C’è uno spettacolo che ti piacerebbe fare?
Certamente, rifletterci su mi ha fatto realizzare che mi piacerebbe reinterpretare “Romeo e Giulietta”. A sedici anni, avevo interpretato Giulietta – la stessa età del personaggio – in una produzione unica al Teatro della Tosse a Genova, insieme ai detenuti di Marassi. Fu un’esperienza incredibile, poiché incarnavo la purezza e l’ingenuità di Giulietta grazie alla mia giovane età. Ora, sei anni dopo, sono curiosa di esplorare nuove sfumature del personaggio che in precedenza non potevo cogliere a causa della mia limitata esperienza.
Studiare alla scuola del Teatro Stabile di Genova mi ha permesso di crescere e sviluppare la capacità critica necessaria per interpretare un personaggio autonomamente. Mi domando spesso come potrebbe essere la mia Giulietta oggi. Forse la mancanza di esperienza di allora contribuiva a renderla autentica, priva di eccessive sovrastrutture attoriali. Tuttavia, sono entusiasta all’idea di poter dare vita a una nuova Giulietta, arricchita dalle mie esperienze.
Tra gli spettacoli nei quali hai lavorato quale ti ha dato maggiori soddisfazioni?
Potrebbe sembrare scontato, ma lo spettacolo che mi ha dato maggiore soddisfazione è stato “Le Fenicie”, diretto da Valerio Binasco al Teatro Greco di Siracusa. Ho interpretato Antigone, un personaggio che ho sempre ammirato, quindi la sola opportunità di impersonarla è stata già una grande gioia. Lavorare in un luogo storico come il Teatro Greco di Siracusa ha aggiunto ulteriore valore all’esperienza.
La presenza di un pubblico numeroso ogni sera, fino a quattromila persone, ha incrementato la mia soddisfazione. Ho collaborato con colleghi meravigliosi, creando rapporti preziosi e duraturi. La guida di un regista eccezionale ha reso l’esperienza ancora più gratificante. Più che soddisfatta, mi sento felice e realizzata; dopo Siracusa, mi sento più completa.
Qual è il lavoro che ti ha fatto crescere professionalmente?
È difficile per me determinare quale lavoro mi abbia fatto crescere professionalmente. La crescita è un processo continuo, stimolato sia da esperienze positive che negative. Tuttavia, posso dire che partecipare a “La cucina”, diretto da Valerio Binasco, è stato significativo. Si trattava di uno spettacolo con 25 attori in scena, dove nessuno era una comparsa. La creazione di una grande armonia di gruppo è stata essenziale, nonostante le sfide e i conflitti che si sono presentati.
La collaborazione e l’attenzione reciproca erano fondamentali, così come la coordinazione in scena e la gestione degli oggetti di scena, come piatti e utensili da cucina. Questa esperienza mi ha arricchita e sono grata di averne fatto parte.
Il tuo primo spettacolo?
Il mio debutto teatrale è avvenuto a sette anni, con “Il cerchio di sabbia”, scritto e diretto da Modestina Caputo, mia prima insegnante e direttrice della scuola di recitazione La Quinta Praticabile a Genova. Fu lei a trasmettermi la passione per il teatro, un dono per cui sarò sempre grata. Da quel momento, non ho mai smesso di recitare.
Quali sono i tuoi progetti?
Attualmente sto lavorando alla seconda serie di “La Mafia uccide solo d’estate”, diretta da Luca Ribuoli. A febbraio inizierò le prove per “Don Giovanni” di Moliere, sotto la regia di Valerio Binasco e prodotto dal Teatro Stabile di Torino, dove interpreterò Donna Elvira. È un ruolo che solitamente non viene affidato a giovani attrici, a meno che il regista non abbia un’idea ben precisa, e Valerio ne ha una, ma per ora è una sorpresa!
Proseguirò poi con la tournée de “La cucina”, presentandoci per due settimane al Teatro Eliseo a Roma. Mi piacerebbe tornare a Siracusa, anche se non spetta a me decidere. Altri progetti sono in fase di definizione, ma per scaramanzia preferisco non parlarne.
C’è un’artista di spettacolo dal quale ti sei ispirata?
Non mi ispiro a un artista specifico; trovo ispirazione in ogni esperienza unica, che può variare a seconda del progetto a cui sto lavorando. Mi possono ispirare anche scene quotidiane, come una bambina che piange con la maglia sporca di gelato o il passo di un barbone.
Naturalmente, ammiro gli attori e le attrici che hanno segnato la storia del teatro e del cinema italiano, come Giulia Lazzarini, Giorgio Albertazzi, Anna Magnani, Pasolini, Luca Ronconi, Mariangela Melato, Totó e Alberto Sordi. Registi del calibro di Fellini e Bertolucci hanno lasciato un’eredità inestimabile, e provo verso di loro profondo rispetto e gratitudine.
Intervista by Iaphet Elli www.eventinews24.com