Luca De Filippo (2) |
12 – 17 gennaio 2016
(feriale ore 20.45; festivo ore 15.45)
ELLEDIEFFE S.r.l.
La Compagnia di Teatro di Luca De
Filippo
NON TI PAGO
diEduardo De Filippo
con (in o.a.)Carolina Rosi, Viola Forestiero, Nicola
Di Pinto, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Gianfelice Imparato, Massimo De
Matteo, Carmen Annibale, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni
Allocca
sceneGianmaurizio Fercioni
costumiSilvia Polidori
musicheNicola Piovani
luciStefano Stacchini
aiutoregia Norma Martelli
aiutoscene Olivia Fercioni
aiuto costumiPina Sorrentino
regiaLuca De Filippo
Durata: 2h, intervallo compreso
“Noi andiamo avanti
sempre. In teatro c’è un motto: la morte chiama vita, perché sennò vincerebbe
due volte”. Questo diceva, Luca De Filippo. Il suo ultimo spettacolo, Non ti
pago del padre Eduardo, ha continuato ad andare in tournée anche quando lui
ha dovuto fermarsi. Adesso arriva al Teatro della Pergola, da martedì 12 a
domenica 17 gennaio, e vede in scena, nel ruolo di Ferdinando Quagliuolo che fu
di De Filippo, Gianfelice Imparato. I due debuttarono insieme 35 anni fa, nel
1981, proprio alla Pergola con la prima Compagnia dell’attore e regista
scomparso il 27 novembre scorso. Nel ruolo di Concetta, la moglie di
Quagliuolo, Carolina Rosi, vedova di De Filippo. Massimo De Matteo è
l’antagonista Mario Bertolini.
Non ti pagoè commedia tra le più
brillanti del repertorio eduardiano, che lo stesso drammaturgo napoletano
definì “una commedia molto comica, che secondo me è la più tragica che io abbia
mai scritto”. Esasperate contese, dispute surreali e grottesche maledizioni per
una grande e drammaticamente divertente opera sui sogni, le vincite al lotto,
le superstizioni e le credenze popolari.
Eduardo scrisse Non ti pago nel 1940 per sé nella parte di Ferdinando Quagliuolo e il
fratello Peppino in quella dell’antagonista Mario Bertolini, con la sorella Titina nel ruolo della signora Quagliuolo. Inserita in un primo tempo nel volume Cantata dei
giorni dispari, la raccolta dei testi più drammatici, soltanto in un
secondo momento fu trasferita nella Cantata dei giorni pari, la parte
‘più leggera’ dei testi di Eduardo, se così si può dire. Con questa messinscena
Luca De Filippo continuava il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia del
padre, tornandovi dopo averla già proposta 25 anni fa, nella Stagione
1989/1990. La sua Compagnia portava così avanti il percorso specificatamente
tematico iniziato nella stagione 2013/2014 con l’allestimento di Sogno di
una notte di mezza sbronza, che ne costituisce il prologo naturale. Secondo
la tradizione del teatro e del mondo dello spettacolo e secondo quello che era
il desiderio di Luca De Filippo, il suo ultimo spettacolo come attore e regista
non si è fermato. Alla Pergola da martedì 12 a domenica 17 gennaio andrà in
scena con Gianfelice Imparato nel ruolo che fu di De Filippo padre e figlio, Ferdinando Quagliuolo.
“Quando mi chiamò dalla
clinica ancora si rideva e si scherzava”, racconta Imparato, “mi chiese di
sostituirlo perché non voleva fermare la Compagnia a causa del suo malore. Feci
la prima sostituzione il 22 novembre e poi purtroppo, come si sa, le cose sono
precipitate… Noi abbiamo debuttato insieme proprio al Teatro della Pergola con
la prima Compagnia di Luca De Filippo: lo spettacolo era La donna è mobile
di Vincenzo Scarpetta, con la regia di Eduardo De Filippo, agli inizi di gennaio
dell’81. Lì finì la Compagnia di Eduardo e iniziò la Compagnia di Luca. È
davvero emozionante ritornare oggi alla Pergola, da dove cominciammo questo
nuovo percorso del teatro.”
Ferdinando Quagliuolo, personaggio ambiguo e
surreale, una scheggia del carattere di Eduardo nei suoi aspetti più duri,
descritti dall’autore senza pietà verso se stesso, vive tra sogno e realtà.
Gestore di un botteghino del lotto a Napoli, è un accanito giocatore, eccezionalmente
sfortunato. Al contrario, Mario Bertolini, interpretato da Massimo De Matteo,
suo impiegato e futuro genero, decifrando i sogni, colleziona vincite su
vincite. Al fianco di Quagliuolo, la moglie
Concetta, interpretata da Carolina Rosi, vedova di Luca De Filippo.
“Ferdinando Quagliuolo è un visionario”, interviene
Gianfelice Imparato, “la drammaticità è data proprio dalla visionarietà del
personaggio: un uomo che non vuole accettare la realtà che gli sta di fronte.
