Giotto_Maestà della Vergine_Firenze,Uffizi |
Milano, 10 giugno 2015 – “Giotto, l’Italia” è
il grande evento espositivo che concluderà a Palazzo Reale il semestre di Expo
2015.
La mostra, promossa dal
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Comune di
Milano – Cultura e ideata da Éupolis Lombardia con progetto scientifico di
Pietro Petraroia e Serena Romano che ne sono anche i curatori, è prodotta e
organizzata da Palazzo Reale e dalla casa editrice Electa. L’esposizione è un
capitolo fondamentale del programma di Expo in città, il palinsesto di
iniziative che accompagnerà la vita culturale della città durante il semestre
dell’Esposizione Universale, ed è inserita in “Agenda Italia per Expo 2015
“Giotto e l’Italia” resterà aperta al pubblico dal 2 settembre 2015 al 10
gennaio 2016. Il progetto allestitivo, a cura di Mario Bellini, riguarderà
proprio le sale di quel Palazzo Reale in cui Giotto, in epoca viscontea, eseguì
la sua ultima opera, purtroppo perduta: gli affreschi nel Palazzo di Azzone
Visconti.
“La mostra
‘Giotto, l’Italia’ rappresenta uno dei capitoli essenziali di ExpoinCittà, il
palinsesto di appuntamenti che accompagna la vita culturale della città durante
il semestre di Expo 2015. – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo
Del Corno –: In realtà ExpoinCittà si estende ben oltre il tempo
dell’esposizione Universale dal momento che il programma espositivo di Palazzo
Reale, iniziato a marzo con la mostra dedicata alla Milano di Visconti e Sforza
e proseguito con la mostra di Leonardo che ha già superato i 150mila visitatori,
si estenderà grazie a questa mostra fino a gennaio 2016, con una coerenza
progettuale concepita per rappresentare al meglio l’identità culturale e
artistica di Milano. Di Leonardo e Giotto sono infatti raccontati non solo il
percorso artistico che li ha trasformati in capisaldi della storia del pensiero
creativo di tutti i tempi, ma anche il loro legame speciale con la nostra città:
più evidente per Leonardo, che ha lasciato molte tracce del suo ingegno, ma
significativo anche per Giotto, chiamato dai Visconti per contribuire con il
proprio genio a testimoniare a Milano quell’innovazione del linguaggio artistico
che aveva saputo apportare alla storia dell’arte a lui
contemporanea”.
La mostra si avvale di un prestigioso
comitato scientifico che riunisce i responsabili delle istituzioni italiane che
nel corso degli anni e fino ad oggi hanno contribuito non solo alla
conservazione e alla tutela delle opere di Giotto, ma anche – e in misura
straordinaria – alla conoscenza e all’approfondimento scientifico e tecnico
della pittura del maestro, con studi e interventi d’avanguardia e di fama
internazionale. Il Comitato è composto dal presidente Antonio Paolucci e da
Cristina Acidini, Davide Banzato, Caterina Bon Valsassina, Gisella Capponi,
Marco Ciatti, Luigi Ficacci, Cecilia Frosinini, Marica Mercalli, Angelo
Tartuferi
Al progetto
collaborano le Soprintendenze, i Musei e le istituzioni religiose che conservano
opere di Giotto: i Musei Vaticani, le Gallerie dell’Accademia e le Gallerie
degli Uffizi di Firenze, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le
province di Firenze, Pistoia e Prato, la Pinacoteca Nazionale di Bologna e il
Polo Museale dell’Emilia Romagna, il San Diego Museum of Art – California, il
Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, i Musei Civici agli Eremitani
di Padova, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Venezia,
Belluno, Padova e Treviso, la Pieve di San Lorenzo, Borgo San Lorenzo (Firenze),
il Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, Firenze, l’Opera di Santa Maria
del Fiore e l’Opera di Santa Croce a Firenze, e l ‘Arcidiocesi di Firenze.
Nell’ambito del vasto progetto
di valorizzazione che coinvolge i luoghi d’Italia dove Giotto ha operato, la
mostra propone alla folla cosmopolita dei visitatori di Expo di incontrare i
grandi capolavori dell’artista fondatore della cultura figurativa italiana,
l’alter ego di Dante Alighieri nel campo della pittura.
Il titolo, Giotto, l’Italia, intende appunto
sottolineare il ruolo rivoluzionario del pittore fiorentino chiamato da
cardinali, ordini religiosi, banchieri, e anche dal re di Napoli, in molti
luoghi e città d’Italia. Giotto infatti ovunque si sia trovato a lavorare ha
avuto la capacità di attrarre fortemente le scuole e gli artisti locali verso il
suo stile innovatore, cambiando in modo definitivo i tragitti del linguaggio
figurativo italiano.
La
mostra a Palazzo Reale riunisce 13 opere, prevalentemente su tavola,
nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti
mai riuniti tutti insieme in una esposizione. Ognuno di essi ha provenienza
accertata e visualizza quindi il tragitto compiuto da Giotto attraverso l’Italia
del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività.
Si attraverseranno dapprima le sale in cui saranno
esposte le opere giovanili: il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San
Lorenzo e l’altra Maestà della Vergine, da San Giorgio alla Costa, documentano
il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il
nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’Altar Maggiore, attorno al
quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che
circondava lo stesso altare. La tavola con il Padre Eterno in trono proviene
dalla Cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro. Segue
poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla
cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel
polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della Basilica
di San Pietro.
Il percorso
espositivo si chiude con i dipinti della fase finale della carriera del maestro:
il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno
in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone; e il polittico
Baroncelli dall’omonima cappella di Santa Croce a Firenze, che nell’occasione
della mostra verrà ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno,
conservata nel museo di San Diego in California.
Prestiti così straordinari si devono alla collaborazione
lungimirante di istituzioni e proprietari ed al supporto scientifico e tecnico
di molti uffici del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo.
Grazie all’impiego di
appropriate tecnologie e alla perizia di esperti, la mostra sarà completata
dall’emozionante esperienza della visione ravvicinata dei dipinti murali che
Giotto realizzò nella Cappella Peruzzi di Santa Croce a Firenze. Al ciclo,
rovinatissimo per ridipinture e cattivi restauri, è stato infatti recentemente
dedicato un progetto diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e
sostenuto da I Tatti/Università di Harvard.
L’intervento ha consentito di sottoporre gli affreschi a
indagini innovative, in particolare tramite riprese fotografiche a
ultravioletto, inconsuete per dipinti di questo tipo. È così apparso un Giotto
assolutamente non visibile ad occhio nudo, di una qualità altrimenti
inimmaginabile. Finora solo pochi privilegiati ammessi a salire sui ponteggi
della cappella avevano potuto fruire di questa esperienza eccezionale; offrirla
ora al vasto pubblico della mostra e di Expo Milano 2015 significa anche rendere
omaggio alla tradizione di eccellenza scientifica che l’Italia ha costruito, nel
corso di molti decenni, nel campo del restauro, della conservazione e della
conoscenza del suo patrimonio storico artistico.