Dal 13 marzo al 5 aprile al Piccolo Teatro Grassi
Pornografia2©Luigi Laselva |
“Pornografia” di Gombrowicz,
desiderio
e sentimento nel gioco
teatrale di Ronconi
Riccardo Bini, Paolo Pierobon e altri otto
attori in una coproduzione
Piccolo Teatro-Centro Teatrale
Santacristina, in collaborazione con Spoleto
A dieci giorni di distanza
dalla fine delle repliche di Celestina, che ha animato per oltre un
mese, con grande successo di pubblico e critica, la grande sala dello Strehler,
Luca Ronconi porta a Milano Pornografiadi Witold
Gombrowicz, dopo l’anteprima a Bevagna
nell’ambito di Spoleto 2013. Lo
spettacolo, in scena al Teatro Grassi (via Rovello 2) dal 13 marzo al 5 aprile prossimi,
è coprodotto dal Piccolo e dal Centro Teatrale Santacristina in collaborazione
con Spoleto 56 – Festival dei 2 Mondi e vede in palcoscenico come protagonisti
Riccardo Bini e Paolo Pierobon, affiancati da (in ordine alfabetico) Ivan
Alovisio, Jacopo Crovella, Loris Fabiani, Lucia Marinsalta, Michele Nani,
Franca Penone, Valentina Picello, Francesco Rossini.
“Pornografia” racconta
la curiosa storia di due signori di mezza età, ospiti in una casa di campagna
durante l’occupazione nazista della Polonia. I due non si danno pace del fatto
che la figlia dei padroni di casa e un ragazzo a loro servizio, due giovani che
hanno l’età e l’aspetto per desiderarsi, siano completamente indifferenti l’uno
all’altra. “I due signori”, spiega
Ronconi, “fanno di tutto per avvicinare i ragazzi, senza riuscirvi. Totalmente
intrigati dal desiderio di avere con loro una certa promiscuità, o per lo meno
una complicità, arriveranno a concepire un’idea ancor più sciagurata: un
delitto…”.
Pubblicato nel 1960, il
testo esplora con ironia e lucidità i misteri del desiderio e del sentimento.
“Scelgo ancora una volta un romanzo e non un testo nato per il palcoscenico”,
prosegue il regista, “perché le opere di narrativa, quando cambiano
destinazione e approdano in teatro, hanno un resa diversa e forse altrettanto
interessante rispetto alle commedie. Pornografia, ad esempio, è scritto
in prima persona. Quest’io narrante, che ha lo stesso nome dell’autore del
romanzo, ci porterebbe a credere che si tratti di una storia autobiografica,
eppure sappiamo che non è così. Diciamo che non capita quasi mai, in un testo
teatrale, di avere una sovrapposizione di piani così ricca, ossia che
simultaneamente tutto si svolga in tre temporalità diverse. Ed è divertente
lavorarci”.
Gli
incontri
In occasione delle repliche milanesi dello
spettacolo, il Piccolo Teatro, in collaborazione con il Consolato Generale
di Polonia in Milano e con le Università milanesi, organizza tre incontri
di approfondimento dedicati all’autore e alla sua opera, al contesto storico e
alla messa in scena. Questo il calendario:
venerdì 14 marzo 2014, ore 17
Witold Gombrowicz, un immaturo innamorato
della propria immaturità
Una conversazione di Francesco M. Cataluccio
con Rita Gombrowicz e Allen Kuharski
martedì 18 marzo 2014, ore 17.30
Varsavia 1944. Storia della distruzione di
una città
con Paolo Colombo
in collaborazione con Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano
martedì 25 marzo 2014, ore 17.30
Incontro con la compagnia
in collaborazione con Università degli Studi
di Milano
ingresso libero fino ad
esaurimento posti
con prenotazione a comunicazione@piccoloteatromilano.it
LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO
Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1
Cordusio)
dal 13 marzo al 5 aprile 2014
Pornografia
di Witold Gombrowicz, traduzione Vera
Verdiani
regia Luca Ronconi
scene Marco Rossi, luci Pamela Cantatore
Personaggi Interpreti
Witold Riccardo Bini
Federico Paolo Pierobon
Ippolito Michele Nani
Maria Franca Penone
Enrichetta Lucia Marinsalta
Carlo Loris Fabiani
Vencislao Ivan Alovisio
Amelia Valentina Picello
Siemian Francesco Rossini
Beppe Jacopo Crovella
coproduzione Piccolo
Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Centro Teatrale Santacristina,
in collaborazione con Spoleto 56 – Festival dei 2Mondi
Foto di scena Luigi Laselva
Orari:
martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica
ore 16.00.
