Risiera Sarti ph Wanda Perrone Capano |
«Pochi sanno cosa sia stata, in tutto il suo orrore, la Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager nazista in Italia munito di forno crematorio (da tremila a cinquemila le vittime). Un colpevole oblio ha soffocato fin dall’immediato dopoguerra le voci, a volte ha inquinato le prove, di quanto accadde poco più di settantacinque anni fa», scrive Renato Sarti nelle note di regia. «Quando gli storici triestini Marco Coslovich e Silva Bon dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia mi misero a disposizione le testimonianze dei sopravvissuti e le deposizioni dei carnefici (criminali nazisti responsabili fra l’altro dell’Aktion Reinhard, l’eliminazione di circa due milioni di ebrei in Polonia) – continua il regista – mi sono immediatamente reso conto di avere fra le mani un patrimonio storico, sociale, politico e umano straordinario. Un patrimonio che, a differenza di quanto successo in precedenza, non andava dilapidato bensì valorizzato. Una visione “dal basso” e “dal di dentro” di quei terribili avvenimenti, espressa con un linguaggio del tutto particolare. “Credo che ogni persona dovrebbe sapere e non dimenticare”, afferma uno dei sopravvissuti. Questa frase l’abbiamo fatta nostra nella speranza che, in nome dei valori che ispirarono la Resistenza e la lotta di Liberazione, la memoria storica di quel passato possa fare da argine, oggi, a nuovi e pericolosissimi fenomeni nazionalistici, razzisti, fascisti e xenofobi».
Lo spettacolo, in scena in occasione del Giorno della Memoria, è un esempio di “teatro-documento”, come recitava la motivazione del Premio Riccione per il Teatro 1995. Testimonianza, racconto, memoria e monito per il futuro, si lega anche al ricordo di Giorgio Strehler, originario di quei luoghi. Nasce, infatti, da una lettura scenica tenutasi nel 1995, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, all’interno della Risiera di San Sabba e alla quale, in qualità di attore, intervenne anche Strehler. Lo ricorda Moni Ovadia, che era tra loro: «Illuminata da un riflettore teatrale, fra le sbarre di una delle celle, baluginava l’inconfondibile chioma di Giorgio Strehler; la sua possente voce di barcolano, genio del teatro ed irriducibile antifascista, incarnava la voce degli internati».
Una delle cose più turpi, più tragiche dell’Europa, ma in particolare di questo paese, è il fatto della dimenticanza, di non avere una testimonianza viva, di non tenere vivo il ricordo di alcune cose che sono invece fondamentali. Le nuove generazioni nascono nell’oblio. Io quando posso, in qualsiasi circostanza, ricordo e dico: «Guardate che il presente e il futuro nascono anche dalla memoria del passato, per criticarlo magari, ma per conoscerlo».
Giorgio Strehler
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello 2 – M1 Cordusio)
27 gennaio 2020, ore 20.30
I me ciamava per nome: 44.787. Risiera di San Sabba
Testo e regia Renato Sarti
da testimonianze di ex deportati raccolte da Marco Coslovich e Silva Bon per Irsml FVG
con Nicoletta Ramorino, Ernesto Rossi, Renato Sarti, Irene Serini
brani musicali Alfredo Lacosegliaz, Moni Ovadia
foto e video Miran Hrovatin, Alessio Zerial, Videoest, Irsml FVG
si ringrazia Mario Sillani
produzione Teatro della Cooperativa
Per gli argomenti trattati lo spettacolo è consigliato a partire dai 14 anni
Durata: un’ora e 15 minuti senza intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org
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