PAOLO FRESU – DANIELE DI BONAVENTURA
Paolo Fresu – tromba, flicorno, effetti
Daniele di Bonaventura – bandoneón
SABATO 11 APRILE SALA SINOPOLI ORE 21
AUDITORIUM
PARCO DELLA MUSICA
Biglietti 20
euro
Dopo essersi incontrati nei concerti del magistrale Mistico Mediterraneo
creato insieme al celebre ensemble vocale corso A Filetta e pubblicato poi
su disco dalla ECM, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura hanno scoperto una
profonda affinità sviluppando una poetica comune in diverse esibizioni dal vivo
tra cui il progetto concertistico ispirato a Corto Maltese, l’indimenticabile
personaggio delle avventure a fumetti disegnate da Hugo Pratt. Sono queste
esperienze ormai quasi decennali ad averli portati all’idea di incidere in duo
il disco che presenteranno in concerto all’Auditorium, per esplorare una
dimensione espressiva più intima in cui il trombettista sardo e il
bandoneonista marchigiano cercano e ritrovano la poesia dei piccoli suoni e di
un gesto musicale non magniloquente ma proprio per questo ancora più espressivo
e significativo in un’epoca di crescente rumore e pressione acustica.
L’attenzione è tutta sui colori generati dal soffio che scorre nei pistoni
degli strumenti di Fresu e fa vibrare le ance del bandoneón di Di Bonaventura:
significativi sono i passaggi in cui i suoni del metallo percosso da Fresu o
quello dei tasti premuti a vuoto da Di Bonaventura fanno da accompagnamento
ritmico, segni sonori ispirati alla miglior tradizione di quello che potrebbe
essere definito l’umanesimo strumentale del jazz in cui la presenza di rumori
“parassiti” restituisce la fisicità del rapporto con gli strumenti musicali,
dal soffio del tenore di Ben Webster al ronzio del basso di Charles Mingus. Essenziale
in questo processo la prospettiva sonica curata da Stefano Amerio. Il racconto
si dipana senza soluzione di continuità attraverso composizioni originali,
improvvisazioni e melodie che fanno parte della memoria musicale di ciascuno di
noi. Gli echi classici della cadenza d’apertura lasciano il posto alla ninna
nanna bretone che ha ispirato “Ton Kozh” di Fresu; l’orizzonte si allarga con
un dolceamaro episodio latino-americano in cui alla malinconica “O Que Sera” di
Chico Buarque de Hollanda si aggiunge sorprendentemente una coda basata
sull’inno della resistenza cilena “El Pueblo Unido Jamas Sera Vencido”, quasi
un preludio alla “Te Recuerdo Amanda” che seguirà: Fresu dimostra qui un
infallibile istinto da improvvisatore nell’estrarre il succo fondamentale di un
brano delineandone il profilo melodico con pochi tratti essenziali. Attraverso
Brasile, Cile e l’Uruguay di “Se Va La Murga” di Jaime Roos il repertorio del
disco gira, senza toccarla, attorno alla tradizione bandoneònistica argentina
cui di Bonaventura, originariamente pianista, si è ispirato per l’adozione del
suo nuovo strumento; “Te Recuerdo Amanda”, la canzone dedicata alla madre dal
cantautore cileno Victor Jara, poi torturato e ucciso dai generali golpisti, ha
un particolare significato per il duo essendo legata indissolubilmente per il
duo al momento in cui l’hanno interpretata in Cile di fronte a oltre 6.000
persone che dopo le prime note si sono alzate silenziosamente in piedi, in
omaggio a quello che è diventato una specie di inno nazionale ufficioso del
Cile post-dittatura. Asciutta e non sentimentale l’evocazione di atmosfere
quasi felliniane o addirittura del cinema “dei telefoni bianchi” della “Non Ti
Scordar Di Me” (1935, Beniamino Gigli). “Apnea”, ancora di Fresu, colpisce per
il titolo chiaramente in contraddizione per un disco in cui il respiro gioca
una parte così importante, ed è ispirata all’omonimo drammatico romanzo di
Lorenzo Amurri sul ritorno alla vita di un musicista che attraversa
l’esperienza del coma dopo un gravissimo incidente sulle piste da sci. Il
tenero valzer della Bohéme di Giacomo Puccini “Quando m’en vo soletta
per la via” esce dal teatro per tornare in sala da ballo, mentre il “Kyrie”
composto da di Bonaventura rimanda alle atmosfere ieratiche del disco con il
coro corso.
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