Castelli antichi, architetture avanguardiste, palazzi antichi e monumenti di archeologia industriale restituite a nuova vita: sono i semisconosciuti luoghi ricchi di opere d’arte raccolte da privati, ma visitabili dal pubblico, sparsi in diverse città dell’Emilia-Romagna – Queste Collezioni d’arte “nascoste” sul territorio sono vere e proprie “perle” che custodiscono opere famose, percorsi d’arte unici, dall’antico al contemporaneo – Lungo la Via Emilia, da Piacenza a Rimini passando per i lidi ferraresi e le colline di Longiano, sono tredici i luoghi che raccontano il lato più bello del mecenatismo emiliano-romagnolo
Sono custodite in luoghi suggestivi e di grande bellezza e sono la parte migliore del collezionismo emiliano-romagnolo. Le Collezioni di opere d’arte, private ma aperte al pubblico, sparse sul territorio della regione sono molteplici e tutte meritevoli di una visita. Le opere esposte raccontano prevalentemente il Novecento ma ci sono anche opere antiche e contemporanee.
Partiamo da Piacenza, città d’arte dove non si trova solo la straordinaria collezione della Galleria d’Arte Ricci Oddi. Il territorio custodisce, infatti, anche la Collezione Mazzolini, ricca di opere risalenti al Novecento italiano. Precisamente sono i monumentali ambienti del monastero di San Colombano a Bobbio ad ospitare il Museo Mazzolini, inaugurato nel 2015 dove si possono ammirare 27 sculture e 872 dipinti dei maggiori autori italiani da De Chirico a Carrà, per allargarsi al post cubismo di Massimo Campigli e spingersi fino a Fontana e Manzoni, passando per l’arte organica e nucleare e dall’informale segnico di Capogrossi (https://visitpiacenza.it/arte-e-cultura/museo-collezione-mazzolini/).
Sempre sul territorio piacentino, a San Pietro in Cerro, all’interno di un Castello del XIII secolo, e precisamente nel sottotetto, si trova il MIM, Museum in Motion, che all’interno espone l’interessante collezione di Franco Spaggiari. Lo spazio museale, appositamente restaurato, si sviluppa lungo tutto il percorso tra le due torri, nell’antico camminamento di ronda e nel granaio. Sono oltre milleseicento le opere di autori contemporanei per una collezione in continuo movimento. Dal dopoguerra ad oggi, con una panoramica che dalla scena internazionale arriva a quella piacentina. Bonalumi, Crippa, Dova e Plessi, alcuni dei nomi più noti presenti in collezione (https://www.castellodisanpietro.it/Museum-in-Motion.php).
A Parma, nell’Abbazia di Valserena, imponente complesso del 1300 conosciuto anche come “Certosa di Paradigna”, ha sede il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC), fondato nel 1968 dall’Università di Parma. Nelle sue cinque sezioni (Arte, Fotografia, Media, Progetto, Spettacolo) sono conservati circa 12 milioni di pezzi. Nella sezione Arte si racconta, attraverso oltre 1.700 dipinti, 300sculture e 17.000 disegni (nonché una consistente bibliografia e documentazione) il panorama dell’arte italiana del secondo dopoguerra, dal realismo di Renato Guttuso all’astrazione di Carla Accardi, dall’informale di Arnaldo Pomodoro all’arte povera di Mario Ceroli, passando per l’approccio concettuale di Alighiero Boetti. Dallo scorso novembre il percorso espositivo della raccolta è stato rinnovato e si articola in sette nuove sezioni, ospitate nella grande Chiesa cistercense, della Sala delle Colonne, nella Sala Ipogea e nella Corte delle sculturedell’Abbazia (http://www.csacparma.it).
A Gattatico, in provincia di Reggio Emilia, il Museo Cervi conserva non solo i cimeli della partigiana famiglia Cervi, ma anche un’interessante raccolta d’arte che testimonia l’impegno civile di tanti artisti nella lotta antifascista. Si tratta di tre nuclei comprensivi di più di duecento opere di pittura, scultura e grafica che vanno dal secondo dopoguerra all’attualità e vertono suitemi della Resistenza e della lotta sociale. Una collezione frutto di decennali donazioni da parte di artisti locali e nazionali che comprende lavori, tra gli altri, di Renato Guttuso, Renzo Grazzini e Ernesto Treccani (https://www.istitutocervi.it/museo-cervi/).
