Milano | Palazzo Reale la grande mostra dedicata a Escher

Maurits Cornelis Escher

Altro mondo II

Gennaio 1947

Xilografia a tre blocchi, 31,8×26,1 cm

Collezione Giudiceandrea Federico

All M.C. Escher works © 2016 The M.C. Escher

Company. All rights reserved

www.mcescher.com

Milano,
23 giugno 2016 – Dopo il grande successo delle mostre a lui dedicate a
Roma, Bologna e Treviso – che hanno totalizzato 580.000 visitatori e
scalato le classifiche delle esposizioni più amate e seguite dal
pubblico – Maurits Cornelis Escher (1898-1972), il genio olandese “pop” 
che con la sua arte visionaria ha incantato anche grafici e scienziati,
approda finalmente a Milano.

Dal
24 giugno 2016 al 22 gennaio 2017, oltre duecento opere saranno esposte
nelle sale di Palazzo Reale: una grande mostra interamente dedicata
all’artista incisore, intellettuale e matematico che con le sue opere ha
colonizzato l’immaginario collettivo.

A
Milano sono esposti tutti i capolavori di Escher, come ‘Mano con sfera
riflettente’, ‘Relatività (o Casa di scale)’, ‘Metamorfosi’ e
‘Belvedere’, oltre a esperimenti scientifici, giochi e approfondimenti
didattici che consentono ai visitatori di comprendere le invenzioni
spiazzanti, le prospettive impossibili, gli universi apparentemente
inconciliabili che si armonizzano in una dimensione artistica
assolutamente originale.

La
mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura, è prodotta e
organizzata da Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo
24 ORE, in collaborazione con la Escher Foundation, ed è curata da
Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea.

Artista
poliedrico e complesso, Escher attinge a piene mani ai vari linguaggi
fondendoli in un nuovo intrigante percorso che costituisce un unicum nel
panorama della storia dell’arte. A lui si deve l’ampliamento
dell’immaginario di tutti coloro che hanno potuto entrare in contatto
con la sua opera, dove tutto è connesso: scienza, natura, rigore
analitico e capacità contemplativa. L’arte di Escher non accusa dunque i
segni del tempo, sebbene siano trascorsi quarantaquattro anni dalla
scomparsa dell’artista, e le sue opere sembrano quasi il manifesto di
quest’epoca dominata dalla tecnologia digitale. 

Le oltre 200 opere sono suddivise in sei sezioni:

• La formazione: l’Italia e l’ispirazione Art Noveau

• Dall’Alhambra alla tassellatura

• Superfici riflettenti e struttura dello spazio

• Metamorfosi

• Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio

• Economia escheriana ed eschermania

 

Prima sezione – La formazione: l’Italia e l’ispirazione Art Noveau

La
prima sezione pone in risalto il rapporto di Escher con l’Art Noveau.
L’anello di congiunzione fra il futuro incisore, allora studente, e
questa importante corrente internazionale fu il suo maestro,
Samuel Jessurum de Mesquita. Uno degli elementi distintivi dello stile
iniziale di Escher è la componente liberty che gli susciterà in lui il
grande interesse per la tassellazione o divisione regolare del piano.

Non
si può prescindere poi dall’approfondire il tema del rapporto stretto
con l’Italia, dove Escher visse a più riprese tra il 1921 e il 1935:
nella sezione sono riportati confronti con alcuni artisti contemporanei
a Roma, dall’avanguardia futurista, al richiamo al simbolismo e al
divisionismo. Un’attenzione particolare è dedicata a Giuseppe Haas
Triverio (1889 – 1963), l’incisore svizzero – attratto non solo dai
monumenti italiani ma anche dalla natura del nostro Paese – con cui
Escher condivise molti viaggi nella nostra penisola che diedero vita a
una cospicua produzione di opere.

