La dodicesima edizione di ART CITY Bologna si svolgerà dal 1 al 4 febbraio 2024, catalizzando ancora una volta l’attenzione del pubblico appassionato dell’universo artistico. Promossa dal Comune di Bologna e BolognaFiere e diretta per il settimo anno da Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, l’art week accompagnerà, come da tradizione, lo svolgimento di Arte Fiera, che quest’anno celebra il suo 50° anniversario.
Per celebrare questo storico traguardo della fiera più longeva d’Italia, ART CITY Bologna ha scelto di omaggiare il più importante artista moderno nato e vissuto nella città felsinea, Giorgio Morandi (1890-1964), nel 60° anniversario della sua morte, proponendo un programma ispirato a lui.
Cinque special projects esploreranno e reinterpretaranno il lavoro del Maestro attraverso diversi linguaggi del contemporaneo: la fotografia sarà rappresentata dalle opere di Mary Ellen Bartley nella mostra Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS al Museo Morandi, e dagli scatti di Joel Meyerowitz esposti nelle Collezioni Comunali d’Arte, in Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz; il video sarà espresso dall’artista Tacita Dean con STILL LIFE. The studio of Giorgio Morandi nello spazio PIETRO; la performance verrà affidata a Virgilio Sieni, che presenterà la sua nuova produzione Elegia Luminosa nel Teatro Comunale di Bologna, oltre al ciclo di lezioni sul gesto intitolato Atelier Morandi – Palestra Auratica; infine, il suono avrà come protagonista l’installazione sonora e live Saturnine Orbit di Mark Vernon, pensata da Xing per la Casa Museo Giorgio Morandi e per i Fienili del Campiaro a Grizzana Morandi (BO). Ad affiancare i cinque special projects, il focus espositivo Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia, che alla Casa Morandi presenterà tre disegni appartenenti alla breve fase metafisica dell’artista.
La scelta di omaggiare Giorgio Morandi si sposa con la volontà di valorizzare l’arte del pittore bolognese con attività in programma durante tutto l’anno da parte delle istituzioni. L’attenzione verso Morandi è una priorità della politica culturale e già lo scorso ottobre, nell’ambito delle azioni culturali della Città metropolitana, è stato istituito il Tavolo Morandi – promosso con il Comune di Bologna, il Comune di Grizzana Morandi, Settore Musei Civici Bologna, Museo Morandi e MAMbo – per raccontare ed esplorare, con eventi e proposte di itinerario, i luoghi caratteristici della sua vita, da Bologna a Grizzana Morandi e altri luoghi metropolitani.
Come di consueto nei giorni di ART CITY Bologna, sarà l’intera città a trasformarsi in un palcoscenico per la cultura contemporanea grazie alla partecipazione di numerose realtà istituzionali pubbliche e private, gallerie d’arte e spazi indipendenti che animeranno una programmazione variegata e capace di coinvolgere pubblici diversi.
Si conferma inoltre l’appuntamento con ARTalk CITY, il ciclo di conversazioni tra artisti, curatori e docenti, curato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna presso l’Aula Magna, per approfondire le poetiche di alcuni dei protagonisti dell’edizione 2024 di ART CITY Bologna.
● Special projects dedicati a Giorgio Morandi
Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS
A cura di Alessia Masi
Mostra promossa da Museo Morandi
Museo Morandi | Via Don Minzoni 14, Bologna
30 gennaio – 7 luglio 2024
Giovedì 1, venerdì 2, domenica 4 febbraio ore 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 23.00
Ingresso gratuito nei giorni di ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio)
Le fotografie di Mary Ellen Bartley, da sempre interessata a esplorare le qualità formali e tattili, sono il risultato di una residenza svolta a Bologna nel 2020, da cui, dopo aver visitato la casa e lo studio di Morandi, è nato il progetto Morandi’s books, una serie di composizioni fotografiche costruite con i libri appartenuti a Giorgio Morandi, oggi conservati nella casa-museo di via Fondazza. I volumi su Corot, Ingres, Piero della Francesca, Rembrandt, Cézanne, ossia i maestri del maestro bolognese, sono diventati, nelle mani della Bartley, i muti interlocutori delle sue “nature morte”, convivendo talvolta a fianco di oggetti e scatole di latta sottratti alla polvere dello studio dell’artista, pronti a riprendere vita e a ritrovare uno spazio, quello della foto, che restituisce loro una misurata dignità estetica oltre che una valenza formale. Nel suo approccio metodologico, Bartley ha rispettato aspetti come la luce, i colori e la geometria tanto cari a Morandi, per trasmettere e sottolineare quei valori di semplicità, silenzio, pace, ordine, meditazione e riflessione, valori sempre più precari nel tessuto sociale contemporaneo.
