Beverly Pepper all’Ara Pacis – Roma, Museo dell’Ara Pacis 3 dicembre 2014 – 15 marzo 2015 #PepperRoma

Fotografie di GIANFRANCO GORGONI

Fotografie di GIANFRANCO GORGONI

All rights reserved – www.gianfrancogorgoni.it

3 dicembre 2014

Saranno esposte a Roma, presso il Museo dell’Ara Pacis, dal 3 dicembre 2014 al 15 marzo 2015 le sculture della grande artista americana Beverly Pepper,  nell’ambito della mostra Beverly Pepper all’Ara Pacis promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; Ambasciata degli Stati Uniti d’America con il contributo essenziale della Fondazione Roma – Arte – Musei, nota per la sensibilità per l’arte nelle sue diverse manifestazioni.

L’idea dell’installazione delle sculture all’Ara Pacis è nata dall’architetto Paolo Luccioni ed è curata dalla critica d’arte Roberta Semeraro. Un progetto straordinario reso possibile, negli aspetti organizzativi, grazie all’Associazione RO.SA.M. con Zètema Progetto Cultura e, per gli aspetti tecnici, grazie all’architetto Isabella Ciracì Altamura e all’ingegner Eugenio Francesco Mancinelli della SEIPRO servizi di ingegneria e progettazione.

Con Beverly Pepper (1922) per la prima volta l’area perimetrale del Museo dell’Ara Pacis si offre come palcoscenico di un’importante esposizione di sculture. L’artista da anni si dedica alla scultura pubblica e all’arte ambientale e, dopo grandi spazi urbani quali Forte Belvedere a Firenze, il Palais Royale di Parigi e Central Park e Park Avenue a New York, torna a Roma, sua città del cuore.

Le quattro opere monumentali, fra i 4 e i 5 metri di altezza e realizzate in acciaio cor-ten, rappresenteranno momenti di riflessione per i visitatori che avranno l’opportunità di cogliere prospettive, volumi, profondità e, non ultima, la luce, in un magnifico connubio tra un glorioso passato fatto di stili architettonici diversi e il presente della scultura contemporanea.

All’interno del Museo dell’Ara Pacis saranno esposte 5 sculture in ferro, parte della serie Curvae in Curvae esposta alla Galleria Marlborough sia a New York sia a Londra.

L’arte di Beverly Pepper è oggi parte permanente del paesaggio di realtà  ambientali diverse, come l’Amphisculpture nel quartier generale dell’AT&T in New Jersey o  Palingenesis, presso la sede del Credit Suisse a Zurigo.

Suoi anche altri importanti esempi di land art come Sol y Ombra Park di Barcellona, il Manhattan Sentinels nella Federal Plaza di New York e Departure, For My Grandmother, all’interno dell’Europos Parkas a Vilnius, Lituania. Le sue opere sono in tutto il mondo ma l’Italia continua ad essere, per l’artista, uno dei luoghi più amati per le sue installazioni, come il Teatro Celle commissionato dal collezionista Giuliano Gori per la Fattoria Celle presso Pistoia e l’Amphisculpture di Parco del Sole a L’Aquila donato alla città  all’interno del progetto “Nove artisti per la ricostruzione”.

Il ritorno di Beverly Pepper a Roma vuole essere un tributo alla Città Eterna che l’ha accolta fin dai primi anni Cinquanta.

“Il talento di Beverly Pepper non ha confini e noi non potevamo che scegliere di ospitarlo in uno dei musei più rappresentativi della città – dichiara l’Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale Giovanna Marinelli. Questa mostra dimostra soprattutto come le arti possano contaminarsi e parlare tra loro. La scultura che trionfa nel luogo simbolo dell’archeologia. Sono convinta che i visitatori ne saranno attratti e rapiti”.