Seconda sezione – Dall’Alhambra alla tassellatura

Momento
scatenante nel percorso della creatività artistica di Escher fu la
seconda visita a L’Alhambra e Cordova nel 1936 che, dopo l’interesse per
la tassellatura già ampiamente manifestato per via della formazione art
noveau, lo indusse a studiare le soluzioni decorative moresche
caratterizzanti quello straordinario edificio. Fra le eccellenze in
mostra e pezzo forte della sezione, infatti, è Flächenschmuck di Koloman
Moser (1868-1918) pubblicata nel 1902: una sorta di prontuario delle
arti applicate, punto di riferimento per tutto il movimento Art Noveau
europeo.

Terza sezione – Superfici riflettenti e struttura dello spazio 

Da
sempre affascinato dalle superfici riflettenti, il primo autoritratto
di Escher su specchi curvi è del 1921. La sfera che riflette i raggi
provenienti da tutte le direzioni dello spazio rappresenta tutto lo
spazio intorno e gli occhi dell’osservatore sono sempre al centro: L’io
al centro del mondo è la sensazione che si sperimenta nell’interfacciasi
con lo spazio e la luce riflessi. Così, l’Io è, lo scrive lo stesso
Escher, il protagonista indiscusso al centro del mondo che gli gravita
intorno.

Tuttavia,
non solo sfere: figure piane si alternano a figure solide nella
rappresentazione tassellare dello spazio nelle più svariate possibilità
compositive senza lasciare vuoti, come nell’opera “Profondità” del 1955
che sembra riprendere la disposizione degli atomi del ferro (Fe).
L’altra passione di Escher, infatti, furono metalli e cristalli di cui
scoprì tutte le leggi di organizzazione molecolare nello spazio.

Quarta sezione – Metamorfosi

La
sezione prende il nome dall’opera ‘Metamorfosi’, uno dei capolavori
assoluti nella produzione di Escher. L’opera mostra un turbinio di
trasformazioni basate su diversi tipi di tassellature e
assonanze logiche e formali che si concludono con la veduta di Atrani,
il paesino della scogliera amalfitana, caro all’artista, che vi aveva
trascorso il suo viaggio di nozze. Escher aveva ritratto Atrani nel
1931. Mettendo le due incisioni in relazione tra di loro si può fare
capire al pubblico che i paesaggi presenti nelle opere “concettuali” di
Escher, successive al 1936, anno della sua dipartita dall’Italia sono,
con poche eccezioni, paesaggi italiani. È come se Escher privato del
paesaggio che lo affascinava, abbia trovato l’ispirazione in strutture
mentali interiori, ma ancorate ai suoi ricordi del periodo italiano.

Quinta sezione – Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio

La
sezione richiama l’attenzione sugli ambiti scientifici dell’arte di
Escher: la matematica e la geometria. La linea di confine tra Escher e i
matematici è sottile e determinante; ma l’attrazione fu reciproca e
felice. L’artista olandese, infatti, era l’unico in grado di
dare un’immagine alle sue fantasie attirando a sé l’attenzione degli
scienziati e iniziando col loro mondo uno scambio che non si fermò
neppure dopo la sua scomparsa.

“Galleria
di stampe” (1956) è una raffinata versione dell’artificio
“dell’immagine nell’immagine” detto anche “Effetto Droste” (nome che
deriva dalla scatola del famoso cacao olandese) che ha attirato gli
scienziati in un dibattito protrattosi per quarantasette anni, senza che
si riuscisse a risolvere un problema che pareva insolubile per la sua
complessità enigmatica e per il mistero sul quale la stessa opera di
Escher cercava di far chiarezza. L’”Effetto Droste” rende l’opera
incompleta a causa della difficoltà di farla congiungere al centro.
Escher lasciò uno spazio vuoto riempiendolo con la propria firma. Il
mistero del ‘buco’ lasciato da Escher e di come e se fosse possibile
riempirlo, fu risolto da Henrick Lenstra, matematico dell’università di
Leida solo nel 2003.

