Teatro della Pergola: “La prossima stagione”, Michele Santeramo e l’inadeguatezza di due persone normali

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2 LOW – La prossima stagione

da giovedì 14 a sabato 16 maggio ore 18.45, Teatro
della Pergola

Fondazione Teatro della Toscana

Michele
Santeramo

LA
PROSSIMA STAGIONE

Spettacolo
da leggere

da un’idea
di
Luca Dini e Michele Santeramo

di e conMichele Santeramo

immaginiCristina Gardumi

assistente alla regiaErica Artei  

musiche diSergio Altamura, Giorgio Vendola, Marcello Zinni

debutto 29 gennaio 2015 Pontedera, Teatro Era

Durata: 50 minuti, atto unico

Da giovedì
primo appuntamento con la rassegna ‘A teatro prima di cena’, a firma Fondazione
Teatro della Toscana.
Michele Santeramo, fra le voci più interessanti della
drammaturgia italiana contemporanea (vincitore del premio della critica 2013,
premio Hystrio 2014 e fra i finalisti nello stesso anno agli Ubu per Il guaritore) presenta La prossima stagione, uno ‘spettacolo da
leggere’ in cui non ci sono attori, ma solo personaggi che dialogano attraverso
la voce di un narratore. Così, sulle immagini di Cristina Gardumi, che fanno da
contrappunto al testo, mostrandoci la fisicità dei protagonisti, si snoda la
storia di Massimo e Viola, marito e moglie, dal 2015 al 2065. Un lungo arco di momenti
alla ricerca della tenerezza perduta, in un futuro prossimo quanto imprevedibile.

Cosa può succedere tra sessant’anni? Come le nostre
vite dovranno adeguarsi ai mutamenti che le scelte di oggi produrranno? Michele
Santeramo, non un attore, ma un drammaturgo d’eccezione, guida ne La prossima stagione un lui e una lei,
marito e moglie, al presente di sei momenti della loro storia, dal 2015 al 2065,
a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, per cercare una risposta a come le
vite delle persone saranno costrette a modificarsi, accontentarsi, piegarsi
alle trasformazioni del mondo. Un monologo, scritto, diretto e interpretato da
Santeramo, che sul palco è accompagnato dalle immagini di Cristina Gardumi. Fantascienza,
intesa come scrittura del futuro: la vita cambierà, ma le persone continueranno
ad avere le stesse pulsioni profonde, gli stessi desideri, le stesse passioni.

“La volontà era di lavorare su un sentimento che
sembra essere quasi diventato un difetto: la tenerezza”, spiega Michele
Santeramo, “sembra che chi ne provi un po’ debba nasconderla, vergognarsene.
Lavorando su questo tema ho immaginato di raccontare la vita di due persone
normali, ma di mettere queste due persone dentro una continua inadeguatezza. Da
questo, immaginare un futuro dal quale loro si sentono sempre più escluse è
stato un passaggio facile.”

Santeramo è su un lato del palcoscenico, di fronte a
un leggìo, verso il quale lancia a tratti uno sguardo per verificare il
copione: la sua vista, così come quella del pubblico, è concentrata infatti
sullo schermo che occupa l’altro lato della scena e sul quale sono proiettati i
fantasiosi e suggestivi disegni di Cristina Gardumi. Il futuro, in teatro, non
è credibile perché l’azione, per essere vera, deve trattenere il tempo nel
presente. Il dialogo, quindi, non è messo in scena, ma è letto e le didascalie
rivestono un ruolo fondamentale perché, proiettate come fossero sovratitoli,
vengono ‘sfogliate’ dallo spettatore, interrompendo il flusso del dialogo. Non
si tratta di semplici descrizioni, piuttosto di visioni a cui si affida – come
se per quei momenti lo spettacolo cedesse il posto al romanzo – un pezzo di
racconto privato, tra spettatore e pagina scritta, al di là della mediazione
della voce dell’attore. La prossima
stagione
è uno ‘spettacolo da leggere’: Santeramo legge il dialogo, lo
spettatore legge lo spettacolo.

“Le immagini sono assolutamente centrali”, commenta Santeramo, “io sono
davvero grato a Cristina Gardumi per il bellissimo lavoro che ha fatto e spero
di riuscire, durante lo spettacolo, a mettere il racconto al servizio dei due
personaggi.”