Oltre alle immagini fotografiche, il percorso espositivo propone un video, realizzato dalla stessa Bartley, nel quale l’artista racconta l’incontro con l’opera e i libri di Giorgio Morandi, l’esperienza vissuta e il modus operandi utilizzato per questo progetto. Mary Ellen Bartley mette in luce la stessa ricerca dell’essenza e l’attenzione verso le semplici cose, care a Morandi. La mostra si inserisce in una pratica collaudata dal Museo Morandi: creare relazioni tra l’opera di artisti contemporanei e quella di Giorgio Morandi al fine di riaffermare il suo ruolo nell’immaginario culturale globale e la sua influenza sulla cultura visiva internazionale.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese edito da Danilo Montanari Editore, con testi di Alessia Masi e Lorenza Selleri e la riproduzione di tutte le opere in mostra.
Mary Ellen Bartley è nata a New York nel 1959, vive e lavora a Sag Harbor (New York). Il suo interesse per il genere della natura morta l’ha ispirata a creare un corpo di opere ricco di metafore, profondità pittorica e tattilità. Le sue composizioni trasmettono semplicità e suggeriscono, con insistenza sottile, la storia stratificata dei libri stessi. Le sue fotografie sono piene di domande su ciò che vediamo e non vediamo e sulle storie che raccontiamo. Tuttavia, lo spirito del suo lavoro offre una risposta riflessiva, una tregua da un mondo sempre più chiassoso e caotico. Accanto ai suoi allestimenti minimalisti in studio con libri scelti per qualità fisiche e colori, e rappresentati in serie come Paperbacks, Reading in Color e Blue Books, troviamo progetti realizzati in biblioteche e archivi dal carattere unico, che l’artista sviluppa nel tempo rispondendo alle collezioni e ai loro habitat. Bartley è stata invitata a lavorare nelle bibli
A cura di Lorenza Selleri
Casa Morandi | Via Fondazza 36, Bologna
1 febbraio – 5 maggio 2024
Giovedì 1 | venerdì 2 | domenica 4 febbraio ore 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00
Ingresso gratuito
Anche Giorgio Morandi è stato un pittore “metafisico”. Le opere in cui si può percepire una vicinanza stilistica a quelle dei principali esponenti della Metafisica sono 21 (comprendendo anche quelle oscillanti tra Metafisica e “Valori Plastici”) e sono prevalentemente dipinti ad olio.
Queste tele si conservano per lo più in alcuni dei più importanti musei italiani (quella appartenuta a Roberto Longhi venne purtroppo trafugata nel 1981 e ad oggi non è stata ancora ritrovata).
Il Museo Morandi possiede tre disegni che, pur essendo cronologicamente successivi a quel solo anno (estate 1918 – tardo autunno 1919) in cui Morandi si avvicina alla Metafisica, possono a pieno titolo appartenere a quel gusto. Questi rari e preziosi fogli, infatti, tracciati a inchiostro raffigurano rispettivamente due nature morte metafisiche di impianto analogo a quello dei dipinti che si conservano alla Pinacoteca di Brera (Natura morta, 1919, Vitali 44 e Natura morta, 1919, Vitali 43)) e un vaso di fiori che invece richiama il dipinto di collezione privata (Fiori, 1920 – Vitali 56) emblematico della successiva stagione dei “Valori Plastici”. I tre disegni, in realtà, risalgono tutti a quel periodo, come si evince dalla carta su cui sono stati schizzati seppur con una precisione quasi descrittiva. Morandi ha utilizzato infatti il verso di cedole librarie della celebre casa editrice d’arte “Valori Plastici” fondata nel 1918 dall’artista ed editore Mario Broglio. I fogli provengono, non a caso, dal fondo archivistico della rivista romana e, andati in asta a Roma nell’aprile del 1999, sono stati acquistati dal Comune di Bologna arricchendo così la collezione del Museo Morandi. “Penso – scrive per l’appunto Marilena Pasquali nel catalogo Finarte – “che il giovane Morandi trovandosi insieme all’amico Mario Broglio in un incontro, probabilmente tenutosi a Bologna, abbia voluto ‘raccontargli’ quali dipinti desiderava fossero pubblicati sul numero IV di Valori Plastici, apparso nel 1921” e aggiunge poi “Ritengo che questi tre disegni possano ascriversi al 1919 – 1920 e che uniscano all’intrinseco valore documentario e storico un pizzico di poeticità e di diversità”.
