Intervista a Marco Predieri


1 – Parlaci delle tue prime esperienze a teatro.


Domanda complicata, anche se apparentemente semplice. Ci sono state molte prime volte e prime esperienze. Da piccolissimo, non ricordo neppure l’età, come spettatore, con i miei genitori, anche nei teatri principali di Firenze, dove ho visto in scena i più grandi, da Rossella Falk ad Albertazzi, i fratelli Giuffrè, Aroldo Tieri, Bramieri e Franca Valeri, persino Paola Borbone. Da subito quel mondo, quel raccontare la vita sulla scena mi ha conquistato… forse era già una vocazione che avevo dentro. Verso la fine delle elementari ho chiesto di poter frequentare l’Accademia dei Piccoli, una prestigiosa scuola che esisteva a Firenze. Poi ho iniziato, come molti, dalle compagnie amatoriali. C’è stata poi la prima volta al Teatro di Cestello, avevo 20 anni, con Oreste Pelagatti e Marcello Ancillotti. Debuttai nel ruolo di un giovane poliziotto accanto, tra gli altri, a Manuelita Baylon e Remo Masini. Sempre al Cestello ho conosciuto e frequentato Maestri come Rinaldo Mirannalti, Adriana Secci, Mara Perini, il mitico Mario Martelli. Sono stati anni di grande formazione. In questo mestiere bisogna essere delle spugne. Da questi attori ho imparato molto, come molto ho cercato di rubare da spettatore attento. Poi ci sono state molte altre prime volte. La prima volta che sono stato chiamato nella Compagnia della Radio per la Rai, la prima e unica volta che ho recitato in Duomo a Firenze, con Claudia Koll … la prima volta che ha debuttato un mio testo da autore, col cuore che mi batteva in gola più di sempre. Però ecco per me ancora oggi, che sono passati più di vent’anni, in realtà è sempre una nuova prima volta. Certo sono più smaliziato, ho acquistato un po’ di mestiere, di tecnica, oggi ho una certa consapevolezza del palcoscenico, rispetto a quel ragazzo di 20 anni che al Cestello dovette fare le prove in canottiera e senza riscaldamento, perché si era presentato con un maglione di ciniglia viola, regalatomi dalla mia ragazza di allora … ma le emozioni ogni volta che affronto un nuovo copione, una nuova avventura un pubblico diverso, ogni sera … beh lo so che non mi crederete, ma sono sempre pressappoco le stesse. Mi sento ancora un debuttante e spero rimanga sempre così dentro di me.


2 – Come nascono i tuoi spettacoli?

Quelli di cui sono anche autore da delle intuizioni, da ciò che mi accade nella vita reale o che immagino o vorrei possa accadere e la stessa cosa più o meno vale per quando e per come affronto un testo da regista. Come attore spesso anche dalla casualità degli incontri, che poi forse casuali del tutto non sono mai. Di base però c’è sempre una profonda curiosità per la vita e per il creato e la necessità di esplorare anche me stesso e i miei limiti. In Italia troppo spesso gli attori vengono relegati a degli stereotipi, cioè alla prima immagine che gli capita di trasmettere all’inizio del percorso … a me gli schemi non piacciono, né per me stesso né per gli altri, mi ci sento stretto … quindi forse i miei spettacoli nascono anche dall’esigenza di evadere dalle etichette.


3 – L’edizione Regalo di Natale in cosa consiste?

Lo scorso anno è stata una trasmissione tv, realizzata per alcune emittenti locali e ampliata per il web, che ancora si trova, nella versione integrale, su youtube, realizzata con lo scopo di unire un gruppo di artisti e amici costretti lontani dal palcoscenico e dal pubblico, dalla forzata interruzione delle attività teatrali e dello spettacolo dal vivo. Volevamo arrivare a casa dei tanti spettatori che non potevano raggiungerci e lo abbiamo fatto registrando, per un’intera settimana, quello che poi è andato in onda proprio durante le Feste, su alcune reti proprio il 25 dicembre stesso. Ciascuno in collegamento da casa propria. Io avevo un vero e proprio set montato in salotto, con la difficoltà ogni volta di ripettinarmi uguale, di riposizionare il microfono nello stesso punto sulla camicia, per altro un errore iniziale, perché avrebbe dovuto essere sul bavero della giacca… da solo, guidato da remoto dal regista Matteo Lorini. Quest’anno stiamo lavorando per poter riproporre questo show, con tanti amici, ma finalmente dal vivo, nei giorni delle feste, col pubblico. Ovviamente sempre registrandolo per poterlo mandare anche in onda. Ma il lavoro è appena cominciato, siamo solo a ottobre.


