Con
ARTE FIERA 2015 ci si potrà trovare immersi in un viaggio alla scoperta di
terre, stili e nuove forme di pensiero creativo con la tanto attesa mostra
Too early, too late. La scommessa Ú questa: un viaggio virtuale in cui
sia possibile conoscere e capire a fondo anche culture distanti, una conoscenza
che faccia da cura contro ogni estremismo e pregiudizio soprattutto in un’epoca,
la nostra, in cui l’onda globalizzante, quella buona, Ú e deve essere vista
solo come un’ottima opportunità di crescita.
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Dopo
il successo riscosso lo scorso anno dalla mostra Il Piedistallo Vuoto, dedicata
allâex-blocco sovietico, ArteFiera Collezionismi presenta, allâinterno del
proprio programma espositivo 2015, la più ampia rassegna mai realizzata in
Italia sulla scena artistica medio-orientale: Too
early, too late. Middle East and Modernity a cura di Marco Scotini, con la presenza di quasi
sessanta artisti, oltre cento opere – provenienti dalle più prestigiose
collezioni private italiane – e documenti storici, volti a indagare il rapporto
dellâOriente con la modernità occidentale e raccontare la complessa struttura
sociale di unââarea culturaleâ in transizione.
Too
early, too late occuperà gli spazi delle esposizioni temporanee della
Pinacoteca Nazionale di Bologna ma si estenderà anche allâinterno delle
prestigiose collezioni del Trecento (da Vitale da Bologna alle scuole
tardogotiche). Questo per sottolineare il fatto che Bologna âla dottaâ era
tra le cinque città (con Parigi, Oxford, Avignone e Salamanca) in cui il Concilio di Vienna del 1312 decise
lâistituzione delle cattedre di arabo, ebraico e siriaco, ovvero le basi
dellâorientalismo nellâOccidente cristiano. Ma la data che segna
lâirruzione della modernità nel campo discorsivo del pensiero musulmano
coincide con lâimpresa Napoleonica in
Egitto (1798), quando Bonaparte sbarcò col suo esercito per esplorare il
Paese. Ricostruzioni documentarie e materiali originali dâarchivio si
alternano a opere dâarte di natura installativa, fotografica e filmica, in
modo tale da poter marcare alcuni passaggi fondamentali delle vicende culturali
e politico-sociali di questa progressiva occidentalizzazione dellâOriente –
dallâintroduzione dello âstato-nazioneâ allâimportazione delle
spettacolari istituzioni museali negli Emirati Arabi â attraverso alcune
testimonianze storiche per interrogare la produzione artistica e culturale più
recente, proiettando la macchina espositiva in una pluralità di tempi, spazi e
narrazioni.
Nellâurgenza della situazione geopolitica in atto,
la mostra Too early, too late cerca di
analizzare, attraverso lâarte, i luoghi comuni che hanno accompagnato nel
tempo lo scontro e il confronto tra lâidea di una tradizione orientale
rispetto alla modernità di matrice occidentale.
<Con il collasso dellâUnione
Sovietica – scrive il curatore della mostra Marco Scotini – il bipolarismo della Guerra Fredda sembra
sia stato sostituito da una nuova dicotomia, quella tra Islam e Occidente, così
come il vuoto lasciato dallâalternativa al capitalismo sembra sia stato
colmato da identità nazionalistiche, etniche e religiose. Alla vecchia
opposizione âpoliticaâ sarebbe subentrato piuttosto un âconflitto di
civiltà â, a diversi regimi temporali, tra forme culturali arcaiche e
avanzate, con lâidea di modernitÃ
(al-hadatha) quale discrimine>.
Medio Oriente Ú un termine geopolitico europeo
coniato da un giornale inglese alla svolta del secolo scorso. Da allora ha
continuato a esistere più come oggetto teorico che come regione geografica.
Così viene assunto in Too early, too late per
rappresentare unâarea che si estende anche al Nord Africa, Caucaso e Asia
Centrale, tanto più che il centro di gravità tende a spostarsi dal mondo arabo
a quello turco-iranico: dallâEgitto allâIraq e allâArabia Saudita, così
come dallâAzerbaijan ai margini del Kazakistan e dellâAfghanistan. Proprio a
causa della loro particolare posizione, Istanbul e la Turchia rivestono nella
mostra un ruolo cruciale quale porta dâOriente, sia in senso geografico che
politico, con la Repubblica di Ataturk del 1924.