● Il programma istituzionale
Dopo il grande successo di pubblico della prime due edizioni, torna il fortunato ciclo di incontri ARTalk CITY, organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna per approfondire le poetiche di alcuni dei protagonisti dell’edizione 2024 di ART CITY Bologna. Coordinato da Maria Rita Bentini, il programma è previsto dal 1 al 4 febbraio alle ore 10.00 in Aula Magna: Greta Schödl (1 febbraio), Luca Monterastelli (2 febbraio), Virgilio Sieni (3 febbraio) e Ludovica Carbotta (4 febbraio) si racconteranno in prima persona a partire dal progetto artistico concepito per ART CITY Bologna 2024, in dialogo con i rispettivi curatori e con docenti dell’Accademia. A questi si aggiunge il quinto incontro, Palazzo Bentivoglio in Accademia, con un dialogo tra Tommaso Pasquali, Davide Trabucco e gli artisti Agostino Iacurci e Davide Fabio Colaci (3 febbraio ore 15.00).
A Palazzo Vizzani, Alchemilla presenta The PaintingRace,progetto espositivo e performativo del trio di artisti italiani anonimi CANEMORTO, a cura di Antonio Grulli. Sei “quadri radiocomandati” provvisti di ruote, disposti all’interno di un circuito chiuso, attraversano le sale dello spazio espositivo, ribaltando la percezione comune dei dipinti su tela, oggetti preziosi, statici e intoccabili, che normalmente vanno ammirati senza contatto fisico. All’interno della mostra, al contrario, i dipinti diventano opere mobili, a disposizione del pubblico per essere pilotati lungo il tracciato che si snoda attraverso le suggestive sale settecentesche di Alchemilla. Tramite questa dimensione ludica e partecipativa, The Painting Race annulla le distanze canoniche tra opere e visitatori, ironizzando sulle dinamiche competitive che caratterizzano il contesto delle fiere d’arte.
Chiara Fumai: Inviting Evil Spirits è una dedica dell’associazione Traditum est a Chiara Fumai, artista femminista, scomparsa nel 2017 a 39 anni. Le installazioni video delle performances Shut up, Actually Talk (2012-13) e The book of evil spirits (2015) abitano gli spazi storici della Biblioteca Italiana delle Donne, centro di documentazione femminista tra i più importanti nel panorama europeo, che ha in archivio alcune delle opere delle autrici evocate da Chiara Fumai durante la sua indagine performativa, generando un dialogo soprannaturale tra la messa in scena delle performance e l’ambiente in cui sono riprodotte. La mostra, curata da Antonio Lamparelli, si propone lo scopo di promuovere l’accesso pubblico ai servizi della Casa delle Donne per non subire violenza.
La Cineteca di Bologna prosegue la sua indagine sui rapporti tra il cinema e le arti visive, promuovendo al Cinema Lumière e al Modernissimo la rassegna ART CITY Cinema: un omaggio a Eugenio Riccòmini, con i film Dai Carracci a Morandi e La piazza narrata, diretti da Giovanni Mazzanti. E poi il film su Guercino di Giulia Giapponesi, i ritratti di Van Gogh, firmato da Julian Schnabel, Anselm Kiefer, firmato da Wim Wenders, e Jeff Koons, firmato da Pappi Corsicato (calendario completo sul sito www.cinetecadibologna.it). Il Sottopasso di via Rizzoli, il nuovo spazio espositivo curato dalla Cineteca di Bologna, ospita la mostra Bologna Fotografata, che sarà affiancata, dal 3 al 25 febbraio, dalla mostra World Press Photo 2023, promossa in collaborazione con Foto Image e World Press Photo Foundation, con gli scatti premiati – nell’anno appena trascorso – dal più prestigioso concorso fotogiornalistico internazionale.