Lunedì
riposo.
Durata:
3 ore e 10 minuti circa compreso intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata
26 euro.
Informazioni e prenotazioni 848800304 – www.piccoloteatro.org
Ronconi:
perché mettere in scena Pornografia
Perché ha scelto di portare in scena Pornografia? Cosa l’ha avvicinata a
Gombrowicz?
Una
memoria, tuttora viva, delle mie prime letture di Gombrowicz che risalgono
oramai agli anni Sessanta: Pornografia,
ma anche le commedie Iwona principessa di
Borgogna e Il matrimonio, le
novelle di Bacacay e un altro
romanzo, Kosmos.
Cosa le piace di questo autore e perché le
interessa?
Mi
piacciono il suo spirito caustico, l’irriverenza e l’intelligenza. Dello
spirito caustico apprezzo come esso incida – è evidente soprattutto in Pornografia – nel vivo di una cultura.
Gombrowicz dà un titolo decisamente provocatorio al
romanzo. Ma è davvero pornografico?
Direi
di no: era ben più carnale, sessuale, Celestina,
se vogliamo fare un paragone con un altro spettacolo che ho messo in scena
questa stagione al Piccolo… Il problema, qui, è proprio l’opposto, ossia che
non accade nulla di “fisico” e che i due protagonisti, Witold e Federico, non
se ne danno pace: non capiscono come, cioè, due ragazzi che hanno tutto – età,
bellezza, sensualità – per stare insieme, si siano totalmente indifferenti. Di
qui l’idea di architettare qualcosa che li spinga l’uno nelle braccia
dell’altra.
Subito all’inizio si nominano alcuni
concetti fondamentali di ogni cultura che voglia dirsi tale, dicendo che hanno
proprio stancato…
Sì, Dio, arte,
nazione, proletariato che sono i cardini di quella che è la tradizione
culturale polacca. Fa parte di quell’atteggiamento caustico e iconoclasta di
cui parlavo e della volontà, da parte di Gombrowicz, di smantellare
l’architettura culturale polacca.
Europea anche?
Direi
polacca. Non mi sentirei, per esempio, di attribuire anche alla Francia post
illuminista lo stesso milieu
culturale: qua invece è tartassata l’immagine non di un banale bigottismo – mi
riferisco al personaggio di Amalia, ovviamente – ma di quella assoluta dedizione
alla figura divina di cui una forma di bigottismo è corollario. Il fatto che
basti la semplice presenza di una figura come Federico per far sì che lei,
scesa in cucina per prendere del formaggio, ci trovi un ladruncolo adolescente
e ci si accoppi, è di una violenza incredibile.
Gombrowicz dice, e più volte scrive, di
concepire il mondo come organizzato su alcune coppie di opposti:
Giovane/Adulto, Maturo/Immaturo, ma in realtà i “vecchi” non sono poi così
maturi…
La
contrapposizione esiste e molto. Anche se una cosa bella, per me, è che nei due
uomini di mezza età che osservano la coppia giovane non c’è nessun senso di
esplicita nostalgia. La nostalgia viene, probabilmente, allo spettatore di
mezza età, quando si identifichi con quei due voyeur che guardano una possibile
giovinezza. A voler ben vedere, cioè, a leggere quel che davvero è scritto, il rapporto che si instaura tra le due coppie,
Witold e Federico da un lato, Enrichetta e Carlo dall’altro, è tutt’altra cosa
rispetto a uno scontro generazionale.
Eppure nei Diari Gombrowicz scrive che la vecchiaia è indecente…
Lo
dice, ma poi riesce benissimo a trattenersi artisticamente nel momento in cui
scrive il romanzo. Lo fa supporre, ma non lo dichiara mai.
Il guardare è il fulcro di questo spettacolo,
insomma.
Sì,
noi guardiamo due guardoni che guardano due creature che invece non si
guardano…
Tornando alla noia, potrebbe essere un
altro dei motori che sottostanno all’opera di Gombrowicz, intendendola come
qualcosa che spinge Witold e Federico a lanciarsi in un’avventura dall’esito
incerto…
La
noia è uno dei temi di Gombrowicz. All’inizio del romanzo, e della commedia,
Witold parla degli argomenti che abbiamo nominato sopra, Dio, patriottismo,
arte, proletariato, come di argomenti profondamente noiosi; tuttavia poi dà
l’impressione che, quando incontra quella specie di suo doppio che è Federico,
alla noia, si sostituisca e prenda il sopravvento la volontà di spazzare via
questi concetti. C’è una scena bellissima, quella della funzione religiosa, in
cui la messa perde improvvisamente significato per la semplice presenza di
Federico, esattamente come la devozione perde significato sempre per la sola
presenza di Federico, al suo stagliarsi di fronte ad Amelia. Il potere
“distruttivo” del personaggio nei confronti della cultura polacca è dirompente.
