Simon Boccanegra, tornano
Barenboim e Domingo
con Serjan, Sartori e
Anastassov
Dopo le prime recite
dirette da Stefano Ranzani, Daniel Barenboim torna sul podio dello spettacolo
che aveva battezzato nel 2010 con Plácido Domingo e la regia di Federico Tiezzi
Placido Domingo |
Lo
spettacolo pensato per la Scala da Federico Tiezzi nel 2010 segnava il debutto
anche a Milano di Plácido Domingo nella parte di Simon Boccanegra, che
l’artista aveva presentato nei maggiori teatri europei e al Metropolitan. Sul
podio Daniel Barenboim, che tornava a Verdi alla Scala dopo Requiem e Aida.
Dal 6
novembre (repliche l’11, 13, 16 e 19)
Daniel Barenboim e Plácido Domingo tornano alla Scala con il titolo verdiano (che
nelle prime recite è stato diretto da Stefano Ranzani con Leo Nucci, ancora il
5 e 9 novembre) alla testa di un importante cast che comprende Tatiana Serjan
coma Amelia Grimaldi, Fabio Sartori come Gabriele Adorno, Orlin Anastassov come
Jacopo Fiesco e Artur Rucinski come Paolo Albiani.
La
Scala ritrova così uno degli artisti più amati, che ha segnato oltre 40 anni di
storia del Teatro attraverso 21 titoli d’opera cui si aggiunge il Requiem verdiano. Plácido Domingo
debutta al Piermarini inaugurando la stagione 1969-70 con un Ernani diretto da Antonino Votto; l’anno
seguente Claudio Abbado lo vuole come Don Carlo nello spettacolo di Ponnelle.
Con Abbado Domingo canterà il Requiem
verdiano (1971, 1972), Aida (1972), Don Carlo (1978, nel celebre spettacolo
di Ronconi) e Carmen (1984). Del ’71
è La bohème, diretta da Nino Verchi
nello spettacolo di Zeffirelli, mentre nel 1972 va segnalato Un ballo in maschera diretto da
Gavazzeni. Con la Carmen del 1974 si
inaugura la collaborazione con Georges Prêtre, che continuerà con Manon Lescaut (1978), Cavalleria Rusticana e Pagliacci (1981). Secondo titolo
pucciniano di Domingo alla Scala è Tosca,
diretta da Francesco Molinari Pradelli nel 1974. Il 1976 è l’anno dello storico
Otello di Verdi al fianco di Mirella
Freni diretto da Carlos Kleiber con la regia di Zeffirelli, ripreso nel 1981,
1982, 1984 e 1987. Il 7 dicembre 1982 si inaugura, con un nuovo Ernani in apertura di stagione, il
sodalizio con Riccardo Muti, che proseguirà nel 1991 con Parsifal, nel 1994 con Die
Walküre e nel 2001 con Otello. Con
Lorin Maazel Domingo canta Turandot e
un Gala Callas (1983) e La fanciulla del
West (1991), mentre con Gianandrea Gavazzeni presenta Fedora nel 1993 e 1996. Nel 2002 è la volta di Samson et Dalila agli Arcimboldi per la direzione di Gary Bertini,
cui seguono Luisa Fernanda (2003), Cyrano de Bergerac di Alfano (2008) e Simon Boccanegra (2010). Nel 2009 il
Teatro alla Scala e Daniel Barenboim hanno celebrato i 40 anni dal debutto di
Domingo alla Scala con un emozionante Gala wagneriano cui hanno partecipato
Nina Stemme e Kwangchul Youn.
Con Simon Boccanegra Daniel Barenboim,
Direttore Scaligero dal 2007 e Direttore Musicale del Teatro dal 2011 a
dicembre 2014, avvia un periodo di intensa attività alla Scala come direttore
d’opera, direttore sinfonico e pianista: il 10 novembre inaugura la stagione
della Filarmonica della Scala con un programma interamente dedicato a Čajkovskij,
mentre il 12, 14 e 15 torna per la Stagione Sinfonica del Teatro con un
programma che lo vede al pianoforte per il Concerto n. 27 K 595 di Mozart e sul
podio per la Sinfonia n° 9 di Gustav Mahler. È la prima volta che il Maestro Barenboim
affronta alla Scala questo autore che è al centro del suo repertorio. Dal 3
dicembre e fino al 22 è inoltre impegnato nell’integrale pianistica di Franz
Schubert, recentemente pubblicata anche in disco, e dal 7 dicembre nell’attesa
nuova produzione di Fidelio di
Beethoven con la regia di Deborah Warner che inaugura la stagione 2014/2015.
Opera
radicalmente innovativa nella struttura drammaturgica (i fatti rappresentati
nel Prologo precedono di 25 anni l’azione dell’Atto I), non del tutto
trasparente nel disegno narrativo abbozzato dallo stesso Verdi e versificato
dal Piave, e decisamente insolita per la cupezza del colore orchestrale, Simone cadde alla prima rappresentazione
alla Fenice di Venezia nel 1857, fu applaudita poco dopo a Napoli e di nuovo
fischiata alla Scala nel 1859. “Credevo di aver fatto qualcosa di possibile, ma
pare che mi sia ingannato, vedremo in seguito chi abbia torto” scriveva Verdi
alla contessa Maffei dopo l’insuccesso alla prima. Il sipario si alzò
nuovamente su Simone oltre vent’anni
dopo, grazie all’intuizione di Giulio Ricordi che propose a Verdi una
collaborazione con Arrigo Boito. Boito apportò importanti modifiche al libretto,
Verdi alla partitura: il Teatro alla Scala il 24 marzo 1881 celebrava il buon
successo della seconda edizione del Simone,
che tuttavia, soprattutto in Italia, non riusciva ad avere un cammino agevole. Alla
Scala, Simone appare nel 1955 diretto da Francesco Molinari-Pradelli con uno
spettacolo di Mario Frigerio che si avvale delle scene di Nicola Benois e delle
voci di Aldo Protti e Cesare Siepi. Dieci anni dopo Gianandrea Gavazzeni,
convinto sostenitore dell’opera, la riporta in scena in uno spettacolo firmato
da Margherita Wallman e ancora Benois, con Guelfi e Ghiaurov come Simone e
Fiesco; ma la consacrazione agli occhi degli studiosi e nel cuore del pubblico
avviene il 7 dicembre 1971 con la storica edizione Abbado-Strehler che schiera
Cappuccilli, Ghiaurov, Freni e Gianni Raimondi (in disco sarà José Carreras).