È a Modena che si trova invece l’Archivio dell’Architetto Cesare Leonardi, fondato nel 2010 con l’obiettivo di conservare, divulgare e approfondire gli studi e i progetti dell’architetto. Ha sede nelle casa-studio di Leonardi, solo essa un luogo da vedere per la originalità dei dettagli architettonici, primo villaggio artigiano in Italia. Qui, tra fitti scaffali in legno giallo realizzati artigianalmente seguendo un rigoroso criterio modulare, sono conservati: disegni di architettura, composizioni fotografiche (Leonardi fotografa dall’età di 14 anni e vinse parecchi premi), plastici in legno, sculture, oggetti di arredo e prototipi di ogni genere affollano lo spazio e convivono con oggetti legati alla vita familiare e alle proprie origini, espressione di un rapporto inscindibile tra vita e progetto. Si può visitare in occasione di giornate specifiche di apertura o su prenotazione al sito: https://www.archivioleonardi.it.
Spostandosi a Sassuolo (MO) la Cavallerizza Ducale sorge nel centro storico del paese, un edificio meraviglioso e restaurato a nuova vita. Ospita il Museo Bertozzi&Casoni, il collettivo dei due artisti che utilizzano la ceramica come esclusivo mezzo espressivo a fini scultorei le cui opere sono divenute icone internazionalmente riconosciute della contemporanea condizione umana. Il Museo, visitabile il sabato e la domenica, ospita opere raramente esposte come Composizione e scomposizione del 2007, Composizione non finita-infinita presentata alla Biennale di Venezia nel 2009, Sedia elettrica con farfalle del 2011, Regeneration esposta a Londra nel 2012, Polar bear del 2016 e Resistenza 2 realizzata per la recente mostra ad Ascoli Piceno, Scegli il Paradiso del 1997 che chiude mirabilmente il capitolo della maiolica dipinta e Madonna scheletrita del 2008 www.museobertozziecasoni.com
A Bologna meno nota di altre ma ugualmente preziosa è la Raccolta Lercaro, un’incredibile collezione permanente che oggi comprende opere di Giacomo Manzù, Arturo Martini, Francesco Messina, Mimmo Paladino, Vittorio Tavernari, Giovanni Boldini, Georges Rouault, Ettore Spalletti e molti altri. Tra le opere di pittura e grafica, lavori di Giacomo Balla, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Antonio Mancini, Giorgio Morandi, Adolfo Wildt. Questi dialogano con alcune pregevoli opere antiche, tra cui un tondo in gesso raffigurante una Madonna del Latte (fine XV-XVI secolo) e tre arazzi di manifattura fiamminga (fine XVI-inizio XVII secolo). L’ingresso è gratuito (https://www.fondazionelercaro.it/raccolta-lercaro/).
A San Lazzaro di Savena (BO), aperta su appuntamento, c’è la Fondazione Cirulli. Sono oltre 200.000 i pezzi dell’Archivio dedicato alla cultura dell’arte italiana del XX secolo costituito a partire dal 1984 dalla coppia di collezionisti bolognesi Massimo e Sonia Cirulli. Opere di pittura e scultura, grafica pubblicitaria, fotografia, collage e fotocollage, disegni, libri e riviste, nonché oggetti di design, che raccontano la storia del Novecento italiano attraverso dieci temi: architettura, industria, moda e design, costume e società, propaganda, velocità e volo, cultura, sport e tempo libero. Sono presenti in collezione Giacomo Balla, Osvaldo Licini, Fortunato Depero, Mario Sironi, Lucio Fontana, Giò Ponti, Bruno Munari per citarne solo alcuni. Solo la sede merita una visita, l’edificio industriale di circa 2.000 mq fu progettato da Achille e Piergiacomo Castiglioni per Dino Gavina, imprenditore, designer ed editore bolognese, ispirandosi agli edifici agricoli con fienile che ancora oggi popolano le campagne circostanti. (http://fondazionecirulli.org/).