Perché scegliere la guerra come
ambientazione, se poi diventa quasi un sottofondo?
Quella,
probabilmente, è un’altra idea perfida, piacevolmente perfida, dell’autore. Gombrowicz
intendeva scrivere un romanzo storico e aveva davanti a sé un’alternativa:
poteva non ambientarlo in Polonia, ma poi dove sarebbero andati a finire quei
presupposti culturali, di nuovo Dio, nazione, arte, proletariato, di cui
parlavamo? Quindi la vicenda doveva
svolgersi in Polonia. Ma a questo punto che fare? Cominciare a scrivere,
documentarsi sulla Polonia durante l’occupazione tedesca? Non credo. Piuttosto
lavorare di supposizione, e far fare, così, una figura abbastanza “barbina”
alla resistenza polacca: è uno degli obiettivi del romanzo, ma nello spettacolo
è un poco sfumato, anche perché l’ultima parte del testo è un po’ macchinosa e
difficile da dirimere.
In un’altra intervista, rilasciata in
occasione del laboratorio teatrale intorno a Pornografia tenutosi presso il Centro Teatrale Santacristina, lei
ha dichiarato che scrivendo il romanzo in prima persona Gombrowicz compie una
sorta di “truffa” letteraria.
Intendevo
dire che è un espediente letterario, una divertente “manipolazione” con la
quale l’autore moltiplica i punti di vista: Gombrowicz si nomina spesso, nel
corso della narrazione; uno dei due personaggi principali si chiama Witold,
come lui; talvolta suo alter ego fittizio chiama se stesso “lo scrittore”. In
questo modo lascia che nel lettore sedimenti l’idea di trovarsi di fronte a una
storia autobiografica. Nulla di più falso: all’epoca dei fatti raccontati, nel
periodo dell’invasione nazista della
Polonia, Gombrowicz era in Argentina, dove sarebbe rimasto per più di
vent’anni. Quindi scrive una storia in prima persona, di cui finge di essere il
protagonista, mentre ne è il narratore onnisciente, ammicca al lettore e ne
cerca la complicità. Per noi, che lo abbiamo portato in teatro, significa
sovrapporre ben tre diverse temporalità, quella reale dell’autore, quella del
“finto” Gombrowicz protagonista del romanzo, quella in cui si svolge la vicenda
raccontata. Una bella sfida per gli attori…
…che probabilmente deriva anche dall’essere
Pornografia un romanzo e non una
commedia?
Certamente.
Non capita spesso, in un testo scritto originariamente per essere
rappresentato, di avere una sovrapposizione temporale così ricca.
Nella compagnia ci sono attori giovani
accanto ai due protagonisti e lo spettacolo è nato all’interno di un
laboratorio. Generazioni a confronto anche sul palcoscenico?
Paolo
Pierobon e Riccardo Bini, in realtà i due protagonisti assoluti dello
spettacolo, sono due attori di lunga esperienza; i giovani fanno piacevoli e
interessanti apparizioni, ma sono un po’ come la rete contro cui si butta la
palla. Sono bravissimi, ma non hanno personaggi particolarmente complessi.
Forse solo il carattere di Venceslao e quello della madre, Amelia, sono più
sbozzati. Questo nulla toglie al lavoro sull’interpretazione svolto dai
ragazzi: i due attori più giovani, Lucia Marinsalta e Loris Fabiani, che
interpretano Enrichetta e Carlo, hanno lavorato per ben due anni ciascuno sul
proprio personaggio.
Gombrowicz, in una sorta di auto intervista
pubblicata nell’edizione italiana del romanzo, parla di una possibile
trasposizione cinematografica di Pornografia…
Ed è
stata fatta. Avrebbero fatto meglio a non farla… tutt’altra cosa dal romanzo.
Di fatto c’era solamente il personaggio di Federico, Witold era una parte
secondaria, il personaggio di Amelia era inesistente, quello della madre di
Enrichetta molto più sviluppato: l’originale era completamente stravolto.
Cosa si aspetta che il pubblico milanese
porti con sé di Pornografia?
