Al via domani “le città visibili” con Ugo Dighero nel giardino di palazzo lettimi – RIMINI – dal 19 luglio al 2 agosto 2014

 

Mistero buffo_Ugo Dighero

in

Mistero buffo

di Dario Fo

Ugo Dighero propone in teatro due grandi monologhi
di Dario Fo rivisti nella sua chiave
personale: Il primo miracolo di Gesù
bambino
e La parpàja topola.

Si tratta di due tra i brani più famosi del
repertorio di Fo che uniscono un grande divertimento  a un forte contenuto, il tutto condito con la
leggerezza e la poesia tipici dei racconti dell’autore italiano più
rappresentato nel mondo.

Il ritmo incalzante 
e l’interpretazione simultanea di tutti i personaggi delle due storie,
consentono a Dighero di mettere in campo tutte le sue capacità attoriali dando
vita ad una galoppata teatrale che lascia senza fiato.

Il
primo miracolo di Gesù Bambino

Il monologo è tratto dallo
spettacolo Storia della tigre e altre storie del 1977.

Dario Fo costruisce questa
storia prendendo spunto dai Vangeli apocrifi, quell’insieme di storie
legate alla vita di Gesù e degli apostoli, che furono alla base di tutta la
letteratura paleocristiana.

Il vangelo apocrifo dal
quale è ricavata la storia è quello detto “protovangelo”, cioè quella
parte dei vangeli in cui si narra della vita di Gesù Cristo dalla fuga in
Egitto fino al momento in cui torna nel deserto. Nei quattro vangeli ufficiali
non si parla di questo periodo che comprende vent’anni della vita di Cristo. Il
vangelo apocrifo dal quale è tratto il monologo è detto “Proto
Matteo”.

La narrazione parte con la
descrizione del viaggio dei Re Magi verso Betlemme e del loro arrivo alla
capanna dove Gesù, Giuseppe e Maria sono circondati dai pastori che recano doni
al bambin Gesù.

Ma ecco arrivare l’angelo
che annuncia la collera di Erode.

” Fuga in
Egitto!!!” esclama l’angelo.

” Di già?!?”
replica sconsolato Giuseppe.

Durante il viaggio Gesù,
Giuseppe e Maria si fermano a Jaffa (…si, quella dei pompelmi) e cercano una
casa dove alloggiare. Trovano una stamberga in periferia più malridotta della
stalla di Betlemme. Giuseppe e Maria vagano per la città cercando lavoro. Gesù
rimane da solo in mezzo alla strada e tenta di fare amicizia con i ragazzini
del posto per giocare con loro. Purtroppo viene deriso in quanto
“foresto”, un povero emigrante figlio di emigranti che parla un
dialetto incomprensibile. Gesù si trova nella condizione del
“diverso”, cerca di vincere il rifiuto che gli altri ragazzini gli
oppongono e, pur di farseli amici, di riuscire a giocare e ridere con loro,
decide di compiere un piccolo, grazioso miracolo. Subito i bimbi entusiasti lo
eleggono ” capo dei giochi “, ma quel divertimento assurdo e
fantastico viene distrutto dall’antipatico figlio del padrone della

città. È la chiara allegoria
del potere che non sopporta che la gente, soprattutto i semplici, abbiano a
godere dell’immaginazione e della fantasia. Davanti a tanta cattiveria il
piccolo Gesù, dopo essersi consultato con il Padre, ha una reazione
inaspettata. Il monologo ci presenta un Gesù inedito di inconsueta umanità.

La
parpàja topola

Il monologo è tratto da
Il fabulazzo osceno
del 1982.