Nella Sala Urbana delle Collezioni Comunali d’Arte, la mostra IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua, a cura di Matteo Zauli e Eva Degl’Innocenti, vuole essere un’istantanea della drammatica alluvione che nella notte del 16 maggio scorso ha invaso di fango gran parte della città di Faenza, travolgendo l’esistenza di luoghi, cose e persone. Molte istituzioni culturali ne sono state gravemente toccate, tra le quali la Biblioteca Comunale Manfrediana, musei privati, le scuole comunali di musica e di disegno. Un evento che, a oltre sei mesi di distanza, stenta a lasciarsi considerare memoria, condizionando ancora profondamente il presente di quel territorio. Gli oggetti esposti – un pianoforte, una cassa per il trasporto di opere d’arte, due sculture in ceramica, sei fotografie, dodici vasi in terracotta e alcune decine di cataloghi d’arte – testimoniano la creazione e la rinascita dopo l’alluvione: dalla distruzione alla rinascita, attraverso la forza della cultura, dell’arte e della creatività.
Il complesso e articolato progetto espositivo di das.07 Tempi Nuovi, sviluppato nelle due sedi di CUBO il Museo d’impresa del Gruppo Unipol a Bologna, propone due esposizioni di Stefano Non e una serie di incontri incentrati sul rapporto tra creazione artistica ed estetica tecnologica, a cura di Claudio Musso, che vedrà i contributi di Sergio Giusti (scrittore), Franco Farinelli (geografo, professore emerito Università di Bologna) e Giorgio Emilio Tonelli (fisico, professore emerito Università di Pisa). La mostra -x-=+ (Costruire sull’assenza del referente) si sviluppa negli ambienti ipermoderni situati agli ultimi piani del grattacielo Torre Unipol innescando un dialogo con l’architettura e con il contesto urbanistico basato su una suggestione attinta dalla fantascienza. L’opera video DADA 3000 I.E., un sogno lucido nel quale figure cardine dell’arte e della scienza del XX secolo si incontrano in paesaggi videoludici, riverbera le sue immagini digitali sulle superfici di un gruppo di oggetti plastici, GENESIS, ottenuti da lavorazione manuale di leghe metalliche e vernici iridescenti. La mostra prosegue nella sede di Porta Europa con Giraffa con giraffine cosmiche al museo terrestre.
Venerdì 2 febbraio, dalle ore 21.00 alle 23.30, nell’Auditorium DAMSLab si svolge l’incontro La Poesia sonora nella seconda Settimana della Performance, a cura di Silvia Grandi. Il programma della serata prevede la proiezione di filmati di esibizioni di poeti sonori che parteciparono alla seconda Settimana Internazionale della Performance, tenutasi nel 1978 alla GAM di Bologna. I poemi selezionati, introdotti e commentati da Renato Barilli e dal poeta Enzo Minarelli, rappresentano esemplarmente il lavoro svolto da ogni singolo autore; si tratta di tanti brevi capolavori perché ogni estratto sintetizza perfettamente la quintessenza dei vari percorsi performativi. Si vedranno e soprattutto si ascolteranno brani di Arrigo Lora Totino, la poesia d’azione di Bernard Heidsieck, la poesia sonora di Henri Chopin e Adriano Spatola, il Lettrismo di Isidore Isou, Sten Hanson del gruppo svedese Fylinken, senza dimenticare i poeti concreti brasiliani Augusto De Campos e Decio Pignatari, per arrivare alle ugole d’oro di Demetrio Stratos e Jaap Blonk, e approdare al fluxus di Chiari, alle articolazioni di Franz Mon fino al beat Lawrence Ferlinghetti ed alla Polipoesia di Enzo Minarelli, che chiuderà la serata con un filmato più recente della sua celebre composizione Poema.
L’artista statunitense David Adamo (1979) presenta negli spazi di KAPPA-NöUN, a San Lazzaro di Savena, nuovi cicli di opere prodotte in modo site specific per questa mostra personale. Durante a un periodo di residenza a Bologna ha creato nuove sculture in legno usando per la prima volta essenze locali. Queste sono inserite nella mostra David Adamo – A bedtime story che riprende il concetto del museo italiano tradizionale, con pareti dai colori tenui e riproduzioni contemporanee di armature medievali in bronzo.
