7 aprile, per festeggiare i quarant’anni della compagnia Colori Proibiti. In scena: Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Simona Palmiero, Luigi Paolo Patano, Giacomo Galfo.
Due uomini, una donna, una dea, una statuetta. Sono Menelao, Paride, Elena, Afrodite, Eros. La storia è nota. Una dark queen dalla bellezza fatale, il capriccio degli dei, un rapimento, una guerra. Un po’ pochade (Paride, ospite di Menelao, gli rapisce la moglie Elena proprio sotto gli occhi), un po’ tragedia (per la voluttà di accecamento che a volte sembrano avere gli esseri umani), la storia di Elena racconta di uomini che non sanno amare ma solo possedere, di donne che si difendono chiudendosi nella freddezza del cuore e nello splendore effimero di un bel vestito, del tempo che consuma corpi e passioni, di un mondo in cui l’amore viene rubato e venduto. Elena sopravvisse a tutti gli uomini che l’avevano amata.
“Ho tentato di tirare giù Elena di Troia dalla leggenda che la vuole fonte di sciagura e di farne una donna fra uomini – scrive Stefano Napoli – Tra di loro l’eterno gioco dell’amore, dei fraintendimenti, del caso. Ma non c’è nulla di gentile in questo gioco perché l’amore malato trasforma in prede e predatori, in una lotta per la sopravvivenza al termine della quale non ci saranno nè vinti nè vincitori, ma soltanto il silenzio che il tempo impone alle cose”. Elena quindi come figura emblematica di un femminile ora vincente ora perdente nel gioco dei rapporti di forza della relazione amorosa: quasi un’astrazione fuori dal tempo e, quindi, appartenente a ogni tempo, come ben attualizza il raffinato commento musicale”
Lo spettacolo fa parte della trilogia delle Regine di Stefano Napoli che comprende anche CIRCUS DARK QUEEN – Ricordando Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare e VANITY DARK QUEEN – Niobe Regina di Tebe. Un percorso importante quello delle tre regine, frutto del potente potere creativo di Stefano Napoli, che nell’arco dell’estate le vedrà tutte e tre protagoniste di un linguaggio, che mescola il figurato, l’astratto e il sonoro.
Le cifre stilistiche del teatro di Stefano Napoli sono tutte presenti e vivide in queste opere: esiliata la parola ai confini del significante, il linguaggio è interamente assegnato al gesto, agli attori, alle luci e alla musica. I personaggi (gli attori stessi si spogliano a tal punto della loro identità umana da essere percepiti, nella loro integrità, come personaggi) interagiscono tra loro, intrecciano le corporeità costruendo di scena in scena delle vere e proprie tele, dando prova di un’abilità fisica e artistica straordinaria. Un drappo, una benda, una sedia, oggetti minimali e solitari, bastano a far da scenografia interattiva, continuamente maneggiati, indossati, spostati a creare un paradossale dinamismo. L’estetica di Stefano Napoli e il lavoro di Colori Proibiti sono il frutto di una ricerca vera e franca di un nuovo linguaggio, che mescoli il figurato, l’astratto e il sonoro in un unico grande fotogramma in movimento.
Da quarant’anni Stefano Napoli, con la compagnia Colori proibiti da lui fondata, sonda le pieghe più cupe dell’animo umano e dell’esistenza dando ad esse forme visibili, implacabilmente suggestive. Spesso la mitologia è stata sua fonte di ispirazione (si pensi a Ifigenia, o a Icaro, solo per citarne alcuni), secondo uno schema creativo che dalla leggenda conduce alla realtà, invertendo il percorso antropologico che si sviluppa in senso propriamente opposto. Regista colto e originale, Stefano Napoli, insieme alla sua compagnia Colori Proibiti, da anni porta avanti un rigoroso percorso di sperimentazione, fondato sul linguaggio del corpo. Un teatro che cerca la parentela con l’arte figurativa, nel quale i corpi degli attori, quasi sempre muti, si esprimono in quadri plastici di forte emozione che, accompagnati da un impianto sonoro variamente evocativo, sollecitano la memoria visiva dello spettatore.
Dalla rassegna stampa
“Le anatomie dei performer sono eleganti o goduriose carni da macello spesso gettate per metà all’ingiù dal limite della ribalta. Gli eroi smancerosi tangano tra loro. Elena indossa anche una tenda. Si materializza un coltello. Incombe musica francese. Cala una nebbia di cipria. Una stazza maschile è sospesa sul pubblico. Ed ecco finalmente la vestizione mondana di Elena, che entra in quell’abito preziosissimo francese, riverberante, fantasticante, ammaliante. Poi sarà sepolta da una pioggia di bouquet composti da pagine di giornali accartocciati. E noi sapremo d’aver visto una leggenda troiana emozionalmente fraintesa in corporee vili, in panni di arte povera, coi suoni di un consumismo da vinile, cd o doppiaggio lirico”. Che Teatro Che Fa – Rodolfo di Giammarco
Informazioni
TEATRO PLANET. Indirizzo. Via Crema 14, (Roma). Telefono info. +39 339 522 3492
Orario spettacoli ore 21.00 domenica ore 18.00
Biglietto 10 euro