“Siamo lieti di presentare a Roma le opere di questa grande artista che, con le sue sculture ed i suoi progetti ambientalistici, è riuscita a tradurre l’arte in natura – dichiara il Presidente della Fondazione Roma Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele. Parimenti, con questa mostra, vogliamo testimoniare l’apprezzamento per il lavoro da lei svolto in favore della valorizzazione del nostro Paese amandolo e onorandolo attraverso la sua arte, per tutta la sua vita”.

Inoltre, come afferma l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia John R. Phillips, l’artista rappresenta: “Due Paesi e un’inestinguibile voglia di trovare punti di contatto fra le due culture, di integrarle rendendole permeabili l’una all’altra. Trovare e costruire ponti non solo nell’ambito artistico: questa è un’altra grande passione del nostro vulcanico scultore”.

Durante tutto l’arco espositivo il pubblico avrà l’opportunità, previa prenotazione, di partecipare ad una visita guidata della mostra con la curatrice e i suoi collaboratori.

Dalla metà di dicembre, presso il bookshop del Museo, saranno disponibili il documentario della mostra prodotto da MAAP e il catalogo “Beverly Pepper all’Ara Pacis” edito da Gli Ori Editori Contemporanei a cura di Paola Gribaudo con le fotografie di Gianfranco Gorgoni e i contributi critici di Anna Imponente, Soprintendente ai Beni Storici e Artistici del Lazio, e Gianluca Marziani, Direttore di Palazzo Collicola – Museo di Arti Visive di Spoleto.

SCHEDA INFO

Mostra
   

Beverly Pepper all’Ara Pacis

Luogo
   

Area perimetrale del Museo dell’Ara Pacis

Lungotevere in Augusta, Roma

Apertura al pubblico
   

dal 3 dicembre 2014 al 15 marzo 2015

Sezione interna della mostra: martedì – domenica ore 9 – 19

Info Mostra ​
   

060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)

www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it

www.rosam.it, www.beverlypepper.net

Twitter @museiincomune

Facebook MuseoAraPacis – Beverly Pepper

Instagram @museiincomuneroma

#PepperRoma

Promossa da
   

Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; Ambasciata degli Stati Uniti d’America

Con il contributo di

Organizzazione
   

Fondazione Roma – Arte – Musei

Associazione RO.SA.M. con Zètema Progetto Cultura

A cura di

   

Roberta Semeraro

Catalogo

Courtesy of
   

Gli Ori

Marlborough Gallery, Luccioni Archstudio srl

SPONSOR SISTEMA MUSEI CIVICI

In collaborazione con

Con il contributo tecnico di

   

Banche tesoriere di Roma Capitale: BNL Gruppo BNP Paribas, UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena; MasterCard Priceless Rome; Vodafone

La Repubblica

SPONSOR MOSTRA

Con il contributo tecnico di

   

Ares Italia, Iron, J.K.Place Roma, SEIPRO servizi di ingegneria e progettazione, TCI Professional led application, World Cargo

Servizi di vigilanza
   

Travis

   

Biglietti
   

Ingresso al Museo dell’Ara Pacis

Biglietto ordinario: intero € 10,50; ridotto € 8,50
Per i cittadini di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): intero € 8,50; ridotto € 6,50

Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra Henri Cartier-Bresson € 18 intero; € 14 ridotto

Beverly Pepper all’Ara Pacis

di Roberta Semeraro

In un momento storico di grande instabilità come quello che stiamo vivendo, non poteva esserci luogo più emblematico dell’Ara Pacis per riflettere sulla precarietà dell’equilibrio come condizione fisica ed esistenziale. La costruzione dell’altare fu votata dal Senato Romano per onorare il ritorno di Augusto dalle province di Gallia e di Spagna. La Pace augustea, ovvero il dominio romano, che  governa il Mediterraneo incontrastato per altri 4 secoli, trova  nell’Ara il suo monumento di fondazione. Ma oltre ad essere uno dei più alti esempi d’arte “classica”, l’altare è anche un monumento all’equilibrio che i romani, da grandi strateghi, seppero mantenere tra i popoli di un Impero così vasto da perdersi nei suoi confini.