A Lido di Spina nel ferrarese si trova la Casa Museo Remo Brindisi, da vedere anche per l’architettura realizzata negli anni tra il 1971 ed il 1973 su progetto di Nanda Vigo. Documenta molte delle principali correnti artistiche del Novecento a livello internazionale, con un particolare accento sulla Milano degli anni ’50-’70. Oltre a opere integrate all’architettura, tra cui innanzitutto il graffito di Lucio Fontana, nella collezione del museo figurano, tra i maestri del primo Novecento, da Medardo Rosso a Giacomo Balla e Arturo Martini e molti altri. Il secondo Novecento è rappresentato da esponenti quali Fontana, Crippa, Dova, Tancredi, Baj fino a Manzoni accanto ad Arman, Cèsar, Rotella, Hains, Schifano, Warhol. E ancora: Bruno Munari, Achille Castiglioni, Pio Manzù, Vico Magistretti, Giò Colombo, ecc. Una suggestione in più è data dalle aperture serali (www.casamuseoremobrindisi.com).
A Faenza il Museo Carlo Zauli dal 2002 diffonde l’arte contemporanea attraverso la materia della ceramica. Zauli, ceramista di fama internazionale, aveva qui il suo studio e il museo oggi raccoglie la collezione dedicata allo scultore. All’interno il percorso espositivo è diviso in sezioni che evidenziano l’attitudine dell’artista faentino alla sperimentazione e ad una continua rilettura del proprio linguaggio espressivo: dallo Zauli più essenzialmente “ceramista” dei primi anni Cinquanta, con le opere oggettuali di gusto arcaico e primitivista, alle ultime ricerche scultoree dei tardi anni Ottanta. Accanto le opere dei tanti artisti che hanno realizzato opere all’interno dei laboratori del museo (http://www.museozauli.it/storia-museo/).
La Fondazione “Tito Balestra” è situata nei locali del Castello Malatestiano di Longiano (FC) nel centro della Romagna. Il bellissimo Castello al suo interno ospita la collezione originale del poeta, oltre duemila opere di artisti italiani e stranieri, e da circa novecento pezzi donati successivamente da amici e famigliari.più grandi artisti del ‘900 italiano (da Mafai a Rosai, da De Pisis a Sironi, passando per Guttuso, Morandi, Vespignani, Zancanaro) e del panorama internazionale (Chagall, Goya, Kokoschka, Matisse, Twombly fra gli altri). Particolarmente ingente è il numero di opere di Mino Maccari, intimo amico del poeta (ne fu il testimone di nozze) e importante figura della pittura italiana del secondo Novecento. I 1903 pezzi, fra olii e grafica, testimoniano l’attività dell’artista toscano dal 1920 al 1976, costituendone quasi un museo autonomo.
Un’importante testimonianza dell’arte italiana della metà del Novecento è rappresentata dalla Collezione Verzocchi a Forlì, custodita negli spazi di Palazzo Romagnoli. Giuseppe Verzocchi era un imprenditore mecenate che tra il 1949 e il 1950, chiese a oltre settanta pittori italiani contemporanei un’opera di dimensioni prefissate (70/100) sul tema del lavoro ed un autoritratto, al prezzo di 100.000 lire per quadro, insieme ad una promessa di esposizione pubblica. Inoltre una lettera con la spiegazione del soggetto scelto e l’inserimento di un mattoncino con la sigla “V & D”, marchio dell’impresa del Verzocchi, che aveva già dato origine al catalogo artistico “Veni VD Vici”. Nomi del calibro di Depero, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Felice Casorati, Carlo Carrà, Emilio Vedova, Filippo De Pisis, tra gli altri, contribuirono alla creazione di questa straordinaria collezione, oggi di proprietà del Comune di Forlì ed esposta al pubblico (https://www.collezioneverzocchi.com/).
A Rimini ha recentemente aperto al pubblico la Galleria Buonadrata, un suggestivo percorso espositivo allestito in Palazzo Buonadrata, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che propone al pubblico oltre 75 opere finora non valorizzate e conosciute di proprietà della Fondazione.Fra esse autentici gioielli, come le opere di Marco Palmezzano da Forlì e Barnardino Zaganelli da Cotignola, quanto a dire il meglio del Cinquecento romagnolo e due quadri di Cagnacci. Si arriva fino ai giorni nostri, con opere novecentesche di Elio Morri e quelle contemporanee di Eron.Per prenotare la visita: https://www.fondcarim.it/collezione-darte/collezione-a-palazzo-buonadrata/