4 –  Com’è stata la tua esperienza sulle piattaforme di streaming?

Io tecnologicamente sono sempre stato, e resto, una capra, ho dovuto prendere dimestichezza con un linguaggio e un mezzo per me del tutto sconosciuti e ostici, anche con tempi di realizzazione, diversi da quelli a cui è abituato un attore in teatro. Ma mi sono molto divertito, stimolato dalla nostra produttrice Laura Cellerini, che è stata la prima ad avere l’intuizione di “Area 51 – mutanti teatrali” e sopratutto sorretto da un’amica straordinaria e attrice fantastica e autrice e molto di più che è Francesca Nunzi. Certo se devo essere sincero il web non è esattamente il mio terreno ideale, amo guardare le persone negli occhi. Anche fare tv da casa non è stato facilissimo … mi sentivo molto solo guardando in una telecamera, parlando in salotto, senza che ci fosse qualcuno davanti, anche se poi intuivo che sarei arrivato a casa di miglia di persone e sono felice che alcune di queste mi abbiano anche cercato per ringraziarmi.


5 – Come hai vissuto il periodo della pandemia?

Considerando anche che sono un ipocondriaco … direi per nulla serenamente. Comunque ho cercato di reagire, anche se come molti colleghi mi sono sentito un po’ abbandonato, nel senso sociale del termine. E’ stato come se noi lavoratori dello spettacolo dal vivo, su tutti i livelli, avessimo perso non solo la nostra fonte di sussistenza materiale, ma anche proprio una funzione, la nostra utilità nella comunità. Invece penso che questo lavoro, che il teatro, le emozioni portate occhi negli occhi, il raccontare la storia di noi esseri umani attraverso la danza, la musica, le canzoni, la prosa sia un nutrimento fondamentale per l’anima di ogni cittadino e per la crescita del nostro essere società mutualistica. Sono stati mesi lunghi di riflessioni e resistenza, che spero possiamo aver lasciato alle spalle, ma la paure, il senso di precarietà rimane appiccicato addosso.


6 – Nel 2022 hai in programma qualcosa? 

Intanto portiamo a termine questo 2021, perché già siamo ripartiti. Ho in scena il mio novo spettacolo, con la regia e la partecipazione, molto particolare e fantastica, nel senso proprio di fantasiosa, di Francesca Nunzi “Il costruttore di valigie”, che arriverà anche a Roma a dicembre, poi sempre a dicembre riprenderò “Tredici a tavola”, ora a fine ottobre c’è l’avventura di Halloween Horror Art Festival a Montecatini. Pe l’anno nuovo ho già due regie in ponte e sto valutando altre proposte. C’è regalo di Natale, dovrò lavorare alla terza edizione del “Premio Stelle dello Spettacolo” … Insomma ci sono diverse cose in ponte, anche su tutto è ancora molto caotico, perché siamo appena ripartiti dopo un lungo stop e ci sono sempre troppe incertezze, quindi anche il metodo di lavoro ha bisogno di essere un po’ rimesso a punto. Insomma sicuramente c’è grande entusiasmo, ma per mia natura anche molta, forse troppa, cautela … soprattutto nello sciogliere alcune riserve e nell’annunciare troppo, forse anche per un pizzico di scaramanzia. 

Intervista by Iaphet Elli

Iaphet Elli

Iaphet Elli, blogger, ho partecipato come editor a ExpoMilano2015.
Collaboro con diversi uffici stampa di città Italiane ,Stati Europei e Mondiali.

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