GERANI PER LA GUERRA ” REGIA DI LUCA MILESI AL TEATRO ARVALIA 14-17 MAGGIO 2015

LA GUERRA VISTA DAL PALCOSCENICO.

Maria Concetta Liotta

LA COMPAGNIA ENTER DAL 14 AL 17 MAGGIO  PORTA IN SCENA  AL TEATRO ARVALIA  “GERANI PER LA GUERRA” DI DENNIS CANNAN, con Andrea Zanacchi, Maria Concetta Liotta, Alberto Albertino, Lorenzo Guerrieri, Marco Fioravante, Luca Morciano, Marica Malgarini, REGIA DI LUCA MILESI

La guerra vista dal palcoscenico sarà la protagonista assoluta dello spettacolo messo in scena dalla Compagnia Enter al Teatro Arvalia dal 14 al 17 maggio. Sul palcoscenico diretto da Emanuele Faina approda il testo di  Dennis Cannan “Gerani per la guerra”,    traduzione di Ada Salvatore, regia di Luca Milesi, con Andrea Zanacchi, Maria Concetta Liotta, Alberto Albertino, Lorenzo Guerrieri, Marco Fioravante, Luca Morciano, Marica Malgarini. Scenografie e costumi di Marianeve Leveque. Disegno luci di Luca Imola.
E’ l’ultima notte di una lunga guerra: in teoria non sappiamo quale e non importa. Lo spazio è quello del territorio conteso, noto anche come “terra di nessuno”, dove il ciclo della morte ha sostituito a lungo quello della vita, in una “normalità” che nessuno è stato in grado di inceppare; fino a quella giornata, a quella sera, in cui un odore iniziò a sprigionarsi nell’aria, come chiara percezione del ritorno del sole. Il luogo è quello di una cucina di una fattoria, in cui Smilia aspetta il ritorno del marito da una importante missione per conto delle forze della Resistenza. La guerra però ha il potere di cancellare le vite e di sconvolgere l’immaginario ed i sentimenti di chi la combatte e di chi la subisce, al punto da rendere possibili le “relazioni pericolose” fra la moglie onesta per antonomasia e l’ufficiale dell’esercito occupante ormai sfiancato dalla lotta e annoiato dalla seduzione per puro sesso delle donne capitate sul suo cammino. Denis Cannan, uno dei pilastri della drammaturgia inglese del XX secolo, ha scritto “Gerani per la guerra” nel 1951. “Captail Carvallo”, questo il titolo originale dell’opera tradotta per l’Italia da Ada Salvatore, contribuì certamente ad aprire la strada a quel filone letterario che ebbe per vocazione la riscoperta della personalità, dei desideri e delle pulsioni che mai avevano cessato di esistere e di battere in quell’umanità che era stata ricoperta dalla polvere e dal fuoco di trent’anni di guerra, durati dall’agosto del 1914 al settembre del 1945. Smilia Darde, suo marito Gaspare, il Capitano Carvallo e il soldato Gross, il Professor Vinke e il Barone capo dei partigiani, la giovane domestica Annina, a volte non sembrano neanche essere le creature umane condannate dal destino a nascere in quell’Età della Catastrofe; la delicatezza, la speranza, la furbissima ironia usate da Cannan come ingredienti del loro linguaggio, come colonne portanti di quella che è anche una commedia, riescono a rendere perfettamente l’immagine di una generazione di increduli sopravvissuti, in procinto di uscire dalla guerra con in mente un solo desiderio: ricominciare.