Questa mostra è un evento eccezionale e non sorprende che ad esserne la protagonista sia Beverly Pepper, una protagonista della scultura contemporanea. Quando Beverly giunge a Roma, nel 1952, si commuove di fronte ai resti dell’antica Urbs e ne comprende il valore trascende.[1] Per primo Augusto portò dall’Egitto un obelisco: l’inserimento di un monumento in un contesto diverso da quello d’origine induce uno spaesamento in chi l’osserva; ed è proprio questa la sensazione che prova Pepper davanti all’obelisco di Piazza del Popolo.[2]

E’ evidente che l’interesse dell’artista per la scultura monumentale sia stato stimolato in primis dalla città eterna, il cui apparato monumentale può essere letto come una celebrazione di valori e ideali che fondano la nostra civiltà. Del concetto di monumentalità l’artista statunitense comprende non solo la sostanza ma anche la formula. Quando Beverly Pepper afferma che la monumentalità non è un discorso di dimensioni ma di proporzioni, non si può non pensare all’Ara Pacis.

Winckelmann riconobbe come principio ordinatore della scultura greco romana quello intuitivo naturalistico. Pepper molti secoli dopo si avvicina di nuovo al mistero della forma naturale quando afferma che l’esistenza stessa è spaziale[3] e sottolinea così , tra l’uomo e lo spazio, una corrispondenza osmotica. In molte delle sue sculture degli anni Settanta l’artista cerca di rendere visibile quella struttura del corpo umano che tanto la interessa.

Le colonne delle installazioni ambientali di quel periodo rimandano ancora agli obelischi, ai tronchi degli alberi, all’andamento verticale presente nel corpo umano mentre negli anni Ottanta Pepper (prediligendo sempre un orientamento verticale) scolpisce forme che rievocano i primi utensili dell’archeologia industriale. Il punto di raccordo di gran parte della sua produzione rimane pur sempre il corpo umano, di cui gli utensili risultano estensioni.[4]

L’artista riceve la sua prima educazione negli Stati Uniti in un mondo di donne libere pensatrici. Come racconterà Beverly, quando gli uomini tornarono dalla guerra, le donne della sua famiglia difesero la loro indipendenza. Molte di loro erano politicizzate e lottavano per  l’uguaglianza tra i sessi.[5] Questa sua impostazione liberale la distingue nella società europea degli anni Cinquanta, quando a Parigi comincia a dipingere opere a sfondo sociale e realistico, che trovano una radice nel senso di colpa che le deriva dall’aver vissuto al sicuro dall’altra parte del mondo durante la seconda guerra mondiale[6].

L’interesse per la società che muove Beverly Pepper è alla base di molti suoi interventi di scultura ambientale,  soprattutto delle celebri amphisculptures. Dichiarerà infatti che l’arte non è più appannaggio di pochi mecenati, delle istituzioni o delle industrie, ma riguarda il pubblico.[7]

La volontà di raggiungere con la sua scultura ogni singola anima che la contempla, negli anni Sessanta trova la sua soluzione tecnica in opere realizzate con lastre d’acciaio inossidabile,  lucidate a specchio in modo da riflettere lo spettatore e l’ambiente , includendoli  nella realtà apparente della forma.

La scoperta dell’acciaio inox lucido Beverly l’aveva fatta qualche anno prima in America.[8]

Il suo spirito di donna emancipata la porta a condividere il lavoro degli operai di bottega e d’officina, dove apprende a saldare il ferro per realizzare le sue prime sculture.[9]

Tra gli ambienti domestici di casa Pepper e quelli del suo laboratorio c’è una semplice porta,  quasi sempre aperta, dalla quale Beverly esce ed entra in tutte le ore del giorno di tutti i giorni dell’anno. Così ha fatto per tutta la vita e continua a fare oggi. L’artista ha un’altissima considerazione del lavoro,  che considera il motore trainante dell’esistenza. Il lavoro è per lei linfa vitale, è il percorso e la mèta, è ciò che la fa diventare spettatrice della sua opera: se  alla fine del percorso arriva a vedere qualcosa che già conosce, allora vuol dire  che ha sbagliato direzione. La scultura esiste per Beverly come spazio esperienziale[10] e il lavoro diventa il veicolo indispensabile per esplorare questo spazio.  Non sorprende quindi, che sia stata una sperimentatrice nella tecnica della scultura contemporanea, tanto da conquistarsi il titolo di “dama d’acciaio” .[11]

