Stagione d’Opera e Balletto 2014 ~ 2015
1, 4, 7, 10, 13, 17, 20, 27 febbraio 2015
L’incoronazione di Poppea
Opera in un prologo e tre atti
Libretto di Giovan Francesco Busenello
Musica attribuita a
CLAUDIO MONTEVERDI
e FRANCESCO CAVALLI
Finale composto da
FRANCESO SACRATI e
BENEDETTO FERRARI
Prima rappresentazione:
Venezia, Teatro SS. Giovanni e Paolo, 1643
Prima rappresentazione al
Teatro alla Scala: 1 giugno 1953, dir. Carlo Maria Giulini
Collazione
acritica, revisione, completamento ed edizione
dei
manoscritti cosiddetti di Venezia e di Napoli,
a cura di Rinaldo
Alessandrini
Nuova produzione
in coproduzione con Opéra National de Paris
Direttore RINALDO
ALESSANDRINI
Regia, scene e luci ROBERT WILSON
Collaboratore alla scenografiaANNICK LAVALLÉE-BENNY
Costumi JACQUES REYNAUD
Lighting designer A.J. WEISSBARD
Drammaturgia ELLEN HAMMER
Orchestra del Teatro alla Scala
Basso continuoConcerto Italiano
COMUNICATO STAMPA
Personaggi e
interpreti
Nerone
Leonardo
Cortellazzi
Poppea
/ La Fortuna Miah
Persson
La
virtù / Ottavia Monica
Bacelli
Amore
Silvia
Frigato
Ottone
Sara
Mingardo
Lucano,
1° soldato, 2° famigliare, 2° console Luca
Dordolo
2°
soldato, Liberto, 1° tribuno Furio
Zanasi
Arnalta
Adriana
Di Paola
Nutrice
Giuseppe
De Vittorio
Seneca
Andrea
Concetti
Valletto, 1° console Mirko
Guadagnini
Drusilla
Maria
Celeng
Mercurio,
Littore, 3° famigliare, 2° tribuno Luigi
De Donato
Damigella
Monica
Piccinini
1°
famigliare Andrea
Arrivabene
~ ~ ~ ~ ~ ~
Date:
domenica 1 febbraio 2015 ore 20 ~
turno E
mercoledì 4 febbraio 2015 ore 20 ~
turno A
sabato 7 febbraio 2015 ore 20 ~ turno
N
martedì 10 febbraio 2015 ore 20 ~
turno B
venerdì 13 febbraio 2015 ore 20 ~
turno D
martedì 17 febbraio 2015 ore 20 ~
turno C
venerdì 20 febbraio 2015 ore 20 ~
turno G La Scala Under 30
venerdì 27 febbraio 2015 ore 20 ~
ScalAperta
Prezzi: da 180 a 11 euro
Prezzi
ScalAperta: da 90 a 5,5 euro
Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org
L’incoronazione di Poppea
Rinaldo Alessandrini e Robert Wilson portano a compimento la
trilogia monteverdiana
inaugurata dall’Orfeo
nel 2009 e proseguita con Il ritorno di
Ulisse in patria nel 2011
L’incoronazione di Poppeain scena dal 1° febbraio
conclude il trittico dedicato a Claudio Monteverdi realizzato dal Teatro alla
Scala in coproduzione con l’Opéra National de Paris e affidato a Rinaldo
Alessandrini per la direzione d’orchestra e a Robert Wilson per la regia. Il
progetto è stato inaugurato da L’Orfeo nel
2009 ed è proseguito con Il ritorno di
Ulisse in patria nel 2011. Per la Scala si tratta di un viaggio alle radici
del melodramma e alla riscoperta di un musicista immenso il cui teatro conserva
un’efficacia che incanta e seduce anche gli ascoltatori di oggi.
Con L’Incoronazione di Poppea Monteverdi e
il suo librettista Gian Francesco Busenello presentano per la prima volta nella
storia del teatro musicale accadimenti storici e non mitologici, attingendo ai
resoconti di Tacito e mettendo in scena personaggi reali se pure con abbondanti
licenze. Il racconto si dipana rapido tra sfrenate ambizioni, delitti e una
sensualità che non conosce costanza o rimorso, ostentando un’indifferenza ai
dettami della morale che desta stupore anche tenuto conto dei costumi della
Venezia secentesca e delle correnti culturali libertine che animavano consessi
quali l’Accademia degli
Incogniti, di cui il Busenello faceva parte.
Lo spettacolo
scaligero si avvale dell’esperienza di Rinaldo Alessandrini, uno dei più
prestigiosi musicisti italiani. Organista, clavicembalista, direttore
d’orchestra e fondatore del Concerto Italiano, Alessandrini ha dato un
contributo decisivo all’interpretazione della musica barocca in particolare
italiana, restituendo alla prassi esecutiva storicamente informata gli elementi
di cantabilità, fluidità e soprattutto attenzione all’articolazione della
parola che restavano difficilmente accessibili a molti dei migliori complessi
europei. Non a caso il Times di Londra lo ha definito “the man who has done so much to make Italian Baroque music
sound Italian again”.Nel 2003 Rinaldo Alessandrini è stato nominato
Chevalier dans l’ordre des Artes et des Lettres dal Ministro francese della
Cultura.
Robert Wilson colloca la
vicenda in una scena continuamente cangiante, in cui il restringersi e
l’allargarsi degli spazi segue la stringente concatenazione degli eventi. Il
prologo si svolge in un atrium romano il cui muro è stato ricoperto dalle
radici di un fico, simbolo di una natura che insidia le costruzioni della civiltà
(il riferimento è anche alle radici del fico che coprono il muro del tempio di
Angkor, in Cambogia, delle quali si dice che destino l’amore in chi le tocca).