È un po’ un’incognita. A Spoleto
c’era un livello di notevole divertimento, con parecchie risate, quelle che
sgorgano quando sai di andare a vedere uno spettacolo “nero”, ma che poi,
quando lo segui, stai a sentire i dialoghi ed “entri” nella storia, ti fa anche
ridere. Forse è inizialmente difficile entrarci, però poi appassiona. Anche
leggendo il libro ci si diverte… Ovvio che non parliamo di comicità “grassa”.
Si ride sotto i baffi, insieme all’autore.
(dal programma di sala)
Dal
Diario di Witold Gombrowicz
Il
migliore esegeta delle proprie opere – e con esse delle proprie ossessioni,
letterarie e non – fu lo stesso Witold Gombrowicz. Nel Diario, redatto
dal 1953 al 1969, Gombrowicz si racconta con grande ironia e abbondanza di
particolari, facendo della sua stessa vita un avvincente romanzo.
Ammiro la gioventù a prescindere dal sesso
Perché
mai dovevo considerare morbosa la mia attrazione per la freschezza, per la vita
giovane e non ancora stanca? La mia attrazione per la vita in fiore, ossia per
l’unica vita che meriti il nome di vita? (Qui non ci sono vie di mezzo: quello
che non fiorisce, appassisce). E quella vita non era forse l’oggetto della
segreta invidia e della non meno segreta adorazione di tutti quelli come me,
condannati a spegnersi lentamente, senza più la grazia di un quotidiano aumento
di vitalità? Questa frontiera tra la vita ascendente e la vita discendente non
era forse la frontiera per eccellenza? L’unica differenza tra me e gli uomini
“normali” era che il bagliore di quella dea – la gioventù – io lo adoravo non
solo nella ragazza ma anche nel ragazzo, che di quella dea era un’incarnazione
più perfetta che non la ragazza…Sì: il mio peccato, ammesso che esistesse, si
riduceva al fatto che osavo ammirare la gioventù a prescindere dal sesso, che
la sottraevo al dominio di Eros e che sul piedistallo dove loro ponevano una
giovane donna osavo porre un giovane uomo. E qui si vedeva chiaramente che
loro, gli uomini, acconsentivano ad adorare la gioventù solo nella misura in
cui essa era accessibile e possedibile… mentre la gioventù contenuta nella loro
stessa forma, una gioventù alla quale non potevano unirsi, appariva loro
incredibilmente ostile. (…) Eppure, sotto sotto, continuavo ad avere il
sospetto che l’Adulto opprimesse il Giovane solo per non cadere in ginocchio ai
suoi piedi (…) E quell’immensa onda d’amore proibito e vergognoso che gettava
letteralmente l’adulto in ginocchio davanti al ragazzo non era forse una
vendetta della natura per la violenza perpetrata dall’Anziano sull’Adolescente?
(1955, XV)
Intorno a Pornografia
Dio, che dolore! Che disperazione! Nel duro e penoso tentativo di
ringiovanire la mia arte non ho arretrato – ebbene sì, lo confesso – neanche
davanti al Ragazzo con la Ragazza. Che vergogna! Dov’è oggi uno scrittore più
coraggioso di me? Che audacia! Il fiume-oceano ruggisce. Sì, ma… confessiamoci
pure fino in fondo su questo muggente solco acquatico bianco di rabbia, che
sfoga la sua disperazione sotto la tacita luna… Io, il maledetto, dovevo
accostarmi alla loro nudità in una veste più raffinata di quella escogitata
dalla più moderna avanguardia e dal più arido intellettualismo! Li ho messi tra
parentesi! Metterli tra parentesi era l’unico modo per cantarli!
(1960,
VIII)
Il
mondo è scritto per due voci. La Gioventù completa la Pienezza con la Non
Pienezza: è questa la sua geniale missione. Il tema di Pornografia.
Considero
come uno dei miei principali compiti estetico-spirituali quello di trovare un
approccio alla gioventù più duro e drammatico di quello attualmente in auge.
Spingerla nella maturità (ossia rivelare i suoi rapporti con la maturità).
(1960,
VIII)
Pace?
No, ansia! Sono un po’ angosciato dalla completa assenza del “brivido
metafisico” in questa capitale uruguayana (Montevideo, n.d.r.) dove perfino i
cani non mordono mai nessuno.