Gli spazi dell’antico ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli, oggi adibito alle attività di restauro del LabOratoriodegli Angeli, si aprono al dialogo con il contemporaneo accogliendo un intervento site-specific di Atelier dell’Errore (AdE) fondato dall’artista Luca Santiago Mora. IDOLO, a cura di Leonardo Regano, presenta un’installazione dedicata che riunisce la complessità dei loro diversi linguaggi espressivi: disegno, video, fotografia, scultura. Nelle sue molteplici risonanze visive ed esperienziali, il progetto propone un dialogo intimo tra lo spazio espositivo e l’opera di Atelier dell’Errore (AdE), assorbito e trasformato in uno scenario interno alla propria pratica progettuale. Nelle giornate di sabato 3 (ore 18.00 / 21.00) e domenica 4 febbraio (ore 15.00 / 17.00) lo spazio di mostra sarà teatro di un intervento performativo per due personaggi: Pizia-Cassandra e Tiresia, interpretati da due performer dell’Atelier dell’Errore: Nicole Domenichini e Matteo Morescalchi. Il testo è un cut-up dai primi trenta Cantos di Ezra Pound e da testi originali dell’AdE.
Nella Sala delle Ciminiere il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta la mostra Ludovica Carbotta. Very Well, on My Own, a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì, progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. In un ampio affondo antologico, la personale presenta oltre 100 opere che ripercorrono la poliedrica produzione dell’artista torinese incentrata sull’esplorazione del concetto di immaginazione. Scultura, architettura, disegno, performance e scrittura convivono in un’unica linea di ricerca che fonde finzione e realtà generando riflessioni sul senso della comunità e su quello dell’individuo, sui concetti di identità, corpo, spazio urbano e ambiente abitativo.
Nella Project Room del MAMbo è visibile Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno, progetto espositivo a cura di Lorenzo Balbi che istituisce un dialogo inedito tra Properzia de’ Rossi, artista bolognese nata nel 1490 e morta nel 1530, considerata la prima donna scultrice nella storia dell’arte nonché unica donna ad avere una biografia all’interno delle Vite di Giorgio Vasari, e Lynda Benglis, autorevolissima artista americana nata nel 1941 e considerata una delle più importanti scultrici viventi. Le due artiste, virtuose del medium scultoreo in due epoche diverse, fanno emergere nelle loro opere un utilizzo della scultura come modo di emergere in un ambito considerato per secoli prettamente appannaggio degli uomini. Se il contesto sociale di Properzia de’ Rossi ci è descritto da Vasari stesso che esordisce nel profilo dedicato all’artista sottolineando quanto la scultura sia un’arte per gli uomini, è Lynda Benglis in persona a denunciare il maschilismo del mondo dell’arte newyorkese degli anni Settanta.
Gli spazi del Dipartimento educativo MAMbo ospitano una mostra personale di Adele Dipasquale a cura di Artierranti. Il lavoro dell’artista si concentra su suono e non comunicazione come terreni in cui andare oltre per scardinare vecchi meccanismi di potere e di normatività imposta. I swallowed a butterfly indaga l’alfabeto farfallino come sistema di comunicazione non convenzionale. Esercizio o mascheramento linguistico, il farfallino o lingua delle farfalle nel lavoro di Dipasquale è solo apparentemente un gioco per bambini, cattura l’orecchio dell’ascoltatore per poi portarlo a riflettere sulla complessità del linguaggio e dell’organismo parola.
Il Museo Civico Archeologico accoglie, negli spazi della sala dedicata alle mostre temporanee e nella Sezione preistorica, la mostra Indispensabile di Giovanni Morbin, a cura di Daniele Capra, costituita da una cinquantina di lavori di natura scultorea e documentativa realizzati dalla metà degli anni Ottanta a oggi, e da nuove performance realizzate per questa occasione. Ultimo di una serie di progetti espositivi sulla ricerca quarantennale di Morbin, uno dei più importanti body artist italiani, Indispensabile nasce dalla fascinazione dell’artista per alcuni dei reperti conservati nel museo civico bolognese, e in particolare per gli attrezzi e gli strumenti che l’uomo ha pensato e realizzato, sin dalla preistoria, per espletare le differenti necessità che via via si sono presentate. La mostra fornisce un focus sui lavori di Morbin dotati in maniera paradossale di funzioni che non rispondono però a necessità di ordine pratico, come di solito accade con gli utensili, quanto invece a finalità di natura espressiva. I lavori selezionati evidenziano infatti una particolare tendenza a considerare l’opera come dispositivo necessario a espletare funzioni insolite di tipo concettuali o immaginarie.
