Annamaria Castelli |
UN’ESTATE CON LA MUSICA 2014
Andata e ritorno: secondo viaggio nella storia del Tango
Un secolo di musica: nuovo, affascinante affresco di un genere musicale sempreverde “raccontato”
al pianoforte da Luis Bacalov con le voci di Ruben Peloni e Annamaria Castelli
Giovedì 21 agosto, ore 20.30
Auditorium di Milano – largo Mahler
Il Tango come racconto musicale. Dopo il primo “affondo” nella storia di un genere sempreverde, a Ferragosto, con l’Orqueta Típica Alfredo Marcucci, sarà il pianoforte di Luis Bacalov a guidarci nel “viaggio di ritorno” attraverso l’affascinante avventura del Tango, lunga oltre un secolo.
Il nuovo appuntamento con Festival Tango, è per giovedì 21 agosto (ore 20.30) all’Auditorium di Milano: il Premio Oscar e coordinatore dell’inedita rassegna per laVerdi, eseguirà undici brani di otto autori diversi – comprese due proprie composizioni – che guideranno lo spettatore attraverso l’evoluzione del Tango in musica, dalle origini ai giorni nostri. Sul palco di largo Mahler, insieme con il compositore-direttore argentino, qui in veste di pianista, ci saranno le voci di Rubén Peloni e Annamaria Castelli.
Ecco il programma completo della serata: Ignazio Cervantes Kawanagh (3 Danze), Isaac Albéniz (Tango), Carlos Gardel (El día que me quieta, Mi Buenos Aires querido), Atahualpa Yupanqui (Los ejes de mi carreta), Astor Piazzolla (Decarisimo, Invierno Porteño), Juan José Castro (Due Tanghi), Vicente Greco (Rodriguez Peña), Luis Bacalov (Ricercare Baires 2, Porteña 1).
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro 15,00/12,50/9,00).
Programma
Ignazio Cervantes Kawanagh (L’Avana, 1847 – 1905)
3 Danze
Ancora poco noto fuori dal continente americano, se non appunto per qualcuna delle Danze (il suo capolavoro) talvolta eseguite in concerto o per qualche incisione, Cervantes fu al suo tempo una figura di primo piano. Musicalmente ebbe soprattutto l’importanza di avviare la cosiddetta creolizzazione della successiva musica cubana, la ricerca di una fusione di stili capace di valorizzare il patrimonio locale pur con influenze esterne, in una ricerca che oggi definiamo identitaria. Incoraggiato dal compositore americano Louis Moreau Gottschalk a studiare al Conservatorio di Parigi, si diplomò brillantemente in composizione e armonia. La sua carriera di concertista e virtuoso (che lo vide fra l’altro suonare con Adelina Patti) lo condusse in molti Paesi, anche allo scopo di raccogliere fondi per la causa della guerra d’indipendenza dalla Spagna nel 1868.
Isaac Albéniz (Camprodon, Spagna, 1860 – Cambo les Bains, Francia, 1909)
Tango
Composto come parte della celebre suite España, è un lento pezzo romantico giocato nella tonalità di Re maggiore. Il suo virtuosismo gli ha conquistato la definizione di “più famoso tango per musica da concerto”. Ha avuto numerose trascrizioni per chitarra classica fra cui quella del celebre Miguel Llobet (1878-1938), entrando nel repertorio classico dello strumento. Una versione per duetto di chitarre è stata in seguito creata dal chitarrista jazz brasiliano Laurindo Almeida.
Carlos Gardel (Tolosa, Francia, 1890 – Medellín, Colombia, 1935)
El día que me quieta (Il giorno che tu mi vuoi)
Con la morte precoce e tragica per un disastro all’aeroporto di Medellin, in Colombia, Gardel entrava nel mito: non solo nell’immaginario argentino ma per chiunque nel mondo ami il tango. È tanto poco un’espressione di circostanza che nel 2003 l’Unesco ha dichiarato la sua voce Patrimonio culturale dell’Umanità.
Uno dei tratti del mito è proprio El dia que me quieras che Gardel aveva composto pochi mesi prima su versi di Alfredo Le Pera (morto con lui, come altri due musicisti), subito riconosciuta un capolavoro. E nel 1935 aveva interpretato il film che John Reinhardt ne aveva tratto. Altra “coincidenza” era che il protagonista, Julio, fosse un cantante di tango e che la storia si concludesse con la sua ascesa alla fama. A segnare la singolare vicenda è infine la piccola apparizione nel film di un giovanissimo Piazzolla, che cinquant’anni dopo avrebbe scritto le musiche del film di Fernando Solana, Tangos. El exilio de Gardel, girato a Parigi dove si trovavano esiliati a causa della dittatura militare.