Il muro torna, libero e intatto, nella casa di Poppea: ma all’infittirsi dell’intrico
delle passioni corrisponderà il moltiplicarsi degli alberi che via via
sostituiranno le colonne come nella Betsabea
al bagno del Veronese. Il palazzo di Nerone è uno spazio aperto delimitato
da colonne in cui l’irrequietezza dei sentimenti è rappresentata da un blocco
di pietra incrinato. Si torna a spazi delimitati per la casa di Seneca, un
atrio da cui s’intravede un albero le cui radici sono state strappate dal
suolo. L’obelisco oggi sito in Piazza San Pietro (un tempo circo di Nerone)
campeggia nella scena successiva, che si svolge in una strada romana. Vedremo
poi anche un enorme capitello proveniente dal foro romano. Lo spettacolo si
conclude in una stilizzazione astratta della Domus Aurea. Ammantando le scene
in luci dai sovrannaturali colori pastello Wilson ci ricorda che L’incoronazione di Poppea è un racconto
che attraversa gli istinti peggiori dell’uomo ma si conclude con il trionfo di
Amore.
Robert Wilson ha debuttato al
Piermarini nel 1979 con il balletto Edison
su musiche di Michael Riesman; è tornato nel 1987 con la storica Salome di Richard Strauss diretta da
Kent Nagano con Montserrat Caballé e quindi nel 1979 con il Doktor Faustus di Giacomo Manzoni
diretto da Gary Bertini con i costumi di Gianni Versace.
L’opera
L’incoronazione di Poppeaè titolo tra i più misteriosi e più
interessanti della storia del melodramma. La prima opera della storia ad
abbandonare i cieli della mitologia per scendere nel crogiuolo delle passioni
di esseri umani realmente esistiti ci giunge in forma parziale, incompleta. “La coronatione di Poppea” andò in scena
al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia nel 1643 ma l’unico documento che
ce ne resta è un sunto della trama. Il libretto di Gian Francesco Busenello, sorprendente
per realismo, sensualità e disincanto, viene pubblicato nella raccolta Delle hore ociose nel 1656 ma senza
l’indicazione del nome del compositore, che manca anche nelle due partiture
manoscritte conservate a Venezia e a Napoli. Gli studiosi convergono ormai nel
considerare antecedente il manoscritto veneziano che, attraverso diverse
versioni intermedie oggi perdute e verosimilmente riferibili a riprese nella
città lagunare realizzate nella cerchia di Francesco Cavalli (dalla cui Doriclea proviene la Sinfonia introduttiva)
si arricchisce e si sviluppa fino a sfociare nell’edizione napoletana del 1651.
Numerosi e diversi gli apporti musicali: oltre al citato Cavalli si fanno i
nomi di Benedetto Ferrari, Francesco Sacrati e Filiberto Laurenzi, così che a
Monteverdi non può essere attribuito più del 60% della partitura. Certamente
non attribuibile a Monteverdi è il celebre duetto finale, il cui testo
compariva già nel Pastor regio di
Ferrari (1641) e sarebbe tornato nel Trionfo
della fatica del Laurenzi (1647). Dopo decenni di studi e ricerche le
versioni di Venezia e di Napoli restano non sovrapponibili, lasciando alla
scelta degli esecutori la collazione dei numeri da eseguire. I casi più
vistosi, come la scelta di una delle due sinfonie o l’inserimento o meno del
coro degli Amori al termine, sono solo una piccola parte delle decisioni che il
direttore deve assumere. Entrambe le partiture, inoltre, non indicano quali e
quanti strumenti utilizzare e neppure da quali voci far interpretare i diversi
personaggi.
Poppeaalla Scala
A lungo
dimenticata, L’incoronazione di Poppea
torna alla vita nel 1905 grazie alla passione del compositore Vincent d’Indy,
che organizza e dirige un’esecuzione in forma di concerto al Conservatorio di
Parigi. La prima italiana moderna avviene nel 1917 al Liceo Musicale di Torino,
ma va ricordata l’esecuzione in forma scenica del 1937 al Giardino di Boboli
per la regia di Corrado Pavolini: dirige Gino Marinuzzi, cantano tra gli altri
Gina Cigna, Magda Olivero e Tancredi Pasero.
Alla Scala Poppea arriva nel 1953 nella revisione e
strumentazione di Giorgio Federico Ghedini, con Carlo Maria Giulini a dirigere
Carla Petrella come protagonista, Rolando Panerai come Ottone e Mario Petri
come Seneca in uno spettacolo di Margherita Wallmann. L’edizione successiva,
nel 1967 è diretta da Bruno Maderna e riprende la revisione di Giacomo
Benvenuti già ascoltata a Boboli trent’anni prima. Un cast sontuosissimo
formato da Grace Bumbry (Poppea), Giuseppe di Stefano (Nerone, in alternanza
con Renato Gavarini) e Leyla Gencer (Ottavia) anima un nuovo allestimento
firmato dalla Wallmann. Nel 1978 Nikolaus Harnoncourt porta alla Scala la
fortunata messa in scena di Jean-Pierre Ponnelle di cui esiste anche
documentazione cinematografica. Harnoncourt cura personalmente la revisione,
cantano Rachel Yakar (Poppea), Vincenzo Taramelli (Nerone), il controtenore
Paul Esswood (Ottone) e Matti Salminen come Seneca. Anche Alberto Zedda nel
1994 è revisore e direttore d’orchestra. Le voci, tutte italiane, comprendono
Anna Caterina Antonacci nel ruolo del titolo, William Matteuzzi come Nerone e
Bernadette Manca di Nissa come Ottone.
Milano, 21 gennaio 2015