Si inserisce nel percorso di visita del Museo Civico Medievale CONTATTI INDICIBILI, bipersonale di Giovanna Caimmi e Giulia Dall’Olio a cura di Maria Chiara Wang. Il progetto espositivo nasce come manifesto per un ritorno alla percezione, alla riscoperta di quell’insieme di sensorialità, sensibilità e istintività quali elementi fondamentali per instaurare un dialogo con l’opera. In tale scambio non servono le parole per spiegare il contenuto, occorre altresì una giusta predisposizione d’animo. La dialettica diventa, in tal modo, il sistema entro il quale i dati sensoriali acquisiscono significato riuscendo a concepire ciò che non si lascia dire. L’atto conoscitivo che ne risulta è dinamico e aperto anche alle contraddizioni, all’inaspettato, al dissonante a ciò che si emancipa da schemi e categorie. Il contatto è l’immediatezza, ovvero l’assenza di media tra soggetto e oggetto artistico, è l’esperienza che si ha degli altri corpi e di noi stessi nel medesimo momento, ma è anche la compressione dello spazio e del tempo, come nel caso della mostra ove l’arte contemporanea viene affiancata a manufatti medievali secondo un accostamento apparentemente inconciliabile, articolato e complesso reso però possibile dal tessuto delle relazioni sottese.
Le sculture inedite che Pegah Pasyar propone nella mostra Mnemosine curata da Marco Baldassari presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, riportano lo sguardo interiore alla Memoria ed al Ricordo, ad un momento dove tormento e felicità convivono. Giocattoli, che si fondono in un magma di forme geometriche che li avvolgono e danno struttura ai ricordi, come cervelli che contengono pensieri della nostra infanzia. Il dialogo con le opere del museo, tra splendide marionette, ceramiche e sculture antiche dal Rinascimento al Barocco, oltre ai capolavori della Pittura, si legano nel ricordo che trae fonte dalla nostra storia, dalla nostra civiltà. L’artista iraniana, legata all’uso della miniatura persiana ed alla creazione di gioielli con una manualità che trova ispirazione nei piccoli formati, traduce la sua cultura Orientale in quella dell’Occidente, mediando con l’utilizzo di piccoli giocattoli.
Un uovo millenario di un uccello estinto è sequestrato in aeroporto. Si dice abbia molto valore. “Uova e tramezzi” è il nome di una categoria di ricette emerse da un monitor appartenente al patrimonio digitale del Museo Ebraico di Bologna. La trasmissione di un segreto culinario è l’innesco dell’omonimo progetto che Giuseppe De Mattia sviluppa negli spazi della collezione permanente del museo, a cura di Caterina Quareni. In un luogo dedicato alla memoria storica, l’artista cala un racconto apparentemente minore che, mirabolante e concreto, mette in luce il ruolo di immagini e parole nella costruzione dei ricordi. I tramezzi sono, in De Mattia, ciò che sta nel mezzo: ambienti narrativi imprevisti che interrompono una comunicazione lineare. Si generano spazi mnemonici provvisori e interconnessi, dove le celebri uova gonfie di Nonna Sarina hanno la stessa sostanza del telescopio a tasselli con cui l’astronomo Guido Horn guardava il cielo. A partire dal disegno, la mostra propone opere e supporti inediti la cui natura ibrida – tra artigianale e tecnologico e tra museale e impermanente – connette diversi mondi stimolando riflessioni non convenzionali sulla memoria e sulla comunicazione.