Atahualpa Yupanqui (Pergamino, 1908 – Nimes, 1992)
Los ejes de mi carreta (Gli assi del mio carretto)
Atahualpa Yupanqui è lo psudonimo in lingua Quechua di Héctor Roberto Chavero Aramburo. Quechua è un insieme di gruppi etnici del Perù, Bolivia, Ecuador e lui stesso ne spiegò il significato di “venire da terre lontane per raccontare qualcosa“. Cantautore, chitarrista e scrittore, è considerato il più importante rappresentante della musica folclorica argentina. Attraversò un lungo periodo di impegno politico come oppositore del peronismo e militante comunista, subendo censure e persecuzioni, fra cui la frattura della mano destra per colpi infertigli con le pistole da un gruppo militare estremista. Venne quindi costretto all’esilio a Parigi, dove cantò con Edith Piaf e incise per la prestigiosa etichetta “La Chant du Monde“.
Le sue composizioni sono state interpretate da cantanti e musicisti come Mercedes Sosa, Horacio Guarany, Víctor Jara, Ángel Parra, Chavela Vargas, Marie Laforêt e gli Inti Illimani, e restano nel repertorio di molti artisti argentini e internazionali.
Nel 1981 Paolo Conte si è ispirato alla sua musica e figura per la canzone Alle prese con una verde milonga nell‘album Paris milonga, presentandolo come l’”ultimo grande interprete della danza pampera chiamata milonga“.
Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1821 – Buenos Aires, 1992)
Decarisimo
Astor Piazzolla può essere considerato un rivoluzionario del tango. Dopo gli studi compiuti in Argentina – per composizione fu allievo di Ginastera – nel 1954 si trasferisce a Parigi, dove studia con un’allieva di Ravel, che lo spronerà a comporre tanghi: è nella capitale francese che compone e incide molti dei suoi capolavori. Con il ritorno in Argentina comincia una febbrile attività: fonda diversi gruppi musicali, il più importante dei quali è l’Octeto Buenos Aires, tenendo concerti in America Latina, negli Stati Uniti e in Europa, esportando anche Oltreoceano la sua nuova concezione di tango.
Se, infatti, fino alla metà degli anni Cinquanta il tango era sempre strettamente legato alla danza, Piazzolla stacca la musica dal movimento, donandole una nuova autonomia. Dalle sale da ballo eleva il tango alla “grande musica”, stravolge la tradizione di Buenos Aires e di tutta l’Argentina: per questo motivo non sarà accettato da tutti e i tradizionalisti, tuttora, non approvano e non amano le sue innovazioni.
Dal 1970 si dedicherà anche al jazz, alla musica leggera e alle colonne sonore per il cinema, ma non abbandonerà mai il tango. La prima volta che introduce il bandoneon nella musica classica è per un concorso in Argentina nei primi anni Cinquanta; eccellente suonatore e amante di questo strumento (nell’organico dell’Octeto ci saranno due bandoneon) lo inserirà – come del resto vuole buona parte della letteratura di tango argentina – in quasi tutte le sue composizioni.
Decarisimo venne composto in onore di Francisco Decaro, considerato da Piazzolla uno dei grandi musicisti di tango. Rappresenta come Libertango una sorta di sinonimo dell’anima del ballo, indigena quanto musicalmente cosmopolita, popolare e al tempo stesso poetica nelle sue raffinate variazioni ritmiche e armoniche.
Juan José Castro (Avellaneda, Argentina, 1895 – Buenos Aires, 1968)
Due Tanghi
Questi brevi, abili e divertenti pezzi anticipano la modernizzazione del tango compiuta da Piazzolla. Nacquero dall’interesse di Castro per una musica nazionale che superasse il pittoresco e il localismo dei compositori argentini, in nome della tendenza che veniva chiamata universalista. Nato in una famiglia povera in cui però si praticava la musica, Castro studiò pianoforte, violino e direzione d’orchestra. Trasferitosi negli anni Venti a Parigi, dove si perfezionò in composizione con Vincent d’Indy, entrò in rapporti con Stravinskij e con il gruppo dei “Sei”, assorbendone le esperienze rinnovatrici e l’impronta neoclassicista. Rientrato in Argentina, fondò quindi con altri compositori il “Grupo Renovación” per introdurre l’esplorazione delle nuove tecniche musicali attraverso concerti, dischi e pubblicazioni. Ciò non significò, tuttavia, l’abbandono del legame e della rivisitazione del folklore nazionale, che Tangos esemplifica con vena particolarmente felice. I quattro brani costituiscono delle vignette di personaggi tipici di Buenos Aires.