Per “osceno”
l’autore intende tutta l’area dell’interdetto, del censurato dalla classe
dominante: il sesso, i genitali e le altre componenti di un repertorio
scatologico che è sempre stato, per la repressa inventiva popolare, il
patrimonio della fantasia e della libertà trasgressiva. L’osceno proposto da
Dario Fo è sì grottesco ma, allo stesso tempo, lirico, lunare, sublimato nel
linguaggio e nel gesto e mai lubrico. Il brano è liberamente tratto da un
fablieux del 1100 circa del nordest della Francia. Narra di un giovane e
sempliciotto capraio, Giavan Pietro, divenuto improvvisamente ricco per le
ricchezze lasciategli in eredità dal suo padrone. Costui, unico contatto umano
di Giavan Pietro, soffriva di una specie di idiosincrasia per le donne ed era
in sostanza un misogino paranoico. Il povero pastore, terrorizzato dai racconti
del padrone, appena vedeva apparire delle ragazze si andava a nascondere
accucciandosi in mezzo alle pecore. Ovviamente la notizia della sua ricchezza
si diffonde velocemente e il poveretto si trova circondato da aspiranti spose.
Tra tutte ha la meglio Alessia che con la sua bellezza vince le paure di Giavan
Pietro. La splendida ragazza non disdegna i favori di Don Faina sotto lo
sguardo compiacente della madre, la Vulpassa. Quest’ultima obbliga il prete a
trovare un marito alla ragazza prima che sia troppo tardi ed ecco entrare in
gioco il giovane, ricco pastore. Questa chiave di affibbiare a un tontolone una
giovane da tenere sempre come amante si ritrova in altri racconti nel Medioevo
e più avanti ancora. La prima notte di nozze tutto viene combinato perché il
povero Giavan Pietro rimanga a bocca asciutta e faccia posto al prelato, ma
l’ingenuità del capraio tocca a tal punto il cuore della ragazza che tutto si
conclude in suo favore trasformando il tema “osceno” della storia in
una favola poetica di grande purezza e di altissima poesia.

Il
Linguaggio

Fondamentale spendere due
parole sul linguaggio utilizzato da Dario Fo per la narrazione di questi due
monologhi. Si tratta di un miscuglio di dialetti della zona padana nel quale
troviamo spesso termini arcaici e sconfinamenti nel grammelot. Il grammelot è
un assemblaggio di suoni privi di senso apparente ma talmente onomatopeici e
allusivi nelle cadenze e nelle inflessioni da lasciar intuire il senso del
discorso. Con esso si può parlare un finto francese, uno spagnolo fasullo, un
inglese inesistente con la certezza di essere compresi (…ammesso di avere un
buon talento d’attore…). Il linguaggio ottenuto in tal modo non è una
semplice rivisitazione del dialetto ma un’autentica creazione originale dell’autore
che si basa sulla conoscenza approfondita delle morfologie e delle ritmiche
dialettali e sulla consapevolezza di uno strumento linguistico elaborato dagli
antichi giullari.

Ugo Dighero

A partire
dal 1979 frequenta i corsi della Scuola di recitazione del Teatro Stabile di
Genova lavorando con Giorgio Albertazzi, Eros Pagni, Gian Maria Volontè,
Egisto Marcucci, Lina Volonghi, ed altri. Si diploma nel 1982. Da allora fino a
oggi non ha mai abbandonato il teatro lavorando tra gli altri per il Teatro
Stabile di Genova con registi come Orazio Costa, Terry Hands della Royal
Skakespeare Company, Marco Sciaccaluga e per il Teatro dell’Archivolto,
realizzando più di 12 spettacoli con la regia di Giorgio Gallione e ottenendo
molti riconoscimenti tra cui il “Biglietto d’oro Agis” nella stagione 1990 con
lo spettacolo “Angeli e soli…siam venuti su dal niente” da Italo Calvino. Tra
le ultime produzioni a cui ha preso parte ricordiamo “L’apparenza Inganna” di
Francis Weber, regia di Nora Venturini che lo ha visto in coppia con Neri
Marcorè. Ultimamente, fiction permettendo, è in teatro con tre monologhi “C’era
una volta un re… ma morì” , “Ditelo ai pompieri. Su un cuore in fiamme ci si
arrampica con le carezze” scritti a quattro mani con Marco Melloni e “…hai detto
Sandro?!”. Il pubblico televisivo conosce Dighero nel 1991 nel programma
“Avanzi” condotto da Serena Dandini. Nel 1999 inizia la collaborazione con la
“Gialappas Band” che durerà per tre fotunatissime edizioni di “Mai Dire Gol” su
Italia1 dal 99 al 2001. Numerose le sue incursioni in programmi come “Assolo”
La7, “Camera caffè” Italia1, “Crozza Italia” La7. Nel 1998 partecipa al
successo di “Un medico in famiglia” nel ruolo di Giulio, l’amico “trasgressivo”
e scroccone di Lele.

Il
pubblico lo scopre poi come interprete drammatico nel ruolo di Don Puglisi nel
film “Brancaccio”, 2001 RAI 1, per la regia di Gianfranco Albano. Con “A voce
alta” 2006 RAI1 regia di V. Verdecchi, Dighero ha ottenuto il premio come
miglior attorte protagonista all’International Detective Film festival di
Mosca. Il film stesso ha ottenuto il premio come miglior film nella sezione
“Serial detective”.Dopo il grande successo delle
quattro edizioni di “RIS, delitti imperfetti” regia di A. Sweet e P. Belloni, è
attualmente impegnato nelle riprese della quinta serie.

