Mostra SULLA CROCE | 18 MARZO – 29 MAGGIO 2016 | SPAZIO -1. COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI, LUGANO‏

Yves Klein

Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia

1961

pigmento puro, foglia d’oro, lingotti d’oro e

manoscritto in teca di plexiglas

14 x 21 x 3,2 cm

Monastero di Santa Rita, Cascia

© Yves Klein, ADAGP, Paris / SIAE Milano, 2016

Sulla Croce 

18 marzo – 29 maggio 2016 

Spazio -1. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati 


A cura di Danna Olgiati 


Con il Patrocinio del Vicariato di Roma 

in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della Conoscenza 

Con
la mostra realizzata con il Patrocinio del Vicariato di Roma in
occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della
Conoscenza, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta presso lo
Spazio -1 un allestimento tematico dedicato alla Croce, simbolo
universale della sofferenza. Una selezione di opere, provenienti dalla
Collezione Olgiati, da prestiti museali e da altre collezioni private,
che spaziano dal Seicento ai giorni nostri, attraverso le quali indagare
la complessità e il mistero del simbolo della Croce nell’arte. 



Documentata
fin dall’antichità più remota la Croce è, tra le figure geometriche, il
terzo simbolo  ondamentale (dopo il cerchio e il quadrato). Nel
Cristianesimo ha successivamente assunto diverse raffigurazioni e
significati: il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda Persona
della Trinità. Tramite un approccio dichiaratamente laico e, al
contempo, rispettoso della dimensione del Sacro, l’esposizione propone
opere di artisti che, in diverse epoche, con diverse attitudini
filosofico-religiose e differenti linguaggi, hanno affrontato il tema
della sofferenza umana. 


Le
opere selezionate per la mostra – dipinti, fotografie, bassorilievi e
sculture – attraversano tutto il ‘900 fino ai giorni nostri, con due
presenze radicate in un passato influenzato differentemente dalla
dottrina cattolica, quello del primo seicento bolognese e quello
ticinese di un secolo più tardi. Il pregevole dipinto del pittore
ticinese Giovanni Orelli Gesù dormiente sulla Croce (1742
ca.) ci introduce ad un’iconografia molto peculiare, un Bambin Gesù
addormentato come deposto delicatamente sulla Croce, un evidente memento mori dove la drammaticità dell’evento è resa ancor più delicata dal candido incarnato. Tale sofferta immagine fa da contraltare al San Sebastiano alla colonna del pittore bolognese Ludovico Carracci
databile ai primissimi anni del ‘600. Un dipinto che ci mostra il
martire nella sua iconografia classica, prevalentemente concentrata, sul
supplizio delle frecce cui il martire venne sottoposto. 


Procedendo
nel percorso espositivo, un prezioso ambiente vede al suo interno
dialogare quattro importanti opere di due maestri del ’900, Medardo Rosso e Lucio Fontana. Del primo è presente in mostra il Bambino ebreo (1915), struggente e sconsolata testa di bimbo che più di un ritratto ci appare come uno stato d’animo. 

Di
Lucio Fontana, forse l’artista più originale e complesso del XX secolo,
vengono presentate quattro opere, i bassorilievi in terracotta L’ascensione (1950-55), Deposizione (1956) e il Cristo (1959) e la scultura in ceramica Testa di fanciullo,
di circa dieci anni precedente e datata 1948, nella quale il senso del
sacro viene alluso in un ritratto di bimbo, estraneo ad ogni tematica
religiosa, ma non per questo meno commovente e perfettamente abbinato al
Bambino ebreo di Medardo. 


A parete e in dialogo con le sculture di Fontana e Rosso una Crocefissione di Alberto Burri,
combustione plastica di piccolo formato che restituisce nella sua
bidimensionale trasparenza lacerata e soggetta a combustione, tutta la
drammaticità dell’atto della Crocefissione. 

Un piccolo oggetto ci pone invece di fronte ad un artista, Yves Klein, la cui religiosità, nella sua breve e intensa carriera, ha segnato l’intera opera: lo straordinario Ex voto a Santa Rita da Cascia (1961), frutto dei pellegrinaggi dell’artista francese al santuario della santa dei casi impossibili. 

La mostra continua al di là di ogni distinzione cronologica con i due bronzi di Marino Marini il Giocoliere (1946) e il Prigioniero (1943).
Sono gli anni del rifugio in Svizzera a Locarno, e nelle opere di
questo periodo, l’artista ha inteso esprimere il ridicolo
dell’esaltazione di un uomo che vuol comandare. L’umanità ha paura e
l’artista la manifesta in opere come queste, dove la materia va a
rompere le proporzioni e a prendere campo, infliggendo alle forme una
tensione inaspettata. Marino stesso definisce le opere di questo periodo
architetture di un’enorme tragedia

Ecco allora il Lying Man (Uomo sdraiato, 2014) della scultrice tedesca Paloma Varga Weisz.
Pur realizzato a cinque secoli di distanza, esso dialoga idealmente con
il martirio di San Sebastiano del Carracci, nudo e trafitto da frecce. 

Il percorso si chiude con tre artisti del presente: Adrian Paci, Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio. Dell’artista albanese Adrian Paci è presente la recente serie fotografica Via Crucis (2011). Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio hanno elaborato il simbolo della Croce secondo personalissimi codici astratti. 


La
mostra è accompagnata da un magazine di approfondimento a cura di
Alberto Salvatori con contributi speciali di Remo Bodei, Luigi Fassi e
Giovanni Leghissa. 

MASI Lugano

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Nuove consonanze. Opere dalle collezioni del museo

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