In Evocación è citata la popolarissima Cumparsita. Compadrón, il compare, ritrae un pericoloso gangster che non teme di battersi al coltello. Milonguero è l’esemplare del ballerino di tango elegante ma di cattivo gusto. Llorón, il piagnucolone, raffigura un personaggio che si lamenta ad alta voce e senza mezzi termini delle sue pene d’amore.
Tangos, come la Sinfonia argentina e la cantata Martin Fierro, anticipava alcuni temi musicali dell’opera Proserpina e lo straniero (1951), modernizzazione del mito greco nei sobborghi di Buenos Aires ai giorni nostri. Vincitrice del premio indetto dalla Scala per il cinquantenario verdiano, Proserpina vi venne rappresentata il 17 febbraio 1952 diretta dall’autore, regia di Giorgio Strehler, traduttore del libretto Eugenio Montale, fra gli interpreti Giulietta Simionato. Certo non il tango, ma il suo “mondo” si affacciava così per la prima volta nel grande teatro dell’opera.
Carlos Gardel (Tolosa, Francia, 1890 – Medellín, Colombia, 1935)
Mi Buenos Aires querido (Mia amata Buenos Aires)
Pseudonimo di Charles-Romuald Gardès, Gardel fu il maggiore interprete delle forme vocali di tango, raggiungendo un successo straordinario in tutta l’America e in Europa, specie a Madrid, Barcellona e Parigi, fino a diventare, nell’immaginazione popolare, una figura quasi leggendaria. Con altri musicisti promosse la genesi del tango cantabile con caratteri melodici, ritmici e armonici proprî, inscindibili dal testo, dotato ora di una dimensione letteraria. Tra le sue composizioni più celebri, nate anche dalla collaborazione con J. Razzano, E. Cárdenas, ecc., si ricordano i tanghi Mano a mano, Ave sin rumbo, Melodía de arrabal, Noche fría, Desdén, Sus ojos se cerraron, Mi Buenos Aires querido. Svolse un’instancabile attività discografica, incidendo oltre 500 tanghi, numerosi valzer, foxtrot, paso doble, ma anche canzoni francesi, napoletane, ecc. Mi Buenos Aires querido fu scritto su testi di Alfredo Le Pera nel 1934. Nel 1936 Julio Irigoyen ne trasse un film.
Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1821 – Buenos Aires, 1992)
Invierno Porteño
L’Inverno è la quarta delle Stagioni in cui Piazzolla volle raffigurare e scandire (ancora nei modi del tango tradizionale) la vita e il senso della vita di Buenos Aires, l’esistenza quotidiana e lo spirito della sua gente. Appartiene al ciclo delle Cuatro Estaciones Porteñas, omaggio citazione alle Quattro Stagioni di Vivaldi.
Il brano ha una macro-forma che si può apparentare al rondò anche se differisce da quest’ultimo per le varianti di tempo e si contraddistingue per il suo curioso finale che rimanda al periodo barocco. Inizia con un intenso, triste passaggio, che si sviluppa presto in un tango veloce per dissolversi in una leggera cadenza del pianoforte. La languida melodia d’apertura ritorna e di nuovo è interrotta da un andamento veloce e più incisivo. Il tema e il tono malinconici hanno poi una più lunga ripresa a completamento. La fase successiva sarà quella del Nuevo Tango, della piena maturità e originalità creative di Piazzolla.
Luis Bacalov (Buenos Aires, 1933)
Ricercare Baires 2
Le due composizioni hanno entrambe carattere, e quindi interesse, particolare, in quanto le “forme” del tango vi sono applicate a due grandi forme della musica classica.
In 3 Tanghitudes, sono i Preludi per pianoforte, in vista di una raccolta caratterizzata da sonorità nostalgiche dell’Argentina e progettata come sviluppo del Triplo Concerto per soprano, bandoneón, pianoforte e orchestra che aperto questo Festival.
Ricercare Baires 2, scritta per il disco Tango and around, prosegue la rielaborazione creativa ispirata ai “Ricercari” del barocco italiano, alla ricerca appunto di un centro, di un tema evocativo basata sull’improvvisazione. Si tratta dello “spirito” di Buenos Aires, colto nella sua dimensione notturna e malinconica.