Da anni collabora, nella doppia
veste di formatore-attore, con “Opera”, società di consulenza e formazione
aziendale impegnata nello studio e nella diffusione della leadership e della
“qualità” come valore fondamentale.

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LE CITTÀ VISIBILI

II EDIZIONE

rassegna teatrale e musicale estiva

a cura di

Tamara Balducci e Linda Gennari

dal 19 luglio al 2
agosto 2014
Rimini, GIARDINO DI PALAZZO LETTIMI (via
Tempio Malatestiano, 26)

Torna a Rimini nel caratteristico e riscoperto
Giardino di Palazzo Lettimi la rassegna teatrale e musicale
Le città visibili a cura di Tamara Balducci e
Linda Gennari. Attesi ospiti di grande livello e fama nazionale e
internazionale quali l’attore Ugo Dighero (il Giulio Pittaluga de
Il medico
in famiglia di RAI 1) che si misurerà con il Mistero Buffo di Dario
Fo e il cantante rivelazione dell’anno Zibba, premio della Critica al Festival
di Sanremo 2014. Grande spazio al teatro con uno spettacolo firmato dal regista
argentino César Brie e altre messinscene che si sono aggiudicate premi di
rilievo nei relativi ambiti di riferimento. Dal nuovo cantautorato italiano
all’elettronica rappresentata dall’icona Robert Lippok, passando per il
“folkautorato” per finire con un’unione perfetta tra generi nello spettacolo
Punti
di vista, ultimo lavoro delle curatrici della rassegna.

Le attrici riminesi Tamara Balducci e Linda Gennari tornano a presentare nella loro città la rassegna
teatrale e musicale Le città visibili nell’accogliente
Giardino di Palazzo Lettimi in via Tempio Malatestiano. Dopo aver lavorato per
lungo tempo fuori in compagnie teatrali o per il cinema, le attrici hanno
riallacciato i rapporti con la città d’origine dapprima presentando lo
spettacolo Rimini Ailoviù (che ha
debuttato nel marzo 2013), e poi ideando un’iniziativa dal sapore nuovo, capace
di coniugare stili differenti e originali. Tamara e Linda offriranno così per
il secondo anno consecutivo una rassegna estiva ricca di appuntamenti degni di
nota e di richiamo nazionale e internazionale. Grande significato per la
presentazione de Le città visibili
risiede inoltre nella scelta del luogo di allestimento, conosciuto ai più, ma
assai poco frequentato. Il Giardino di Palazzo

Lettimi potrà risplendere ancora nella
sua nuova veste dal 19 luglio al 2 agosto 2014 ospitando teatro, musica e
contaminazioni di ogni genere artistico all’insegna della qualità e allo stesso
tempo dell’accoglienza.

La rassegna prenderà il via sabato 19 luglio (21.30) con un attore
estremamente versatile, Ugo Dighero,
da sempre impegnato a calcare il palcoscenico, ma divenuto noto al grande
pubblico per la partecipazione nel cast della fiction Un medico in famiglia di RAI 1. Dighero presenterà la celebre opera
Mistero Buffo di Dario Fo in
cui i brani più famosi del repertorio del Premio Nobel si uniranno con grande
divertimento a un forte contenuto, il tutto condito con la leggerezza e la
poesia tipici dei racconti dell’autore italiano più rappresentato nel mondo. Il
ritmo incalzante e l’interpretazione simultanea di tutti i personaggi delle
storie, consentiranno a Dighero di mettere in campo tutte le sue capacità
attoriali dando vita a una galoppata teatrale che lascerà senza fiato.

