L’esperienza di Crespi d’Adda sarà uno degli argomenti del convegno “Il Patrimonio industriale in Italia. Da spazi vuoti a risorsa per il territorio”, che si svolgerà il prossimo 7 ottobre 2016, a Roma, presso la Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio.
L’evento, promosso dalla Senatrice Michela Montevecchi, e organizzato da Simona Politini,
sarà un’occasione unica per parlare della storia, del valore del
villaggio operaio, sito Unesco dal 1995, e delle opportunità culturali e
della possibile rigenerazione del Cotonificio Benigno Crespi,
recentemente acquisito dall’imprenditore bergamasco Antonio Percassi.
Il
convegno prende spunto dall’indagine conoscitiva sul patrimonio
culturale in stato di abbandono promossa proprio dalla Senatrice
all’interno della Commissione Cultura al Senato, che dovrebbe condurre
ad indagine propedeutica alla creazione di una vera propria “mappa dell’abbandono”
finalizzata a predisporre una seria strategia di recupero,
valorizzazione e restituzione alla collettività che sia il presupposto
concreto per una rinnovata fruizione del bene nonché per la creazione di nuove opportunità di lavoro.
All’interno
di questo progetto il patrimonio industriale ha assunto un ruolo di
primo piano, sia per il suo significato storico, economico, tecnologico
sia come risorsa per il territorio grazie al potenziale che rappresenta
in ottica di riutilizzo e riqualificazione urbana.
Nel suo intervento, Giorgio Ravasio,
dal 1991 impegnato nella valorizzazione e promozione del territorio
crespese, racconterà ai partecipanti la storia e le vicissitudini del
villaggio operaio, sottolineando l’importanza della memoria individuale e
collettiva per la tutela del paesaggio antropico e culturale.
Mauro Piantelli(De 8 architetti), che con Tobia Scarpa si occupa del progetto di
ri-generazione della Fabbrica, illustrerà la ricerca progettuale,
paesaggio-programma-progetto, ritenendo questo patrimonio dismesso
ancora in grado di svolgere un ruolo determinante, in senso evolutivo,
per quanto concerne il paesaggio culturale ed economico. Crespi d’Adda e
le grande Fabbrica, città di fondazione del lavoro, ha, con questo
progetto, una grande occasione per smettere di essere reliquia e tornare
a produrre: paesaggio, lavoro, cultura.
Molto
autorevoli sono anche gli altri partecipanti provenienti del settore
culturale ed impegnati nel recupero, valorizzazione e promozione del
patrimonio industriale che, coordinati da Simona Politini, condivideranno la propria esperienza: Marcello Modica, Francesca Santarella, Roberto Reggi, Claudio Tedeschi, Emilia Talamo e Mario Bencivenni.
Giorgio Ravasio, presidente della Associazione Crespi d’Adda dichiara: “È un onore poter raccontare il valore e la gloriosa storia della mia città all’interno della massima istituzione italiana.
Crespi
d’Adda è un esperimento industriale e sociale che non ha avuto ancora
termine a che continua, ancora oggi, a produrre paesaggi architettonici e
umani. Il maggior rischio che il villaggio operaio corre è che ci si
dimentichi della sua gloriosa storia e delle fondamenta sulle quali è
stato costruito, di cosa questo luogo ha rappresentato negli anni in cui
è stata il motore trainante del nostro territorio e che l’Unesco ha
riconosciuto, nel 1995, quando lo stabilimento era ancora in funzione,
come luogo esemplare del binomio di vita e lavoro tipico della fase di
industrializzazione fine Ottocentesca italiana.
La
nostra associazione, con la sua esperienza ultra ventennale di
salvaguardia della memoria e di divulgazione culturale del luogo, è un
caso esemplare di valorizzazione “dal basso”. Si tratta di una
microeccellenza italiana che dovrebbe essere attentamente studiata e che
potrebbe essere presa ad esempio e replicata a livello nazionale per
rendere la promozione della cultura il vero strumento di rilancio di una
economia della conoscenza che ponga al centro della sua attenzione il
territorio ed il racconto della la sua storia”.
