barbadori in Santa Felicita. Il Pontormo vi lavora fino al 1528.

22 maggio 1526

Francesco I re di Francia, papa Clemente VII, le repubbliche di Venezia e Firenze e il ducato di Milano si uniscono nella

Lega di Cognac contro Carlo V.

6 ottobre 1526

Il Rosso scrive a Michelangelo una lettera di scuse per discolparsi di una calunnia che gli attribuisce un giudizio negativo

sugli affreschi della Cappella Sistina.

25 novembre 1526

Giovanni de’ Medici, detto Giovanni dalle Bande nere, è ferito da un colpo di falconetto (un pezzo di artiglieria leggera)

mentre cerca di impedire l’avanzata dei Lanzichenecchi di Carlo V. Muore a Mantova quattro giorni dopo.

9 febbraio 1527

Il gonfaloniere fiorentino, nel rinascente spirito savonaroliano, proclama Cristo re di Firenze.

dal 6 maggio 1527

Sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V. Il Rosso è «fatto prigione de’ Tedeschi, e molto mal trattato».

17 maggio 1527

A seguito del Sacco di Roma i Medici abbandonano Firenze. Vengono restaurati i consigli repubblicani (Consiglio

Maggiore e Consiglio degli Ottanta) e istituito un nuovo gonfaloniere di giustizia, in carica per un anno.

1527

Fuggito da Roma, il Rosso si trasferisce a Perugia, poi a Borgo San Sepolcro, sotto la protezione del vescovo Leonardo

Tornabuoni.

23 settembre 1527

La Confraternita di Santa Croce di Borgo San Sepolcro affida al Rosso l’incarico di dipingere la tavola con Cristo

deposto di croce.

aprile 1528

Il Rosso è ad Arezzo dove incontra il giovane Vasari.

1° luglio 1528

Il Rosso firma il contratto che lo impegna a dipingere per la Compagnia del Corpus Domini di Città di Castello una

grande tavola raffigurante Cristo «resuscitato e glorioso».

1528

Il Rosso si trasferisce a Pieve Santo Stefano per ristabilirsi da una malattia, poi torna a Borgo San Sepolcro.

24 novembre 1528

Al Rosso vengono commissionati affreschi per la chiesa di Santa Maria delle Lacrime ad Arezzo, mai realizzati.

1528

La cappella Capponi di Santa Felicita, «turata» dal Pontormo nel corso dei lavori durati tre anni, viene riaperta al

pubblico.

aprile 1529

Michelangelo è eletto governatore e procuratore generale alle fortificazioni di Firenze.

19 maggio 1529

Il Pontormo acquista due lotti di terreno dallo Spedale degli Innocenti per costruirvi casa e bottega.

14 ottobre 1529

Le truppe di Carlo V assediano Firenze.

1530

Il Pontormo dipinge gli Undicimila martiri per le «donne dello Spedale degl’Innocenti».

17 febbraio 1530

Partita di calcio giocata dai fiorentini in piazza Santa Croce per spregio agli assedianti.

24 febbraio 1530

A Bologna Carlo V viene incoronato imperatore.

14 aprile 1530

A seguito di una rissa provocata da un rito magico di piromanzia nel quale un suo garzone viene scoperto assieme al

pittore ad accendere fuochi in chiesa la notte del Giovedì Santo, il Rosso abbandona Sansepolcro e si dirige verso

Venezia passando da Pesaro.

12 agosto 1530

Firma della resa di Firenze.

20 agosto 1530

L’imperatore riconsegna la città ai Medici.

novembre 1530

Il Rosso arriva a Parigi.

5 luglio 1531

Carlo V nomina primo duca di Firenze Alessandro, figlio illegittimo di papa Clemente VII.

1532-1539

Il Rosso, al servizio di Francesco I, sovrintende alla realizzazione del ciclo decorativo della Galleria di Fontainebleau.

1532

Il Rosso è nominato canonico della Sainte-Chapelle.

25 settembre 1534

Muore Clemente VII.

5 gennaio 1537

Lorenzino de’ Medici assassina il duca Alessandro.

9 gennaio 1537

Cosimo de’ Medici, figlio diciassettenne di Giovanni dalle Bande nere, viene nominato duca di Firenze: sarà Cosimo I,

granduca dal 1569.

1537

Il Rosso è nominato canonico di Notre-Dame.

14 novembre 1540

Il Rosso muore in Francia, forse a Parigi, a quarantasei anni. Secondo il Vasari, ma non esistono prove, si sarebbe

suicidato con il veleno per la vergogna di aver accusato ingiustamente di furto un amico innocente.

1545

Cosimo I commissiona al Pontormo la decorazione ad affresco del coro di San Lorenzo.

1546-1553

Il Pontormo fornisce cartoni per arazzi con Storie di Giuseppe da tessere nell’arazzeria medicea.

7 gennaio 1554

Il Pontormo comincia ad annotare i propri ricordi nel Libro mio.

1º gennaio 1557

A sessantatré anni il Pontormo muore a Firenze ed è sepolto nel Chiostrino dei Voti, sotto l’affresco della Visitazione.

*Le date seguono lo “stile comune”, che computa gli anni a Circumcisione, cioè dal 1° gennaio, e non lo “stile

fiorentino” che faceva iniziare l’anno il 25 marzo, festività dell’Annunciazione (ab Incarnatione

Iaphet Elli

Iaphet Elli, blogger, ho partecipato come editor a ExpoMilano2015.
Collaboro con diversi uffici stampa di città Italiane ,Stati Europei e Mondiali.

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