Torna, canale è un progetto installativo site-specific di Luca Campestri per l’Opificio delle Acque, a cura di Olivia Teglia. Il titolo evoca un ritorno, un disvelarsi: il lavoro genera una narrazione retrospettiva, ipnagogica e mentale a metà tra l’immaginifico e il reale per far riemergere le due principali identità storiche di un luogo l’artista traccia un parallelo tra una geografia fisica ed una fisiologica, delineando la città come un organismo urbano vivente e funzionante, penetrato da un occulto reticolo di flussi, arterie e vasi sanguigni. Attraverso un linguaggio ed una pratica fondati sui concetti di permanenza spettrale ed erosione mnemonica, Campestri analizza i tessuti di un’eterotopia realizzando una radiografia spaziale. Un’installazione sonora mappa lo spazio sotto terra, scansionandone incessantemente le profondità – quasi un elettrocardiogramma che ne testimonia la presenza. Un tessuto ricamato e simile al metallo fuso diviene poi veicolo della narrazione, costituendo una reliquia senza tempo, la pelle di un rettile cristallizzato, una concia al cromo durata secoli.
Maria Ilva Biolcati, in arte Milva, ha attraversato da protagonista oltre cinquant’anni di storia italiana. Dalla provincia ferrarese di Goro fino a uno dei templi del teatro italiano (il Piccolo Teatro di Milano), passando per Parigi, la Germania, la Grecia, il Giappone, Milva ha lasciato un segno nel mondo dello spettacolo e del costume, in molteplici generi. È stata a Sanremo; è stata sulle copertine dei rotocalchi; ma ha anche lavorato con Luciano Berio; è stata (come “Milva la Rossa”) emblema della canzone politica impegnata; ha recuperato la tradizione popolare e, al contempo, ha interpretato le canzoni di Vangelis, compositore di colonne sonore e musica elettronica; è stata protagonista degli spettacoli di Giorgio Strehler e interprete d’elezione di molte canzoni di Franco Battiato. Di tutti questi volti, da Goro alla dimensione internazionale in cui si sviluppa la sua vita, cerca di rendere conto la mostra In arte, Milva, a cura di Anna Maria Lorusso e Lucio Spaziante, che nella Sala Mostre del Museointernazionale e biblioteca della musica presenta per la prima volta parte dell’archivio donato nel 2022 dalla figlia Martina Corgnati alla Biblioteca delle Arti dell’Università di Bologna, ora inventariato e catalogato in collaborazione con Polo bolognese SBN e con Archivi ER – Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna.
Nell’Oratorio di San Filippo Neri l’installazione di Luca Monterastelli Storia di un onest’uomo, a cura di Alessandro Rabottini, riscrive gli oggetti che appartengono al luogo creando un nuovo paesaggio, in cui gli elementi si accumulano in barricate, trasformandolo in uno scenario che ricorda un rifugio, uno spazio riparato, capace di assecondare il nostro bisogno di protezione da un mondo sempre prossimo al collasso. Le sculture parte dell’installazione diventano segni applicati al corpo, delle opere indossabili, capace sia di amplificare i gesti, sia di mortificarli. L’indagine attuata da Storia di un onest’uomo prosegue la ricerca dell’artista sul potere coercitivo della narrazione politica, facendo leva sulla contraddizione tra il desiderio di rintanarsi per sfuggire ai rischi della contemporaneità e la costante presenza del Reale che torna inarrestabile a bussare alle nostre porte.
Selezionata per l’edizione 2024 di Opus Novum, la serie di opere inedite commissionate da Arte Fiera a un artista italiano affermato, Luisa Lambri, una delle artiste italiane che lavorano con il linguaggio fotografico più apprezzate a livello internazionale, ha scelto di concentrarsi su due edifici simbolo dell’architettura bolognese degli anni Settanta: la chiesa di Santa Maria Assunta a Riola di Vergato (BO), l’unica opera permanente di Alvar Aalto in Italia, terminata nel 1976, e il Padiglione de L’Esprit Nouveau, copia filologicamente accurata di un’architettura effimera di Le Corbusier degli anni ’20, costruita nel 1977 all’ingresso del quartiere fieristico. Dal primo edificio, la chiesa di Aalto, Lambri ha tratto alcune immagini inedite; dal secondo, il Padiglione de L’Esprit Nouveau, le suggestioni per selezionare altri scatti, di periodi diversi della sua carriera, che insieme alle foto inedite vanno a comporre una mostra nel Padiglione intitolata L’Esprit Nouveau a cura di Simone Menegoi.
