Teatro Goldoni: ‘Il vero amico’, Lorenzo Lavia sulle orme del padre Gabriele Lavia

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2 LOW – Il Vero Amico_ ph. Federico Riva

da mercoledì 8 a domenica 12 aprile,
Teatro Goldoni

mercoledì-sabato ore 20.45

domenica ore 15.45

Pietro Mezzasoma presenta

IL
VERO AMICO

diCarlo Goldoni

con Massimo De Francovich, Gianna Giachetti, Lorenzo
Lavia, Francesco Bonomo

eFederica Rosellini, Massimo Di Michele, Valentina
Bartolo, Daniel Dwerryhouse

sceneMatteo Soltanto

musichePaolo Daniele

costumiAlessandro Lai

disegno luciPietro Sperduti

regiaLorenzo Lavia

Da
mercoledì un nuovo Goldoni al Teatro Goldoni. Lorenzo Lavia, sulle orme del
padre Gabriele Lavia che lo mise in scena nel ’78-’79, dirige e interpreta Il vero amico, bel testo del 1751 sul
tema amore-amicizia, fra i meno noti e rappresentati del drammaturgo veneziano.
Accanto a lui, Massimo De Francovich, di recente in Lehman Trilogy, spettacolo-testamento di Luca Ronconi, Gianna
Giachetti e Francesco Bonomo. Un Goldoni fuori da manierismi e dalle smancerie,
da battute e ventagli, che si mostra ironico spettatore del reale e creatore di
parole rilevatrici delle inquietudini morali, di ieri e di oggi.

A sei anni si aggirava incuriosito dietro le quinte
quando suo padre Gabriele Lavia dirigeva e interpretava Il vero amico di Carlo Goldoni. Oggi Lorenzo Lavia debutta da
regista e protagonista di questa bella e divertente commedia che Goldoni, nelle
sue Memorie, afferma di aver tratto
da un aneddoto storico, in accordo con il pubblico di Venezia che lo vide
rappresentato nel 1751 durante il carnevale. Sul palco del teatro di via Santa
Maria il drammaturgo veneziano si è già affacciato in questa stagione con Gli innamorati, regia di Andrée Ruth Shammah.

“Mio padre debuttò dove ho debuttato io l’estate
scorsa, al Festival Teatrale di Borgio Verezzi, in Liguria”, ricorda Lorenzo
Lavia, “oltre a lui c’erano Ottavia Piccolo, Renato De Carmine, Giampiero
Bianchi, e anche mia madre Annarita Bartolomei. Mi ricordo bene tutti gli
spettacoli fatti da papà, ho una memoria precisa e di quello, in particolare,
ho un ricordo abbastanza lucido. Si rideva molto. Anche nel mio si ride, ma ha
un finale più cupo, è venuta fuori l’anima più dark di Goldoni. Siamo in due
mondi completamente diversi. Una cosa, però, ci unisce: io ho lavorato sul suo
stesso copione.”

Il vero
amico
Florindo (Lorenzo Lavia) si
innamora corrisposto di Rosaura (Federica Rosellini), promessa sposa di Lelio (Francesco
Bonomo), suo amico fraterno e vi rinuncia – o sembra farlo – per amicizia. Ma a
guardare meglio ognuno di loro ha un difetto: Lelio sembra amare più la dote
che Rosaura e Florindo forse fugge da una Rosaura un po’ troppo spregiudicata.
E Goldoni fa per Beatrice (Gianna Giachetti), che “per ragion d’età, tuttavia
per amor si umilia e si illude”, Ottavio (Massimo De Francovich), un avaro ‘episodico’,
e per tutti gli altri personaggi, li rovescia, mostrandone il lato d’ombra. Nella
vicenda i momenti esilaranti si alternano a quelli seri, il grottesco al
caricaturale: un attento e fine osservatore come Goldoni non poteva lasciarsi
sfuggire quanto di comico e paradossale accadesse nella società del suo tempo.

“Ho voluto mettere in scena Il vero amico perché fa ridere”, afferma Lavia, “senza falsi giri
di parole è stato questo il primo motivo per la scelta del testo. Carlo Goldoni
verso la metà del Settecento cominciò a porsi il problema dello scarso successo
delle sue opere all’estero, come diceva lui ‘talvolta compatite’, e attribuì la
colpa al fatto che il suo fosse un teatro ‘più di dialogo, che di intreccio’.
Ecco, Il vero amico è l’esatto
opposto: ha un trama molto divertente, fatta di equivoci, con un personaggio di
nome Ottavio, anche lui padre, anche lui ‘avaro’ come Arpagone, anche lui con
il grande problema della cassetta, che è fondamentale per lo svolgimento della
storia.”

In Francia fu al centro di un vivace scandalo
letterario: Diderot, che venne accusato di averne attinto spunti per II figlio naturale, a sua volta accusò
Goldoni di plagio proprio nei confronti de L’avaro
di Molière. Questo fatto ha permesso a Lorenzo Lavia di “tradurre” e “trasportare”
in scena Il vero amico.

“Goldoni non accettò la parola ‘plagio’, dicendo che
si trattava di storie diverse”, spiega Lavia, “però, con grande onestà
intellettuale, in una lettera di risposta a Diderot ammise la citazione, il
gesto d’affetto nei confronti de L’avaro.
Ma questo ‘gesto d’affetto’ è molto importante all’interno della commedia. È
proprio partendo da questo punto che ho risolto il mio ‘problema’ di dover
tradurre/tradire il testo: ho aggiunto in due punti dello spettacolo delle
battute prese da L’avaro, nella
versione di Cesare Garboli, diretta e interpretata da mio padre nel 2003-2004
(io facevo Cleante), che traduce e tradisce il testo originale, ma ce ne apre
anche un mondo più nascosto, senza toccare le parole scritte da Goldoni e soprattutto
il mio primo intento, che resta quello di far ridere il pubblico.”

