Locandina Roi et mecenes |
Rois et mécènes.
La cour de Savoie et les formes du rococo. Turin 1730 – 1750
Musée des Beaux-Arts di Chambéry, 3 aprile – 24 agosto 2015
La mostra Rois et mécènes. La cour de Savoie et les formes du rococo. Turin 1730 – 1750 nasce dalla collaborazione tra i musei di Chambéry e di Torino, le due capitali dell’antico Ducato sabaudo, gemellate dal 1957 e unite da costanti rapporti di scambio.
L’esposizione è stata curata da Enrica Pagella e Clelia Arnaldi di Balme, rispettivamente Direttore e conservatore di Palazzo Madama, e realizzata da Caroline Bongard, direttore dei musei di Chambery. Si articola in cinque sezioni e mette in relazione 74 opere delle collezioni di Palazzo Madama con importanti lavori di Francesco Ladatte, Francesco Solimena, Claudio Francesco Beaumont e ritratti della famiglia reale. Si tratta di dipinti, disegni, incisioni, arredi, terrecotte, argenti, ceramiche, arazzi che illustrano la ricchezza della decorazione delle residenze reali progettate e rinnovate sotto la regia di Juvarra, l’intervento di pittori provenienti da ogni parte d’Italia (Giambattista Crosato, Giovanni Paolo Pannini, Agostino Masucci, Sebastiano Conca, Francesco Solimena, Francesco De Mura), la raffinatezza dell’ebanisteria di Luigi Prinotto e Pietro Piffetti, la produzione delle manifatture di ceramica torinesi, le sperimentazioni teatrali e l’affermarsi delle accademie di pittura e scultura volute da Carlo Emanuele III sotto la guida del pittore di corte Claudio Francesco Beaumont.
Il percorso espositivo illustra le vicende della produzione artistica piemontese nel periodo in cui l’incontro tra un ambizioso sovrano come Vittorio Amedeo II e un geniale architetto come Filippo Juvarra proietta la cultura del regno sabaudo nell’orizzonte della modernità europea. Il profilo di Torino, la nuova capitale voluta nel 1563 da Emanuele Filiberto, viene così ad incastonarsi nella capitale antica, Chambéry, per tutto il medioevo cuore pulsante del ducato e sempre considerata, con i suoi territori, il vero nid d’aigle della dinastia. È proprio a Chambéry che Vittorio Amedeo II si ritira nel 1730 dopo l’abdicazione a favore del figlio Carlo Emanuele III, e il progetto di Juvarra per l’altare della Sainte-Chapelle sta a dimostrare la persistenza di questo legame. Gli artisti viaggiano, si spostano di corte in corte, portano con loro le innovazioni e diffondono il gusto rococò: le loro opere si trovano oggi a Palazzo Madama, ma anche, per alcuni di loro, al Museo di Chambéry.
Ripercorrere oggi le attività artistiche promosse dalla corte di Savoia a Torino alla metà del XVIII secolo, significa ritrovare la storia di un territorio comune, ma anche condividere i valori e le inflenze culturali in nome dei quali sono stati eretti dei monumenti e fissati dei punti di riferimento storici ancora ben presenti nella memoria collettiva. Una mostra che offre l’opportunità di costruire, intorno ai temi della storia, il segno di nuovi scambi culturali, professionali e umani e, per questa via, di trovare nuove condizioni per la sostenibilità della cultura, conquistando nuovi pubblici e identificando temi di sviluppo condivisibili anche sul piano europeo.