Pornografia. La discesa di due
anziani signori verso il basso… verso il corpo, i sensi la minore età… Mentre
lo scrivevo mi sentivo a disagio. Ma il “fisico” mi serviva, anzi mi era
indispensabile come contraltare del metafisico. E, viceversa, il metafisico
invocava un corpo. Non credo in una filosofia non erotica. Diffido di un
pensiero che prescinde dal sesso…
(1960,
VIII)
Pur non avendo niente a che fare con la presentazione apparsa
su “Kultura” (Gombrowicz sta rispondendo alla lettera ricevuta da un non meglio
precisato scrittore, n.d.r.), sarò ben lieto di dirle quali, secondo me, siano
i rapporti tra Pornografia e la
metafisica.
Proviamo a metterla così: com’è noto, l’uomo tende
all’Assoluto e alla Pienezza. Alla verità assoluta, a Dio, alla piena maturità,
ecc. ecc. Ad abbracciare ogni cosa, a realizzare compiutamente il proprio
processo di sviluppo: ecco il suo imperativo.
Ebbene, in Pornografia
(secondo una mia vecchia abitudine, visto che già in Ferdydurke ne parlavo ampiamente) si manifesta un’altra aspirazione
dell’uomo, più nascosta e meno legale: il suo bisogno di Incompletezza… di
Imperfezione… di Inferiorità… di Gioventù…
La prima scena chiave dell’opera è quella in chiesa, quando,
sotto la pressione della coscienza di Federico, la Messa crolla e con essa il
Dio Assoluto. Dalle tenebre e dal vuoto del cosmo sorge allora una nuova
divinità, terrena, sensuale, minorenne, composta da due creature non ancora del
tutto sviluppate che insieme formano un mondo chiuso, poiché attratte l’una
dall’altra.
La seconda scena chiave è la deliberazione che precede
l’assassinio di Siemian, quando gli Adulti, incapaci di commettere un delitto
perché ne conoscono fin troppo bene il peso e il significato, sono costretti a
eseguirlo per mano dei minorenni. Per diventare possibile, il delitto deve
venir trasferito nella sfera della leggerezza e dell’irresponsabilità.
Comunque non è la prima volta che ne parlo, sono idee che
dominano tutta la mia opera. Anche nel Diario
dico che la Giovinezza mi è apparsa come il supremo e assoluto valore della
vita… Ma questo “valore” aveva una particolarità che solo il diavolo poteva
inventare: in quanto gioventù, era un qualcosa di inferiore a un vero e proprio
valore.
Queste ultime parole (“inferiore al valore”) spiegano come
mai, malgrado la mia profonda lacerazione tra vita e coscienza, io non sia approdato
a nessuno degli esistenzialismi contemporanei. L’autenticità e l’inautenticità
della vita mi sono ugualmente preziose – i termini della mia antinomia sono da
una parte il Valore e dall’altra il Subvalore… l’Insufficienza… il
Sottosviluppo… Sono convinto che sia questo il mio apporto più specifico,
personale e importante. Per me l’uomo ha altrettanto bisogno della non serietà
che della serietà. Quando il filosofo dice che “l’uomo vuole essere Dio”, io
aggiungo: “L’uomo vuole essere giovane”.
A mio avviso, uno degli strumenti di questa dialettica tra
Pieno e Vuoto e tra Valore e Subvalore sono le varie fasi della vita umana. Per
questo attribuisco un ruolo tanto fondamentale e drammatico all’età iniziale,
la gioventù. Ed è per questo che il mio è un mondo degradato: è come se lei
avesse afferrato lo Spirito per la collottola e l’avesse immerso nella
leggerezza e nell’inferiorità…
Naturalmente quello che mi preme, in Pornografia, non sono tanto le tesi filosofiche quanto le
potenzialità artistiche e psicologiche del tema. Cerco delle “bellezze”
confacenti a quel tipo di conflitto. Pornografia
è metafisico? Metafisica significa “oltre la fisica”, “oltre la corporeità”,
mentre la mia intenzione era di arrivare, attraverso il corpo, a certe
antinomie dello spirito.
Si tratta indubbiamente di un’opera molto difficile, anche se
presentata sotto le vesti di un normale “romanzo” (in questo caso un po’ più
scabroso del solito… ). Aspetto con impazienza le edizioni francese, tedesca e
italiana (già in preparazione), sperando di trovare in quelle terre straniere
un numero sempre crescente di lettori desiderosi, come lei, di scoprirne il
senso recondito.
(1960, VIII)
Witold
Gombrowicz, Diario, volume I (1953-1958) e volume II (1959-1969),
introduzione e cura Francesco M. Cataluccio, traduzione Vera Verdiani,
Feltrinelli, Milano, 2004/2008.
Milano, 11 marzo 2014