Nella stessa Piazza Costituzione dove è situato il Padiglione de l’Esprit Nouveau, all’ingresso principale del quartiere fieristico viene svelata la seconda e ultima parte della commissione Opus Novum precedente, affidata ad Alberto Garutti: una lapide collocata in modo permanente all’ingresso principale del quartiere fieristico che reca la scritta, in italiano e in inglese, Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora / Every step I have taken in my life has led me here, now.Realizzata in varianti installate in una dozzina di luoghi nel mondo (Firenze ad Anversa, da Kaunas a Tokyo), ognuna differente per linguaggio, materiale e dimensione, l’opera è un invito poetico, rivolto a chiunque passerà di lì, a considerare l’intreccio di decisioni consapevoli e inconsapevoli, di volontà e caso, che ha determinato il suo itinerario nello spazio e nel tempo. Arte Fiera completa così il suo omaggio a uno degli artisti italiani più importanti degli ultimi cinquant’anni, scomparso solo pochi mesi fa.
Palazzo Bentivoglio celebra il grande pittore e decoratore Felice Giani, in occasione del bicentenario della morte, con l’excursus Felicissimo Giani, a cura di Tommaso Pasquali, attraverso testimonianze della sterminata produzione grafica, ma anche degli interventi su muri e soffitti dei palazzi dove venne chiamato a Roma, Faenza e Bologna. Tra i lavori esposti, spiccano due rare tempere – considerate perdute e recentemente ritrovate – realizzate dall’artista proprio sul soffitto di una camera da pranzo di Palazzo Bentivoglio, interamente decorata dal pittore nel 1810: due tondi di una collezione privata, che a distanza di quasi un secolo tornano nel palazzo. La selezione delle opere parte da un piccolo nucleo di lavori di Giani della collezione permanente, alcuni inediti o mai esposti, a cui si aggiungono importanti prestiti, da privati e da istituzioni pubbliche, italiane e straniere. Il percorso di 44 opere conta su un allestimento dell’architetto e designer Franco Raggi e comprende quattro opere contemporanee – di Flavio Favelli, Franco Raggi, Pablo Bronstein e Luigi Ontani – da intendersi come contrappunti ‘neo-neoclassici’ che aiutano a illuminare alcuni aspetti delle opere in mostra.
È dedicata alprotagonista del Neoclassicismo italiano anche la “finestra sull’arte” proposta al garage Bentivoglio con l’intervento di Agostino Iacurci garage BENTIVOGLIO | Ruinenlust, 2024. L’immaginario e i mondi che l’artista abita e costruisce hanno numerose similitudini con il lavoro di Felice Giani: entrambi hanno spesso come fondamento i modi e le forme dell’architectura picta, che si mischiano e si arricchiscono delle loro differenti ossessioni. Il tempietto che abita la vetrina nulla ha infatti a che vedere con il lirismo di Alberti o il candore d’invenzione di Winckelmann, ma riconnette i colori perduti del Partenone con le esperienze più contemporanee dell’arte minimalista. La campitura, elemento caratteristico della grammatica di Iacurci, rende così policromo il legno o esalta la texture dei tessuti. E pur ricordando una scenografia teatrale, il tempio non verrà mai abitato da nessun attore, lasciando che siano ancora una volta la strada e i passanti a rimanere protagonisti della scena.
Dopo Michelangelo Pistoletto, Marino Marini e Aldo Mondino, è Mimmo Paladino il grande artista invitato nel 2024 ad esporre negli spazi cinquecenteschi di Palazzo Boncompagni. La mostra Mimmo Paladino nel Palazzo del Papa, curata da Silvia Evangelisti in collaborazione con l’artista, presenta importanti opere, dipinti e sculture di grandi dimensioni, particolarmente significative della poetica dell’artista, a documentare la sua ricerca negli ultimi vent’anni. Al centro della Sala delle Udienze Papali è collocata la monumentale installazione di tredici cavalli neri che emergono da una grande pedana quadrata; due alte e ieratiche figure di Guerrieri in bronzo (2005) accolgono i visitatori all’interno della Loggia coperta, che ospita anche la suggestiva installazione dei sette personaggi-ideogrammi di Respiro del 1995 e un grande Elmo di bronzo del 1998 solcato a rilievo da segni arcani – numeri, labirinti, lettere di un idioma sconosciuto. Nelle sale interne sono i dipinti, tra cui la nuova serie di 7 Madonne nere allestita in una unica suggestiva sala.
A Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni è visibile