Vicente Greco (Buenos Aires, 1886 – Buenos Aires, 1924)
Rodriguez Peña
Il titolo riprende il nome del salone da ballo di Buenos Aires in cui Vincente Greco suonava il bandoneón e che esiste tuttora. Greco guidava un sestetto, formato da un altro bandoneón, due violini, uno dei quali era il grande Francisco Canaro, un flauto e una chitarra.
Rodriguez Peña venne eseguito per la prima volta nel 1911, con tale successo che il pubblico sollevò Greco, portandolo sulla strada per continuare a festeggiarlo. I cronisti dell’epoca lo riconobbero come il primo tango accettato negli ambienti famigliari, quando il genere incontrava le censure più rigide.
Vivace, sfavillante energico, il brano conta innumerevoli versioni solo strumentali, soprattutto quelle di Juan D’Arienzo nel 1938 e di Carlos di Sarli nel ’56. La versione di Canaro del 1953 è quella più ritmata, con un incedere festoso quasi da banda cittadina, ma ci sono anche quelle di gruppi “revisionisti” contemporanei (Los Tubatango, ecc.). Stranamente Greco non ne ha lasciato alcuna registrazione. Il tango ha anche avuto tre testi, tutti successivi alla composizione, ma senza particolare diffusione.
Luis Bacalov (Buenos Aires, 1933)
Porteña 1
“Mi chiedono spesso perché ci sono parecchi dei miei lavori che attingono alle radici del Tango. Sono nato a Buenos Aires e ho ascoltato tanghi sempre, ma non solo. Trovo questa “storia musicale” di grande fascino, carattere e personalità. Una vera e propria radiografia dei porteños, gli abitanti di quella sterminata città. Si dice che il tango è vero quando mostra “la roña”, la sporcizia, quando quello che “racconta” dell’anima della città non abbia sofferto sublimazioni che lo snaturano portandolo fuori dalla realtà sociale, economica, sentimentale. Certo, il quadro che viene fuori da queste musiche è parecchio amaro, desolato, sofferente, ma anche picaresco, furbo, e in parte quasi innocente. Un bel miscuglio.
Penso che il mio contributo a questa storia artistica urbana del Sud del mondo sia dominata in parte da un “leitmotiv” extra-musicale: la consapevolezza della realtà e l’accettazione delle proprie radici, per desiderare e operare, ognuno nel suo ambito professionale, la trasformazione ed il cambio, che credo sia necessario, per un sviluppo culturale verso un superamento degli aspetti negativi della città e del Paese”.
(L. B).
Biografie
Rubén Peloni Voce
è nato a Cañada de Gòmez, in Argentina. Nel 1998 inizia gli studi di canto col Maestro Ruben Coria e un anno dopo comincia il percorso nel tango con due formazioni della città di Rosario: Tritango e Yunta Brava. In Italia dal 2002, ha costituito El Esquinazo, assieme al chitarrista e compositore argentino Adrian Fioramonti. Da allora ha collaborato con importanti ensemble come l’Orchestra Tipica Alfredo Marcucci, Tango Tinto, Hyperion, Lo que Vendrà, realizzando concerti in Italia e in Europa. Collabora attivamente con il pianista argentino Hugo Aisemberg e con Luis Bacalov nello spettacolo Mi Buenos Aires Querido, scritto e musicato da Bacalov, con regia di Carlos Branca. È regolarmente invitato, come cantante solista, a importanti manifestazioni tra cui il Concerto “Astor Piazzolla, lo spirito del Tango” al Teatro Rossini di Pesaro con l’Orchestra d’archi di Pesaro e l’ensemble Novitango. Ha cantato in Maria de Buenos Aires all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo e al Teatro Greco di Taormina con l’Orchestra del Conservatorio di Vicenza. Ha partecipato a diversi progetti discografici tra cui i più recenti: Mi Gran Tango degli Alma Migrante (2011); Santo Remedio / TANGOS insieme con il pianista argentino Pablo Woizinski (2012).
Annamaria Castelli Voce
Nata a Milano, di origini napoletane e vissuta a lungo in Svizzera, ha iniziato a cantare giovanissima. La sua attività artistica è stata molto intensa soprattutto all’estero, ospite di teatri e festival in oltre 40 Paesi. Il Montreux Jazz Festival l’ha considerata fra le prime cinque voci al mondo. All’interesse per il jazz alterna il tango, la canzone d’autore, il teatro musicale e di prosa.