Venerdì
25 luglio
il giardino aprirà le
porte alle 21.30 per il concerto
della rivelazione dell’anno Zibba: una
delle più interessanti realtà del nuovo cantautorato italiano (Premio Chiosso
2011, Premio Bindi 2011, Targa Tenco 2012, Premio della Critica Sanremo 2014).
L’artista ha al suo attivo collaborazioni con Eugenio Finardi, Roy Paci, Fabrizio
De Andrè e Niccolò Fabi. In bilico tra roots rock e la poetica dei grandi
cantautori, altalenando echi jazz e ritmi in levare, Zibba porterà lo
spettatore in un intimo viaggio di parole calde. A introdurre il concerto Riccardo Amadei e Les Pastìs: una
ricerca stilistica e musicale irrequieta, un “Folkautorato” le cui parole
soffiano ancora dalle braci mai spente del blues e della letteratura del
Novecento. Proseguirà il week-end con una parentesi teatrale grazie a Orfeo ed Euridice firmato César Brie, previsto per sabato 26 luglio (21.30). Il grande
regista e drammaturgo argentino porterà in scena in questa eterna storia
d’amore gli attori Giacomo Ferraù e Giulia Viana con uno spettacolo
finalista del bando In-Box 2014. Orfeo con la sola forza del suo canto prova a
strappare la sposa Euridice dal regno dei morti. La forza e la poesia del mito
si intrecciano in questo lavoro con due temi controversi: l’accanimento
terapeutico e l’eutanasia. Senza offrire risposte, lo spettacolo, con tratti di
leggerezza e ironia, interrogherà lo spettatore sulla forza e la grandezza del
sentimento d’amore. La serata di domenica
27 luglio (21.30)
sarà nuovamente immersa nella musica con le sonorità
elettroniche di Robert Lippok e Roberto Paci Dalò nella performance Ghosts&Phantoms. Entrambi gli
artisti daranno prova delle rispettive abilità elettroniche (con Paci Dalò
anche al clarinetto basso) in questo progetto Giardini Pensili e Marsèll. Una
collaborazione tra l’icona della scena musicale elettronica Robert Lippok (To Rococo
Rot, Raster Noton, Ludovico Einaudi) e Roberto Paci Dalò (Edel, 21st Century,
Concrete Japan). Si tratta di un concerto molto particolare in cui per la prima
volta i due

artisti si ritroveranno sul palco
insieme. Elettronica e strumenti acustici in cui al centro del discorso ci sarà
una trascinante pulsazione. 
Un suono caldo che farà incontrare melodia, techno
sperimentale, beat, campionamenti, noise, frequenze radio, glitch, post rock,
voci, funky grooves. Tutti questi materiali concorreranno alla creazione di un
progetto innovativo e coinvolgente presentato in anteprima a Rimini. Venerdì
1 agosto (21.30)
la rassegna continuerà con lo spettacolo Riccardo e Lucia (vincitore di  “Salviamo i talenti”- Attilio Corsini
2013/2014 – Teatro Vittoria, Roma) scritto
e diretto da Claudia Lerro e
interpretato da Ivana Lotito e Pio Stellaccio. Riccardo e Lucia è una
storia semplice, quella di un uomo e di una donna e del loro amore eterno ma
imperfetto. 
Poeta e attivista politico il primo, donna semplice la seconda, i
due si ritrovano naufraghi (sia pure in modo diverso) dello stesso Fascismo, in
una Puglia povera ma laboriosa. 
Ispirato agli appunti e al diario di Riccardo
Lerro, “Riccardo e Lucia” è una storia vera. Il racconto di una vita realmente
vissuta che si muove seguendo il filo rosso dell’amore, della passione politica
e del dolore nell’assenza. A conclusione, sabato
2 agosto alle 21.30
, le due promotrici de Le città visibili faranno gli onori di casa presentando il loro
ultimo lavoro dal titolo Punti di vista
(il cui primo studio è stato vincitore
del Bando Game2 del Teatro Stabile delle Marche),
unendo allo stesso
tempo teatro e musica come giusto coronamento della rassegna. In un inconsueto
rapporto tra cinema e spettacolo dal vivo, scopriremo i punti di vista dei
diversi personaggi della serata, e della storia raccontata. Ma lui, il punto di
vista, non è mai scontato e, grazie allo scarto tra immagini e parola, ci
sorprenderà in un gioco di rivelazioni sempre più imprevedibili, un gioco di
scatole cinesi in cui anche il pubblico si ritroverà coinvolto. Di e con Tamara
Balducci
e Linda Gennari, voice off di Gabriele
Calindri
e con la partecipazione di Simone
La Maida
(sax alto), Roberto
Monti
(chitarra), Cristian Berardi (basso),
Pasquale Montuori (batteria).

INGRESSO LIBERO(apertura bar all’interno dalle ore 19)

Info:
3394976319

www.facebook.com/RiminiAiloviu

Delfi
Comunicazione SRLS

info@delficomunicazione.it

In
caso di pioggia gli eventi si terranno alla Sala del Giudizio del Museo della
città di Rimini (via Luigi Tonini, 1), tranne per il concerto di Zibba del 25
luglio, che si terrebbe alla Domus del Chirurgo in piazza Ferrari.

Con la
collaborazione di CIRCOLO MILLELUCI-PIANOINBILICO-COMUNE DI RIMINI-ANTHEA

Con il
contributo di REGIONE EMILIA ROMAGNA-HERA-FONDAZIONE CARIM

Si
ringrazia per la partecipazione E.LECLERC-CONAD-CGIL-MANITESE – Eron,
Michelangelo Bonfiglioli, Federica Urbinati, Massimo Marchetti