Viola e Massimo passano col tempo tra gli
stravolgimenti imposti dai nuovi modi di vivere: un macchinario che permette di
vedere i ricordi li costringerà a raccontarsi ogni verità; i soldi spariscono e
al loro posto, per pura democrazia, viene usato il sangue; la morte è
obbligatoria e si prenota a orario e giorno esatti; i pasti sono sostituiti da
barrette energetiche complete.

“Visto che c’è tantissima gente che ha pochi soldi,
mi sono chiesto se rimarranno per sempre”, prosegue Santeramo, “ho scoperto che
un giorno, per puro senso di democrazia, i soldi potrebbero sparire ed essere
sostituiti dal sangue. Ce l’hanno tutti il sangue. Ce l’hanno tutti fino a
quando non cominciano a utilizzarlo per sopravvivere.”

La prossima
stagione
racconta dunque come cambiano
Massimo, Viola, il modo di scherzare, l’innata leggerezza e, soprattutto, la
voglia di tenerezza di una coppia in sessant’anni di vita insieme. Il loro tempo
è un’amara verità piena di umanità.

“…

Viola: “È che non è giusto, non mi sembra giusto. Siamo arrivati noi a questa
età ed ecco che comincia il tempo del sacrificio, dei desideri che si devono
tenere a bada, comincia tutto a rotolare proprio quando dovremmo godercela noi,
non è giusto.”

Massimo: “E che si fa allora?”

Viola: “Non lo so, che si fa?”

Massimo: “Dimmelo tu, che si fa?”

Compare una
scritta:

“Lei stringe gli occhi come fa sempre, ecco le rughe
sottili che hanno innamorato Massimo, l’espressione che sembra a metà tra la
risata e il pianto.”

Massimo: “Vieni, Viola.”

…”

L’inadeguatezza di due persone normali

Intervista a Michele Santeramo

diMicle Contorno

Nello spettacolo La prossima stagione,
tu sei drammaturgo, regista e attore. Come riesci a mantenere in equilibrio il
lavoro di drammaturgia con il tuo stare in scena?




“Non definendomi un attore,
il lavoro in scena è la prosecuzione esatta della scrittura. Scrivendo il
dialogo tra questi due personaggi ho, furbescamente, già avvicinato quel che
loro dicono e il ritmo della loro maniera di rapportarsi alle mie inclinazioni
più naturali.”

Come è nato questo lavoro e come mai hai scelto di affrontare, in qualche
modo, il tema del futuro?




“Il lavoro è nato da un’idea
condivisa con Luca Dini (direttore del Centro per la Sperimentazione e la
Ricerca Teatrale di Pontedera / Fondazione Teatro della Toscana). All’inizio la
volontà era di lavorare su un sentimento che sembra essere quasi diventato un
difetto: la tenerezza. Sembra che chi ne provi un po’ debba nasconderla,
vergognarsene. Lavorando su questo tema ho immaginato di raccontare la vita di
due persone normali, ma di mettere queste due persone dentro una continua
inadeguatezza. Da questo, immaginare un futuro dal quale loro si sentono sempre
più escluse è stato un passaggio facile.”

Nel tuo spettacolo ci sono elementi fantastici, o meglio fantascientifici,
da quali suggestioni nascono?

“Dall’osservazione della
realtà, e dal gusto del paradosso. Visto che c’è tantissima gente che ha pochi
soldi, per esempio, mi sono chiesto se rimarranno per sempre. Ho scoperto che
un giorno, per puro senso di democrazia, i soldi potrebbero sparire ed essere
sostituiti dal sangue. Ce l’hanno tutti il sangue. Ce l’hanno tutti fino a
quando non cominciano a utilizzarlo per sopravvivere.”

La prossima stagioneè accompagnato dalle bellissime immagini di Cristina Gardumi. Che ruolo
hanno le immagini? Possiamo dire che sono co-protagoniste?

“Le immagini sono
assolutamente centrali nello spettacolo, io sono davvero grato a Cristina Gardumi
per il bellissimo lavoro che ha fatto e spero di riuscire, durante lo
spettacolo, a mettere il racconto al servizio dei due personaggi.”

BIGLIETTI

Intero: 10 €

Ridotto: 8 €
(under 26, over 60, abbonati e possessori di PergolaCard, soci Unicoop Firenze,
utenti SDIAF).

BIGLIETTERIA

Teatro della
Pergola, via della Pergola 24, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì
al sabato dalle 9.30 alle 18.30.

In tutti
i punti vendita del circuito regionale Boxoffice, online etramite
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