Ha collaborato fra gli altri con Giorgio Gaslini e Renato Sellani, Giorgio Albertazzi, Luis Bacalov, l’ensemble I Virtuosi Italiani, il bandoneonista H. U. Passarella. È stata impegnata in un progetto di musica elettronica con alcuni ricercatori del Dipartimento di Musicologia dell’Università di Helsinki. Nel 2002 è stata la protagonista in Lituania della prima mondiale de L’Opéra du Pauvre, opera inedita di Léo Ferré, con la Lithuanian State Symphony Orchestra diretta da Massimo Lambertini. Definita per le sue qualità sia di cantante che di attrice una “cantattrice”, nel 2011 ha portato in scena il suo spettacolo con Abner Rossi e Mario Berlinguer, Se io ho perso…chi ha vinto?, omaggio al Teatro Canzone di Giorgio Gaber. Canta in 5 lingue e in napoletano e cosi collaborato con Carlo Faiello e la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Ha partecipato, a Borges in Tango di Albertazzi (versi di J. L. Borges e musiche di Piazzolla), ha interpretato Sous le ciel de Paris – Omaggio a Edith Piaf con I Virtuosi Italiani e il concerto di Bacalov dedicato a Gardel e Piazzolla. Nel 2011 ha compiuto un tour in Siberia con la Novosibirsk Philharmonic Chamber Orchestra. In queste settimane ha cantato con Adriàn Fioramonti in Napulìa, viaggio nella canzone d’autore napoletana dalla tradizione classica al repertorio della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Luis Bacalov Pianoforte
Nato a Buenos Aires nel 1933, comincia la sua formazione musicale a cinque anni, studiando pianoforte con Enrique Barenboim. Comincia presto l’attività concertistica in Argentina come solista, in duo con il violinista Alberto Lisy e in gruppi di musica da camera. Fa ricerche sul folklore musicale di varie nazioni sudamericane. Dagli anni ’60 si dedica in Italia e Francia anche alla musica per il cinema, collaborando fra gli altri con Lattuada, Damiani, Scola, Petri, Wertmüller, Greco, Pasolini, Fellini e Rosi. Per le musiche de Il Postino, regia di Michael Radford, ha avuto numerosi premi e nomination, fra cui il David di Donatello e il Premio Oscar, il Bafta (British Academy for Film and Television Arts), il Premio Nino Rota. Per La tregua di Rosi ha ottenuto una nomination per il David e per il Vangelo secondo Matteo di Pasolini una dalla A.M.P.A.. Ha vinto il Globo d’oro per la musica de Il Consiglio d’Egitto di Emidio Greco.
Come pianista si è dedicato a partiture di Bach, Chopin, Beethoven , Stravinskij e Berio. Come direttore, accanto al repertorio tradizionale e contemporaneo, esegue musiche di autori latino-americani, incluse le proprie. Nel 2003 ha inaugurato la Cavea dell’Auditorium – Parco della Musica di Roma con il programma Cinema Italiano, dirigendo l’Orchestra della Accademia di Santa Cecilia. Ha interpretato al pianoforte il suo Triple Concierto per soprano, bandoneón e pianoforte con la Santa Barbara Symphony Orchestra, eseguito poi con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, con cui ha tenuto numerosi altri concerti. All’Accademia di Santa Cecilia ha suonato con Martha Argerich nei programmi dedicati ad autori latino americani. Ha composto per chitarra, violino, vari gruppi strumentali e per pianoforte e orchestra. La sua Misa Tango per soli, coro e orchestra registrata dalla DGG, direttore Myung-Whun Chung con Placido Domingo, Ana M. Martinez e Hector U. Passarella, è stata eseguita nel 1999 a Roma con l’Orchestra di Santa Cecilia. Per DGG ha registrato la rielaborazione per pianoforte e orchestra dei tanghi di Piazzolla e il suo Tangosain (nomination al Latin American Grammy Awards 2001).
Nel 2004 ha diretto il debutto della sua prima opera teatrale Estaba la Madre per l’Opera di Roma, regia di Giorgio Barberio Corsetti. Nel 2008 ha diretto per l’Accademia Musicale Chigiana la prima della sua opera-balletto y Borges cuenta que …, regia Barberio Corsetti. L’Arena di Verona gli ha tributato un omaggio con un concerto al Teatro Filarmonico da lui stesso diretto.
Nel 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il Premio Vittorio de Sica per la Cultura.
E’ docente di Composizione di musica per il cinema all’Accademia Chigiana di Siena.