Non esiste forse niente di più drammatico di chi sogna, ma che si ritrova
invece a sbattere duramente contro la realtà che lo riporta con i piedi per
terra. Non ti pago è lo shock del sognatore che deve fare i conti con
ciò che sogno non è”.
Un giorno, Mario Bertolini vince una
ricca quaterna di quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio
dal defunto padre del suo datore di lavoro. Accecato da una feroce invidia, Don
Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di
incassare la somma per sé. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe
commesso un involontario scambio di persona, recandosi per errore nella vecchia
abitazione della famiglia Quagliuolo dove ora risiede il giovane Bertolini.
“Napoli è ancora legata a questa
scaramanzia”, commenta Imparato, “vissuta proprio nella quotidianità. Quando
accade qualche evento singolare, subito ‘si danno i numeri’: si cerca una
numerologia che corrisponda a quei fatti accaduti e da cui magari si possa
trarre una vincita o un beneficio. Ancora i più anziani sono bravi a trarre dei
numeri giusti, mentre prima questo compito era relegato all’impiegato della
ricevitoria: andavano le persone, gli raccontavano cosa avevano sognato e lui
desumeva i numeri. Però l’estrazione avveniva una volta alla settimana ed era
un evento”.
Non ti pagosi sviluppa quindi intorno ai vari
tentativi di Don Ferdinando di appropriarsi del biglietto vincente. Una
commedia della più pura produzione eduardiana, con l’intelligente ironia
propria dei De Filippo, rappresentati oggi dal solo Luigi. “Ultimamente ci
vedevamo più spesso”, ricorda a proposito del cugino Luca, “a legarci era
l’affetto, la stima e l’impegno nel tramandare l’arte di famiglia, con il suo
umorismo amaro. Con quella parte agra della comicità che non fa soltanto
ridere, fa anche riflettere. Io e Luca con determinazione e coraggio l’abbiamo
preservata, rinnovata, facendo diventare questo lavoro una missione”.
Intervista a GIANFELICE IMPARATO
diAngela Consagra da Pergolainsala
Ferdinando Quagliuolo, il suo
personaggio in Non ti pago, che tipo è?
“Ferdinando Quagliuolo è un visionario.
Eduardo stesso scriveva che questa commedia era stata inserita in un primo
tempo nel volume Cantata dei giorni dispari – la raccolta dei testi più
drammatici – e soltanto in un secondo momento è stata trasferita nella Cantata
dei giorni pari, la parte più leggera dei testi di Eduardo, se così si può
dire. In Non ti pago la drammaticità è data proprio dalla visionarietà
del personaggio: un uomo che non vuole accettare la realtà che gli sta di fronte.
Non esiste forse niente di più drammatico di chi sogna, ma che si ritrova
invece a sbattere duramente contro la realtà che lo riporta con i piedi per
terra”.
Eduardo De Filippo descriveva infatti Non
ti pago come “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che
io abbia mai scritto”…
“Sì, il testo mantiene questa doppia
anima: c’è una vena più triste – come in tutte le opere della Cantata dei
giorni dispari – e una più comica, tipica delle commedie d’arte come quelle
della Cantata dei giorni pari. È lo shock del sognatore che deve fare i
conti con ciò che sogno non è”.
La tematica del gioco, il fatto di
sopravvalutarne gli effetti, è una problematica che tocca ancora le nostre
vite?
“Non direi che è tanto attuale,
semplicemente per il fatto che il gioco all’epoca in cui Eduardo ha scritto
questo testo, e anche per molti anni dopo, era qualcosa legato all’onirico e
appunto al sogno. Con 100 lire si poteva sognare una settimana intera perché
c’era il tempo dell’attesa di quella unica possibile vincita; oggi al contrario
assistiamo ad estrazioni del lotto continue, nascono lotterie a ogni piè
sospinto e i gratta e vinci proliferano a dismisura… C’è stato un
imbarbarimento del senso del gioco, che attualmente è legato solo alla
questione del denaro, in chiave quasi volgare e drammatica. Oggi il gioco è una
tassa occulta sulla povera gente che spera di ribaltare la propria situazione,
lo Stato lucra sul gioco. Lo spirito scaramantico, e anche molto semplice,
della fortuna che può arrivare quando meno te lo aspetti forse si è un po’
perso…”
Però il sogno abbinato al gioco ancora a
Napoli vince…
“Napoli è ancora legata a questa
scaramanzia vissuta proprio nella quotidianità. Quando accade qualche evento
singolare, subito ‘si danno i numeri’: si cerca una numerologia che corrisponda
a quei fatti accaduti e da cui magari si possa trarre una vincita o un
beneficio. Ancora i più anziani sono bravi a trarre dei numeri giusti, mentre
prima questo compito era relegato all’impiegato della ricevitoria: andavano le
persone, gli raccontavano cosa avevano sognato e lui desumeva i numeri. Però
l’estrazione avveniva una volta alla settimana ed era un evento”.
