Marcello Panni, direttore1 |
Apokàlypsis
Oratorio di Marcello Panni in due parti e sette quadri, con un prologo e un epilogo, tratto dall’Apocalisse di Giovanni, su progetto del Cardinale Gianfranco Ravasi, per due voci recitanti, coro misto e coro di bambini, orchestra di strumenti a fiato e percussioni
Presentazione di Marcello Panni
Il testo dell’oratorio è un estratto di brani dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia; la scelta dei versetti è stata fatta secondo le indicazioni di uno dei massimi commentatori delle Sacre Scritture, S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi.
Dalle sue indicazioni ho tratto un libretto per una moderna sacra rappresentazione con due voci recitanti, un uomo e una donna, che recitano i versetti in italiano, alternandosi e a volte sovrapponendosi alla musica. Il coro invece intona la versione in latino, ma anche in francese, inglese, tedesco, spagnolo, e nel finale in greco, lingua in cui probabilmente si è diffusa l’Apocalisse nei primi secoli del cristianesimo.
La visione di Giovanni è tutta piena di riferimenti alla musica: suonano, e più volte, le 7 trombe e le arpe, si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, per non tacere dei rumori naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme, del terremoto.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora? Come incarnare quegli strumenti, che tante volte abbiamo visto negli affreschi del Beato Angelico e Signorelli?
Varie sono state le mie scelte: simbolicamente ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica. Non sono forse sette le note e sette i cieli, che ruotando attorno alla Terra producono l’Armonie delle Sfere? Sette sono anche i quadri, come grandi affreschi, che compongono l’oratorio, con un prologo e un epilogo, in tutto 9 parti (altro numero magico, 3 alla seconda, cioè la Trinità al quadrato!).
Ma la cosa più difficile era scegliere lo stile armonico e melodico di un testo così complesso. Rinunciando a un’Apocalisse tecnologica con effetti elettronici e stile cinematografico (era la soluzione più ovvia), ho scelto una lettura austera che evochi piuttosto un rito sciamanico, una sacralità primitiva, una cerimonia antica e senza tempo, con elementi di folklore e la cui ispirazione mi viene dalle gigantesche tappezzerie medievali dell’Apocalisse di Angers, che conosco e amo da molti anni, tessute per le grandi solennità della sua cattedrale.
Ho scelto di prendere come temi principali alcune melodie sciamaniche di origine aborigena del Sud America, innestandole su una rievocazione di forme contrappuntistiche medioevali (motetus, conductus, organum) e sulla solmizzazione gregoriana. L’armonia sarà aspra e dissonante basata su incontri politonali di scale difettive, tipiche della musica aborigena. Dovendo dare un riferimento musicale immediato, citerei la Création du Monde e La mort d’un Tyran di Darius Milhaud o Laborintus II del suo allievo e mio maestro Luciano Berio.
Quarantacinque strumenti a fiato, come un gigantesco organo a canne, a cui si aggiungono quattro percussionisti (45 + 4 = 49 cioè il quadrato di 7) che evocheranno ritmi e rumori, sacri e profani.
Il coro di 28 elementi (7x 4) è anch’esso suddiviso, secondo il testo, in 24 Anziani e quattro Viventi (Aquila, Bue, Angelo e Leone) che costituiscono la corte in adorazione dell’Agnello. Il coro sarà di volta in volta processionale, danzante, eco dei recitanti, rumoreggiante e tuonante; mentre la purezza delle voci bianche si inserirà nei momenti angelici. Le due voci recitanti si divideranno il testo: quella maschile nella parte più visionaria, quella femminile nella sconfitta di Satana (primo finale) e nella discesa della Gerusalemme Celeste (secondo finale). Prima di ognuna delle due parti, a guisa di prefazione e intermezzo, S.E. Cardinal Ravasi, cui è dedicato il mio lavoro, commenterà personalmente il contenuto simbolico del testo di Giovanni.
La prima esecuzione assoluta di Apokàlypsis ha avuto luogo al Festival di Spoleto 2009, che l’ha commissionato, nello scenario della piazza del Duomo.
PERSONAGGI e INTERPRETI
Giovanni: Elio De Capitani
La Sposa Celeste: Chiara Muti
I Quattro Viventi: 4 voci recitanti dal coro
I 24 Anziani: coro misto a 4 voci
Gli Angeli: coro di voci bianche
Direttore d ‘orchestra: Marcello Panni
Commento: S. E. Cardinal Gianfranco Ravasi
Orchestra Sinfonica, Coro e Coro Voci bianche de laVerdi
Introduzione del Cardinale Gianfranco Ravasi
Quando si apre il libro dell’Apocalisse, si prova un’attrazione e una vertigine.
È un testo striato dal sangue della storia ma è anche un’opera di contemplazione, immersa in un alone di luce dal quale alla fine emerge una città perfetta e ideale in cui non si piange più, in cui la morte non ha più residenza e su cui si accende una luminosità trascendente.
L’Apocalisse è, quindi, un testo proteso al futuro della speranza, più che un oroscopo sul destino della storia umana, si presenta come una lettura «del presente in funzione del futuro», come scriveva il famoso teologo Karl Rahner.
Bene e male ormai si fronteggiano per l’estremo duello, sostenuto da schiere avverse di angeli e demoni.