Lâesposizione,
nella visione curatoriale, non tenta di registrare o riscrivere una storia, pur
confrontandosi con un ampio spettro di accadimenti epocali, né di affrontare in
una prospettiva post-orientalista i codici visivi e linguistici delle
rappresentazioni dellâOriente da parte dellâOccidente. Too
Early, Too late cerca di ricostruire lâincontro dellâOccidente con
il mondo musulmano e, concentrandosi sulla scena artistica contemporanea, si
posiziona intorno a un preciso âpunto
topograficoâ, da cui osservare questâarea aprendo a una costellazione
tematica che articola lo spazio espositivo e discorsivo della mostra attraverso
una serie di concatenamenti, a partire dal ritrovamento dellâunica copia
rimasta dei filmati di Tel al Zaatar
(1977) e attraverso il quadro tracciato dal âTaccuino Persianoâ di Michel
Foucault per il Corriere della Sera sullâinsurrezione pro-Komeini a Teheran
(1979).
Fino
al titolo della mostra Too early, too late, tratto dal film
sullâEgitto di Jean-Marie Straub e
DaniÚle Huillet Trop tÎt/Trop tard del 1981 che
ridefinisce i confini negoziabili del tempo storico.
Vero
e proprio capolavoro della storia del cinema, il film si concentra sulle lotte
contadine della Francia del 1789 e dellâEgitto del 1952. Diviso tra la
campagna bretone e quella egiziana, nella prima parte una voce fuori campo legge
il testo di una lettera di Engels a Karl Kautsky del 1897 a proposito di ciò
che rimane della rivoluzione francese. Nella seconda parte viene recitato un
frammento dalla postfazione del libro La
lutte des classes in Ãgypt de 1945 Ã 1968 di due autori arabi che scrivono
sotto lo pseudonimo di Mahmoud Hussein (Maspero, 1969). Per tutto il film la
nota coppia di cineasti cerca di inquadrare lâorizzonte della campagna deserta
trovando un punto di vista ideale tra il cielo e la terra, lì dove Engels
avrebbe precisato âse la Comune del 1793 con le sue aspirazioni di fraternitÃ
Ú venuta troppo presto, Babeuf a sua volta Ú giunto troppo
tardiâ.
Uno
dei pochi film in cui si Ú tentato di filmare il vento (Serge Daney), così la
metafora di questo secondo capitolo espositivo, che ne Il Piedistallo Vuoto era lo spettro, Ú
ancora una forza invisibile, qualcosa che câÚ ma non si vede: dal vento che
scuote gli alberi della campagna prima francese poi egiziana, nelle sequenze di
Straub-Huillet, al vento dei processi rivoluzionari che rovescia lâordine
della storia. Una revisione dello sguardo su llâOriente, invenzione
dellâimmaginario coloniale occidentale, offre, in un segmento spazio-temporale
differente, quello della mostra, una diversa narrazione, tra percorsi di dominio
e di emancipazione.
La
mostra sarà accompagnata da una pubblicazione edita da Mousse Publishing in cui oltre a
unâintervista con Jean-Marie Straub sul film che dà il titolo al progetto
compaiono numerosi contributi degli artisti sulla loro visione del rapporto con
lâOccidente, insieme a un saggio di Hamadi Redissi e un testo critico del
curatore Marco Scotini.
Lâesposizione
Ú stata resa possibile grazie alla consulenza curatoriale di Lorenzo Paini e ai prestiti delle
maggiori collezioni private italiane, tra cui la Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo, la Collezione Enea Righi, Collezione La Gaia di Torino, Fondazione
Giuliani, Fondazione Fotografia Modena, Collezione Agiverona, Collezione
Palmigiano, Fondazione Nomas, Fondazione Videoinsight.
Artisti:
Lida Abdul, Mustafa Abu Ali, Bisan Abu
Eisheh, Etel Adnan, Vyacheslav Akhunov, Can Altay, Omar Amiralay, Ayreen
Anastas, Said Atabekov, Kutlug Ataman, Fikret Atay, Kader Attia, Vahap Avsar,
Mahmoud Bakhshi, Gabriele Basilico, Neil Beloufa, CANAN, Céline Condorelli,
Dina Danish, Cem Dinlenmi, Peter Friedl, Rene Gabri, Sadhi Ghadirian, Yervan
Gianikian – Angela Ricci Lucchi, Barbad Golshiri, Mona Hatoum, Malak Helmy,
Emily Jacir, Khaled Jarrar, Lamia Joreige, Alimjan Jorobaev, Hiwa K., Hassan
Khan, Abbas Kiarostami, Taus Makhacheva, Mona Marzouk, Ahmed Mater, Sabah Naim,
Moataz Nasr, Navid Nuur, Walid Raad, Koka Ramishvili, Hany Rashed, Mario Rizzi,
Ahmed Sabry, Roy Samaha, Hrair Sarkissian, Ariel Schlesinger, Hassan Sharif,
Wael Shawky, Ahlam Shibli, Eyal Sivan, Jean Marie Straub-DaniÚle Huillet,
Jinoos Taghizadeh, Lawrence Weiner, Mohanad Yaqubi, Amir Yatziv, Akram
Zaatari.
Info e prenotazioni: T.
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