Scompare Magali Noël: il dolore della città nelle
parole del sindaco di
Rimini, Andrea Gnassi
“Gradisca
si sposa e saluta tutti – ultima immagine del film ‘Amarcord’ – e con lei se ne
vanno l’infanzia di Titta, già sul limitare dell’età adulta, un’epoca intera, un
‘piccolo mondo’ amato da Federico Fellini poi travolto da un altro mondo più
grande e forse più feroce.
Il
pensiero cade a quel finale, a quel campo lungo sulle nozze della ‘bella del
paese’, oggi che Magali Noël – l’attrice che la impersonificò sino a essere per
sempre un tutt’uno con il personaggio – ha salutato questa terra. E’ quasi una
banalità dire che da quel magico, misterioso impasto creativo di ricordi e
fantasia che diede origine a ‘Amarcord’, Magali Noël/Gradisca divennero simboli
e rappresentazioni universali di Rimini, anzi dell’essere di Rimini.
Senza
bisogno di consegne ufficiali di medaglie o diplomi, pensò direttamente il mito
a fare dell’attrice francese (che aveva già lavorato con Fellini ne ‘La Dolce
Vita’ e ‘Satyricon’) l’ambasciatrice e l’incarnazione di Rimini nel rapporto
tormentato con il genio del regista. Il cappottino rosso fiammante di Ninola
‘Gradisca’ davanti al Fulgor e alle locandine dei film dei divi americani è da
43 anni icona di una poetica cinematografica e per estensione di un rimando
collettivo. La grazia con cui l’attrice porta ‘involontariamente’ la sua
bellezza nei vicoli della Rimini (argomento di per sé delicato, delicatissimo)
reinventata dal regista perde ogni connotato di volgarità e si trasfigura semmai
in inno a un passato che non finiremmo mai di rimpiangere. «Gradisca fu un
regalo per sempre che mi fece Fellini – dichiarò anni fa in un’intervista a
un quotidiano nazionale Magali Noël all’indomani della scomparsa della ‘vera’
Gradisca -. Per me quel personaggio non ha mai avuto i connotati di una reale
e fisica femminilità, ma è sempre stato un’immagine, una fantasia, forse lo
schizzo di un disegno, che nasceva dal desiderio dei ragazzi pronti a fischiare
se, come ricordava Fellini, la vedevano passare di fronte al Caffè Commercio.
Rappresenta la donna piena di offerte, un pianeta sconosciuto, sfuggente e allo
stesso tempo intimo. Fellini diceva sempre che le donne erano per lui “l’ altra
faccia della luna”, ma la Gradisca era anche il sole, la madre, il peccato, la
musa in qualche modo. Anche grazie a quella figurina dalle forme rigogliose, io
trasformai l’ Italia in una seconda patria e per giorni e anni tutti, a Roma,
quando vi abitavo, mi chiamavano con quel nome, che ricorderò sempre con
piacere”.
Anche
nella parole di Magali Noël non c’è la rabbia dell’attore che si vede
‘museificato’ in un personaggio più grande di lui, ma l’affetto per un carattere
senza tempo e per questo continuamente amato e riconosciuto. Tonino Guerra, che
sceneggiò con Fellini ‘Amarcord’ ricordò più tardi che la scelta di Magali fu
immmediata: “Era perfetta e anch’ io che sono di Santarcangelo, poco distante
da Rimini, rividi nella sua morbidezza la Gradisca immaginata da Fellini. Quel
nome – che Federico trasse anche da una cittadina del Friuli – oggi appartiene
al mondo. Significava e significa femminilità, grazia, gentilezza. È stato uno
dei tanti regali che Federico ci ha fatto, con il suo desiderio di trasmetterci
anche il possesso di una eleganza popolana”.
Pochi
giorni fa è stato annunciato il restauro del film ‘Amarcord’ che sarà restituito
alla sua iniziale gamma cromatica, ai suoi vividi colori. Sarà l’occasione, che
non possiamo perdere, per rivedere nella sua brillantezza originale il cappotto
e il cappello rossi di Gradisca/Magali e poi il suo pranzo di nozze per dire
addio alla Rimini di Titta, del nevone, della nebbia esistenziale. Ma Gradisca,
e con lei Magali, da Rimini, dal cuore dei riminesi, non se ne è mai andata via.
Per questo saremo grati per sempre a Magali Noël: ha dato corpo e respiro a un
sogno, e i sogni, per definizione, vivono per sempre. Grazie
Magali”.
Magali Noëlle Guiffray in
arte Magali Noël, di origine turca, aveva debuttato sul grande schermo
nel 1951 dopo un esordio nel mondo dello spettacolo come cantante di
cabaret.
Il
successo arriva con un film di Jean Renoir Eliana e gli uomini del 1956 a
fianco di Ingrid Bergman e Jean Marais.
Grazie a
questa pellicola viene notata da Camillo Mastocinque che la chiama per E’
arrivata la parigina del 1958. Inizia così un intenso rapporto con il cinema
italiano che la porta a lavorare al fianco di Totò in Totò e Cleopatra di
Fernando Cerchio del 1963.
L’incontro più significativo della sua carriera è però
quello con Federico Fellini, che la vuole nel
1959 nel ruolo di Fanny ne La dolce vita, e che poi la consacrerà
costruendo su di lei l’indimenticabile personaggio di Gradisca in Amarcord
(1973),
Prima di
Amarcord, sempre con Fellini aveva interpretato Fortunata nel
Satyricon (1969). Negli anni settanta la sua carriera prosegue
soprattutto in Francia lavorando anche per la televisione e il teatro.