Sesta sezione – Economia escheriana ed Eschermania

L’ultima
sezione si sofferma su quell’attività “quotidiana” di Escher
indirizzata più a soddisfare le esigenze del committente che gli
interessi della sua ricerca artistica personale. Tuttavia, non per
questo si tratta di opere di minore interesse. Come tutti i grandi
artisti, Escher, per realizzare gli ex libris oppure i biglietti da
visita per i più svariati committenti, non tradiva la propria arte ma
affrontava il tema con un approccio originale ed immediatamente
riconoscibile.

Un
esempio tipico è l’opera Larix che fu usata per illustrare una poesia
di Hennriette Roland Holet (poetessa olandese che aderì nel 1917 alla
rivoluzione di ottobre).

 

La
sua arte uscita dal torchio del suo studio si è trasformata in scatole
da regalo francobolli e biglietti d’auguri; è entrata nel mondo dei
fumetti, è finita sulle copertine degli LP di noti gruppi come i
Pink Floyd; le sue strutture impossibili sono usate per alludere a
situazioni paradossali e per stupire con architetture, nella realtà,
irrealizzabili. Incisioni come “Relatività (o Case di Scale)” si
ritrovano nel turbinio di rampe che vedono di volta in volta prima
Mickey Mouse e poi i Simpson perdersi nel mondo di Escher. Situazioni
escheriane sono impiegate in clip pubblicitarie come quella dell’Audi
del 2007 basata su stampe famose come Cascata. “Mano con Sfera
Riflettente”, “Altro mondo” e “Belvedere” sono utilizzati da Illy Caffè
in una pubblicità del 2006. Nel film fantastico “Labyrinth” del 1986 con
David Bowie, prodotto da George Lucas, una scena è costruita
sull’immagine di “Case di scale”. Anche le celebri rampe fatate del
Castello di Hogwarts nella saga di Harry Potter sono la trasposizione
dinamica di quest’opera, ripresa perfino in una delle scene
più strabilianti di Una notte al museo III e nella pubblicità di Sky.

Grazie
alla collaborazione con Studio Azzurro – da sempre un punto di
riferimento della creazione artistica legata alle nuove tecnologie –
lungo il percorso di mostra, in una stanza quadrata scorrono, a diverse
altezze, quattro rampe di scale. Scale sognanti è una poetica
istallazione – che suggerisce l’opera di Escher “Relatività (o Casa di
scale, 1953)” – dove un universo profondo affonda sotto i piedi
del visitatore. Tra le scale compaiono piccoli animali, sfuggiti alle
metamorfosi escheriane. L’esperienza interattiva catapulta il visitatore
in uno spazio popolato d’immagini, ma d’un tratto le scale si fermano e
gli animali scompaiono. Cade dall’alto un oggetto, tocca una scala e
rimbalza, cade più in basso e tocca un’altra rampa, rimbalza di nuovo
finché scompare lontano nel vuoto. Una voce, intanto, racconta una
brevissima storia. Quando l’oggetto ricompare fluttuando di fronte allo
spettatore, ruota come il satellite di un pianeta, si deforma attraverso
una lente e poi nulla: solo allora le scale riprendono il moto.

La
mostra vede come Main sponsor M&G Investments, sponsor Generali,
special partner Ricola, con il sostegno di la Rinascente e NH Hotels, e
vede come sponsor tecnici ATM, Trenitalia, Coop Lombardia, Kartell e
lighting partner Reggiani. Con il supporto di Il Sole 24 ORE, Domenica
24 ORE e Radio24. 

Catalogo edito da Fondazione Escher.


Orari

lunedì 14,30 – 19,30

martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30

giovedì – sabato 9,30 – 22,30

Informazioni e prenotazioni

T +39 02 89 29 711

Informazioni didattica

didattica@arthemisia.it

T. +39 06 91511055

Hashtag ufficiale

#EscherMilano

Biglietti:

Intero 12 €

Ridotto 10 €

Ridotto speciale 6 €

Biglietto Famiglia € 10 adulto (1 o 2 adulti); € 6 per bambino da 6 a 14 anni