Florindo diventa trionfatore della più violenta
passione in grazia dell’amicizia, facendo a una così rara virtù il sacrificio
del cuore “e a taluno parve sorprendente e difficile tal carattere”, scrive
Goldoni. Di fatto, Il vero amico sembra
apparentarsi a molto teatro europeo, in particolare all’ambiguità di Marivaux,
e sottende alla tipica comicità goldoniana, costruita sulla ripetizione di
equivoci e sorprese, una sorta di sguardo cinico e disincantato sui protagonisti
che vengono esposti alla crudezza di una lettura non sentimentale di una storia
di sentimenti.

Può accadere pertanto che, presi dall’intreccio
brillante o dalla ‘verità’ dei personaggi, non ci si accorga di sorridere e di
ridere un po’ anche di noi stessi.

Intervista
a Lorenzo Lavia

diMatteo Brighenti

Perché ha
scelto di portare in scena Il vero amico?

“Perché fa ridere. Senza falsi giri di parole è stato
questo il primo motivo per la scelta del testo. Ma è anche vero che il riso è
solo l’effetto di un pensiero molto più profondo e non ci si può fermare
solamente a questo, specialmente quando si affronta un grande della nostra
tradizione teatrale come Carlo Goldoni.”

Lei ha un grande
predecessore: suo padre, Gabriele Lavia, diresse e interpretò Il vero amico nella stagione ’78-’79.
Lei aveva sei anni.

“Mio padre debuttò dove ho debuttato io l’estate
scorsa, al Festival Teatrale di Borgio Verezzi, in Liguria. Oltre a lui c’erano
Ottavia Piccolo, Renato De Carmine, Giampiero Bianchi, e anche mia madre
Annarita Bartolomei. Mi ricordo bene tutti gli spettacoli fatti da papà, ho una
memoria precisa e di quello, in particolare, ho un ricordo abbastanza lucido.
Si rideva molto. Anche nel mio si ride, ma ha un finale più cupo, è venuta
fuori l’anima più dark di Goldoni. Siamo in due mondi completamente diversi.
Una cosa, però, ci unisce: io ho lavorato sul suo stesso copione.”

Qual è la
particolarità di questo testo?

“Carlo Goldoni verso la metà del Settecento cominciò
a porsi il problema dello scarso successo delle sue opere all’estero, come
diceva lui ‘talvolta compatite’, e attribuì la colpa al fatto che il suo fosse
un teatro ‘più di dialogo, che di intreccio’. Ecco, Il vero amico è l’esatto opposto: ha un trama molto divertente,
fatta di equivoci, con un personaggio di nome Ottavio, anche lui padre, anche
lui ‘avaro’ come Arpagone, anche lui con il grande problema della cassetta, che
è fondamentale per lo svolgimento della storia.”

Che
difficoltà ha incontrato?

“Quando mettiamo in scena un autore straniero,
specialmente un classico, si ha la ‘fortuna’ di poterlo tradurre e quindi di
estrapolare il vero significato della parola, soprattutto se si tratta di un
linguaggio antico. Gli inglesi invidiano gli attori degli altri paesi perché
possono tradurre Shakespeare e non essere costretti a un verso e un ritmo che
spesso tolgono il vero significato della parola. Io credo che nel teatro di
oggi siamo costretti a tradurre, a trasportare, a tradire un testo.”

Come si
traduce tutto questo in scena?

“In una diatriba dell’epoca Diderot fu accusato di
plagio nei confronti Goldoni, ma Diderot, a sua volta, accusò di plagio Goldoni
nei confronti di Molière per aver copiato il personaggio di Arpagone ne Il vero amico. Goldoni non accettò la
parola ‘plagio’, dicendo che si trattava di storie diverse, però, con grande
onestà intellettuale, in una lettera di risposta a Diderot ammise la citazione,
il gesto d’affetto nei confronti de L’avaro.
Ma questo ‘gesto d’affetto’ è molto importante all’interno della commedia. È
proprio partendo da questo punto che ho risolto il mio ‘problema’ di dover
tradurre/tradire il testo: ho aggiunto in due punti dello spettacolo delle
battute prese da L’avaro, nella
versione di Cesare Garboli, diretta e interpretata da mio padre nel 2003-2004
(io facevo Cleante), che traduce e tradisce il testo originale, ma ce ne apre
anche un mondo più nascosto, senza toccare le parole scritte da Goldoni e
soprattutto il mio primo intento, che resta quello di far ridere il pubblico.”

BIGLIETTI

La replica di martedì 7 aprile è stata cancellata
per motivi tecnici. Chi ha già acquistato il biglietto o ha scelto lo
spettacolo nel pacchetto ‘Aggiungi Goldoni’ può richiedere lo spostamento a
un’altra replica oppure il rimborso recandosi entro e non oltre sabato 11
aprile
nel punto vendita Boxoffice dove ha effettuato l’acquisto.

INTERI

Platea € 15,00 ● Posto palco € 12,00

RIDOTTI(escluso domenica)

OVER 60, UNDER 26, SOCI UNICOOP
FIRENZE

Platea € 12,00 ● Posto palco € 10,00

BIGLIETTERIA

Teatro della Pergola, via della
Pergola 18, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.

Orario: dal lunedì al sabato dalle
9.30 alle 18.30.

Online su www.teatrodellapergola.com e tramite
la App del Teatro della Pergola.

Circuito
regionale Boxoffice.

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