Alla Babilonia trionfante del mondo attuale si attende che subenti la Gerusalemme nuova e santa.
È sulla trama di queste pagine che il Maestro Marcello Panni ha voluto tessere le sue armonie musicali, esprimendo la sua reazione di artista di fronte a un immenso orizzonte di simboli e di messaggi, così che l’Apocalisse torni ancora a parlare all’uomo del nostro tempo spesso distratto e senza speranza.
Che cosa unisce un libro così “esplosivo” come l’Apocalisse biblica e un evento operoso e programmatico come l’Expo 2015 milanese? Certo, si potrebbe dire che “nutrire il pianeta” e i suoi abitanti non è solo una questione fisica perché «l’uomo non vive di solo pane» ma anche di cultura, di spiritualità, di bellezza e la lettura di un capolavoro letterario com’è appunto quest’ultimo libro della Bibbia può esserne la conferma.
Ci sono, però, altre ragioni che ne giustificano la connessione. Innanzitutto l’Apocalisse ci ammonisce sulla tragica devastazione che la prepotenza di Stati e di strutture economiche, la guerra, la corruzione (Babilonia, la Bestia, la Prostituta) possono perpetrare in questa “aiuola” mirabile, come Dante definiva la Terra. Spesso, infatti, nelle pagine di questo libro si descrivono l’inquinamento dei fiumi, l’inaridimento delle sorgenti, la desertificazione dei terreni, gli squilibri planetari, gli scontri bellici, le persecuzioni.
Inoltre – come si legge nel cap. 6 – se è vero che sulla terra corrono i cavalieri della guerra, della violenza, della morte, c’è anche il cavallo nero che ha in sella un personaggio armato di una bilancia destinata a pesare le ormai scarse risorse del pianeta, incarnando così la fame. L’ingiustizia in tutte le sue forme sconvolge l’orizzonte in cui l’umanità vive. L’imperialismo, rappresentato da Babilonia-Roma di allora, celebra i suoi trionfi, creando un corteo di sudditi timorosi e di vittime.
L’Apocalisse, però, non è – come l’opinione comune crede – un puro e semplice registro di catastrofi sul modello del film Apocalypse now, che pure si ispira a questo scritto neotestamentario. Anzi, la meta a cui vuole condurre è offerta nelle sue due ultime pagine luminose, che potrebbero essere assunte a modello esemplare per l’Expo stesso. È la nascita di una nuova città, la Gerusalemme perfetta nella sua struttura urbana, nella nobiltà dell’arte che la orna, nella fecondità dei suoi terreni, capaci di produrre alberi che fruttificano ogni mese e le cui foglie sono terapeutiche.
Un progetto, quindi, di giustizia e di sviluppo a cui, secondo l’Apocalisse, sono convocati tutti coloro che escludono corruzione, egoismo, violenza e scelgono la via della verità, della bellezza e dell’amore. Un appello, quindi, alla fiducia e a una vera palingenesi politica, sociale, economica, culturale, etica e spirituale.
Biografia
Marcello Panni, compositore e direttore d’orchestra. Romano, dalla fine degli anni ’70 è ospite regolare delle principali istituzioni musicali italiane e dei più importanti teatri lirici internazionali, quali l’Opéra di Parigi, il Metropolitan di New York, il Bolshoi di Mosca, la Staatsoper di Vienna, la Deutsche Oper, il Covent Garden di Londra, il Liceu di Barcelona.
Oltre alle più note opere di repertorio, Panni ha diretto la prima esecuzione assoluta di Neither di Morton Feldman all’Opera di Roma (1976), di Cristallo di Rocca di Silvano Bussotti alla Scala di Milano (1983), di Civil Wars di Philip Glass all’Opera di Roma (1984) e di Patto di Sangue di Matteo d’Amico al Maggio Musicale Fiorentino (2009).
Panni ha composto diverse opere liriche: Hanjo per il Maggio Musicale Fiorentino (1994); Il Giudizio di Paride, per l’Opera di Bonn (1996), The Banquet (Talking about Love), libretto di Kenneth Koch, per l’Opera di Brema (1998) e ripresa più volte in Italia. Nell’aprile 2005 ha presentato al Teatro San Carlo di Napoli l’opera in due atti Garibaldi en Sicile.
Per la cattedrale di Nizza, ha scritto nel 2000 una Missa Brevis; per il Duomo di Milano nel 2004 il mottetto Laudate Dominum e per il Festival di Spoleto 2009 ha composto l’oratorio i due parti Apokàlypsis, su testo tratto da San Giovanni.
Nel 1994 Marcello Panni è nominato direttore artistico dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e, quasi contemporaneamente, direttore musicale dell’Opera di Bonn. Nel settembre del 1997 assume la carica di direttore musicale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Nizza. Dal 1999-2004 è direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana. Nell’autunno 2000 lascia l’Opera di Nizza per ricoprire il posto di consulente artistico al Teatro San Carlo di Napoli, che mantiene per due stagioni. Nel 2003 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Dal 2007 al 2009 ha ripreso la direzione artistica dell’Accademia Filarmonica Romana.
E’ stato direttore artistico e principale della Orchestra Sinfonica Tito Schipa di Lecce dal 2008 al 2012 .