Mauro Piantelli(De 8 architetti), con Tobia Scarpa di occupa del progetto di ri-generazione dell’ex Cotonificio, dichiara: “credo
sia evidente che il nostro passato industriale, là dove ha realizzato
eccellenze urbanistiche, architettoniche, paesistiche o comunque abbia
svolto un ruolo determinante per le relazioni sociali degli abitanti del
luogo, deva essere studiato alla luce di un nuovo ruolo possibile e non
come pura romantica dismissione. Oggi più di prima, in una società che
da produttivista diviene consumistica e quindi contempla da subito lo
scarto e la dismissione, dobbiamo chiederci se anche il paesaggio,
l’urbanistica e l’architettura siano prodotti “a termine”, con una
scadenza o, com’è nell’intento di questo ambizioso progetto, sia
possibile immaginare un nuovo futuro per questi luoghi extra-ordinari.
Siamo consapevoli che Crespi d’Adda sia di fatto oggi un luogo
culturale, un luogo cioè sopravvissuto alle ragioni prettamente
funzionali della propria fondazione e che questo progetto non sia
esclusivamente una questione di restauro, inteso come ripristino o
museificazione. La scelta del gruppo Percassi di trasformare la grande
Fabbrica in un campus d’eccellenze, con il proprio Headquarters, spazi
terziari, commerciali, museali, espositivi, insediando cioè tutte quelle
funzioni compatibili con il valore storico e architettonico del luogo,
va esattamente in questa visione di tutela attiva del patrimonio:
l’evoluzione è condizione necessaria affinché gli organismi rimangano in
vita. A Crespi il collante sociale tra l’io individuo e l’altro, il
“terzo” cioè che ci permette di riconoscerci quale società, è sempre
stato il lavoro. Riportare oggi il lavoro nella grande Fabbrica,
ovviamente in un’accezione contemporanea della produzione, significa
prendersi cura non solo dell’architettura e del paesaggio, ma bensì
della cultura, oggi l’altro “terzo” in cui la nostra società cerca il
luogo in cui ci si possa riconoscere”.
I L L U O G O
Il villaggio operaio di Crespi d’Adda.
Il
villaggio operaio di Crespi d’Adda è stato fondato, intorno allo
stabilimento che ospitò, in origine, il Cotonificio Benigno Crespi, da
Cristoforo Benigno Crespi nel 1878 e venne completato, dal figlio
di quest’ultimo Silvio Benigno, verso la fine degli anni Trenta del
Novecento. È collocato in prossimità del fiume Adda, proprio sul confine
tra le provincie di Milano e Bergamo, nella quale è incluso, facendo
parte del Comune di Capriate San Gervasio.
Crespi d’Adda rappresenta un esempio eccezionale di città industriale, perfettamente conservata, ed è principalmente per questa ragione che venne inserita, nel 1995, nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
L’impianto
regolare delle strade e la sua fisionomia urbanistica permette di
individuare in modo chiaro tutti gli edifici che formano il paese,
composto, oltre che dalla fabbrica e dalle abitazioni, anche da
strutture sociali e, un tempo, a uso pubblico, come il lavatoio, il
dopolavoro, l’albergo, il piccolo ospedale, la scuola, il teatro, la
chiesa, i bagni pubblici con piscina, il cimitero.
Dopo
essere stato chiuso definitivamente nel 2003, vandalizzato e depredato
per un decennio, lo stabilimento è stato acquistato, nel 2013,
dall’imprenditore bergamasco Antonio Percassi con l’idea di farne la
sede operativa delle proprie aziende nonché un campus dell’innovazione e
dell’arte aperto ad altri partners, con museo e zone espositive
accessibili al pubblico.
Il luogo è visitabile tutti i giorni dell’anno prenotando una guida al numero 02/90939988 oppure a mezzo mail a info@crespidadda.it.
A partire dal mese di Aprile e fino a tutto Ottobre, ogni domenica e
giorno festivo è aperto un punto informazioni che distribuisce mappe e
organizza visite guidate anche senza prenotazione.
Dal 3 al 16 ottobre, Crespi d’Adda sarà anche protagonista del Festival di Bergamo Scienza 2016.
Per informazioni, visite guidate, laboratori didattici, ospitalità, approfondimenti:
Associazione Crespi d’Adda
www.crespidadda.it
e-mail info@crespidadda.it
telefono sempre attivo 02/90939988