Della sua produzione, oltre alla ricchezza del linguaggio formale, è rilevante la versatilità delle tecniche usate. Dalle primissime sculture in cera e legno, Beverly passa ad utilizzare la ceramica, la pietra serena e soprattutto il ferro nelle composizioni filiformi aerodinamiche dei primi anni Sessanta e in quelle più solide e geometriche, dove la pittura ritorna sotto forma di campitura monocromatica come in Homage to Piet. Pepper è stata una dei primi artisti ad utilizzare il CorTen, che in seguito caratterizza la sua scultura. Quando scopre la ruggine è per lei come trovare una dimensione più profonda nel metallo, una dimensione che  ricorda la memoria umana. In questo senso afferma di voler rendere umano l’acciaio.[12]

E in effetti Beverly riesce a curvare il ferro verso l’interno sino a trovare forme bio- e antropomorfiche,  che danno ai suoi solidi presenza fisica e possanza spirituale.

In tutta la sua scultura si respira uno spirito religioso come lei stessa lo definisce[13]. L’artista si è sempre interessata all’idea della sopravvivenza come continuità oltre la morte.

La morte è una condizione a cui sono assoggettate le forme biologiche, ma non riguarda di quelle cosmiche, in continua evoluzione. Ed è per questo che Beverly ha spostato negli ultimi anni la sua osservazione all’immensità del cielo, alle sue linee curve, alle spirali.  La ricerca della dimensione cosmica nella scultura è coerente con la lunga esperienza di land art  sperimentata dall’artista.

Dalle composizioni degli anni Settanta, quando le sue sculture presentano una fuoriuscita dal baricentro, poi bilanciata da un contrappeso, alle ultime realizzazioni di Curvae in Curvae,  esposte alla Marlborough Gallery, Pepper s’impone nel panorama dell’arte internazionale come “sacerdotessa dell’equilibrio”. Silla senior, scultura di due tonnellate che si appoggia con grazia sul piazzale dell’Ara Pacis, ricorda con la sua forma a spirale le girali d’acanto del fregio dell’Ara Pacis. “Broken Circle” la scultura realizzata per il Parco di Brufa, in Umbria, sfida ogni legge della fisica e sembra davvero rendere l’idea di che cosa voglia dire “cadere in piedi”.

Raggiunto l’equilibrio si stabilisce una nuova condizione di continuità, che non è più fisica ma ideale come dimostra Drusilla Senior.

Quando in occasione della mostra di Forte Belvedere le chiesero se era preoccupata per il futuro rispose: “L’artista deve sempre credere”. Sono trascorsi circa vent’anni da questa affermazione e Beverly rinnova oggi all’Ara Pacis il suo atto di fede nel presente. Il mio augurio è che questa mostra accolta con entusiasmo da tutti noi,  possa essere di buon auspicio alla città di Roma.

[1] Pag. 62, catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”, 1998

[2] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo di Forte Belvedere, 1998

[3] Pag. 33, catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”

[4] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo di Forte Belvedere

[5] Pag. 19,  catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”

[6] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo di Forte Belvedere

[7] pag.21, catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”

[8] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo  di Forte Belvedere 

[9] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo della mostra di Forte Belvedere

[10] Pag.33, catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”

[11] Articolo “La Dama d’acciaio” pag. 60 nell’inserto “Donna” della Repubblica del 26 luglio 2014

[12] Pag.53, catalogo “Beverly Pepper. At The Fattoria di Celle”

[13] Dall’intervista di Bruno Corà nel catalogo di Forte Belvedere

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