VANESSA GRAVINA GIULIO CORSO con la partecipazione di
PAOLO TRIESTINO
TESTIMONE D’ACCUSA
di Agatha Christie
traduzione Edoardo Erba
e con
MICHELE DE MARIA ANTONIO TALLURA SERGIO MANCINELLI
BRUNO CRUCITTI PAOLA SAMBO
FRANCESCO LARUFFA ERIKA PUDDU LORENZO VANITÀ
aiuto regia Norma Martelli
scene Roberto Crea
costumi Chiara Donato
artigiano della luce Luigi Ascione
musiche Matteo D’Amico
regia GEPPY GLEIJESES
Lo spettacolo è dedicato alla memoria del M° Giorgio Ferrara
personaggi e interpreti
Sir Wilfrid Robarts / Paolo Triestino
Greta, dattilografa di Sir Wilfrid / Erika Puddu
Carter, segretario di Sir Wilfrid / Bruno Crucitti
Avvocato Mayhew / Antonio Tallura
Leonard Vole / Giulio Corso
Roamine Heilger / Vanessa Gravina
Ispettore Hearne / Francesco Laruffa
Avvocato Myers, pubblico ministero / Michele De Maria
Giudice Wainwright / Sergio Mancinelli
Dottor Wyatt, medico legale / Bruno Crucitti
Janet MacKenzie, governante / Paola Sambo
L’altra donna / Erika Puddu
Sir Hearne – Cancelliere / Michele Demaria
Usciere / Lorenzo Vanità
Esiste la “commedia perfetta”? Forse sì. Secondo alcuni critici è “Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais, secondo altri è “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde. Sul più bel dramma giudiziario però non ci sono dubbi: “Testimone d’accusa” di Agatha Christie. Il gioco non verte tanto sulla psicologia dei personaggi (ci aggiriamo tra simulatori occulti, assassini, grandi avvocati) quanto sulla PERFEZIONE del meccanismo. È infernale questo meccanismo, con un colpo di scena dopo l’altro, in un crescendo raveliano, una battuta dopo l’altra. E la costruzione “giudiziaria”? Impressionante per precisione e verità, come se l’avesse scritta il più grande giudice inglese del secolo scorso. Lo spunto, come spesso accade nelle opere della Christie, parte dalla storia di una donna tradita dal marito più giovane; ed è uno spunto autobiografico. L’autrice fu tradita dal primo marito (di cui però portò sempre il cognome) e sposò poi un uomo molto più giovane di lei. Ma bastasse questo… Il film capolavoro che ne trasse Billy Wilder era assai liberamente tratto -la Christie lo considerava il miglior adattamento cinematografico della sua opera-. Il testo teatrale è assai più asciutto, non concede tregua alla tensione, affonda come una lama di coltello affilatissima (letteralmente) nella schiena di chi osserva. Considerare la “maestra del brivido” un’autrice di consumo è come valutare Hitchcock un cineasta di serie B. Agatha è un genio e tale per sempre resterà. E qui, più che in Trappola per topi, più che in Dieci piccoli indiani questo diamante luccica in tutto il suo splendore. Naturalmente metterlo in scena richiede un cast di livello superiore e un realismo (non certo naturalismo) rigidissimi. E una dovizia di mezzi scenografici e recitativi. Io l’ho messo in scena con Paolo Triestino, serio attore di lungo corso, con Vanessa Gravina, bella, bravissima e impossibile, Giulio Corso, uno dei migliori dell’ultima generazione, e altri 9 attori, tutti perfettamente aderenti ai ruoli. Per chiudere (ed essere più chiaro) vi anticiperò due particolari: in scena avremo lo stenografo che scriverà -con il particolare ticchettio- tutti i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1948 (la commedia è del ‘53), i sei giurati saranno scelti tra il pubblico sera per sera, e chiamati a giurare e ad emettere il verdetto.
Buoni brividi a tutti!
Geppy Gleijeses
BIGLIETTIPrestige € 36,50 – Poltronissima € 33,00 – Poltrona € 25,00 – Poltronissima under 26 anni € 16,00
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