È difficile riuscire a far ridere il
pubblico?
“Non è tanto difficile, se si recita
un’opera ben scritta. E questo testo lo è! La comicità ha i suoi tempi: una
battuta comica se viene detta con il tempo sbagliato non sortisce nessun
effetto. Si può dire che la comicità sia una sapiente miscela di scrittura e
musicalità. E la ricezione della comicità cambia di città in città, a seconda
del luogo in cui ci si trova: nella nostra Penisola paradossalmente i pezzi di
Eduardo raccolgono risate meno plateali proprio nella provincia di Napoli
perché quelle battute appartengono già alla memoria collettiva del luogo. È
come per i film di Totò e Peppino: le battute le conosciamo a memoria e ci
strappano ancora un sorriso. Invece fuori da Napoli certe battute mantengono un
effetto clamoroso perché non sono state ancora metabolizzate e dunque appaiono
come delle forti novità”.
Che emozione è stata, per Lei,
raccogliere l’eredità di Luca De Filippo in scena?
“È un sentimento molto profondo e quasi
violento. Quando mi chiamò dalla clinica ancora si rideva e si scherzava; mi
chiese di sostituirlo perché non voleva fermare la Compagnia a causa del suo
malore. Feci la prima sostituzione il 22 novembre e poi purtroppo, come si sa,
le cose sono precipitate… Noi abbiamo debuttato insieme proprio al Teatro della
Pergola con la prima Compagnia di Luca De Filippo: lo spettacolo era La
donna è mobile di Vincenzo Scarpetta, con la regia di Eduardo De Filippo.
Eravamo in scena al Teatro Quirino a Roma con la Compagnia di Eduardo e il
pomeriggio provavamo proprio La donna è mobile, con cui debuttammo alla
Pergola agli inizi di gennaio dell’81. Lì finì la Compagnia di Eduardo e iniziò
la Compagnia di Luca. È davvero emozionante ritornare oggi alla Pergola, da
dove cominciammo questo nuovo percorso del teatro”.
Noi, maestri di umorismo
amaro
diLUIGI DE FILIPPO
Era ammalato, lo sapevo, ma non
immaginavo fosse così grave. Mio cugino Luca se n’è andato il 27 novembre
scorso, e io sono rimasto l’unico dei De Filippo. Una grande responsabilità mi
sento adesso sulle spalle, ma anche un senso di vuoto.
Ultimamente ci vedevamo più spesso. A
legarci era l’affetto, la stima e l’impegno nel tramandare l’arte di famiglia,
con il suo umorismo amaro. Con quella parte agra della comicità che non fa
soltanto ridere, fa anche riflettere. Io e Luca con determinazione e coraggio l’abbiamo
preservata, rinnovata, facendo diventare questo lavoro una missione.
Qualche anno fa fummo entrambi invitati
al Quirinale per ricevere un’onorificenza dal Presidente della Repubblica, e
nel vederlo gli chiesi: “Luca, avresti mai immaginato che un giorno saremmo
stati convocati qui per ricevere un riconoscimento?”. Lui: “Sì, perché ce lo
meritiamo”.
È vissuto di teatro con me. Quando ci
incontravamo non si parlava che di questo e dei nostri progetti. Era da poco
stato nominato direttore dell’Accademia d’arte drammatica del Teatro Nazionale
di Napoli, e ne era assai contento perché avrebbe lavorato al San Ferdinando,
il teatro di papà Eduardo, e avrebbe avuto un ulteriore modo di trasmettere
alle nuove generazioni la tradizione e la lingua napoletana a cui teneva molto.
“Abbiamo una memoria tanto estesa da non poterla trascurare”, diceva.
Qualche ora prima di morire, Luca ha
raccomandato alla sua Compagnia di attori, in replica a Civitavecchia con Non
ti pago, di non fermarsi, di continuare a recitare qualunque cosa fosse
accaduta. E così è andata.
Ci ha lasciati un degno erede della
cultura partenopea. Il lutto non è soltanto di Napoli, ma di tutto il teatro
italiano. Quando sarò in scena con Miseria e nobiltà penserò a lui. Il
pubblico alla fine applaudirà e io sentirà Luca vicino. Perché è parte di me.
BIGLIETTI
Prezzi
INTERI
€ 32,00 PLATEA ● € 24,00
PALCHI ● € 16,00 GALLERIA
Ridotti (escluso
domenica)
OVER 60
€ 28,00 PLATEA ● € 20,00
PALCO ● € 14,00 GALLERIA
UNDER 26
€ 20,00 PLATEA ● € 16,00
PALCO ● € 12,00 GALLERIA
SOCI UNICOOP FIRENZE
(martedì e mercoledì)
€ 25,00 PLATEA ● € 18,00
PALCHI ● € 13,00 GALLERIA
BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola,
via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al
sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=137703
e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale
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