“Giuseppe
Pambieri ritorna al Politeama Rossetti nel ruolo di Zeno Cosini, protagonista
dello sveviano La coscienza di Zeno
per la regia di Maurizio Scaparro. Lo spettacolo va in scena da mercoledì 12
febbraio nell’ambito dell’abbonamento Prosa
del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.
C’è grande complessità, sotto l’apparente
leggerezza e l’inettitudine di Zeno Cosini, il personaggio che Giuseppe
Pambieri interpreta nel nuovo allestimento de La coscienza di Zeno firmato da Maurizio Scaparro.
Lo spettacolo va in scena dal 12 al 16 febbraio
al Politeama Rossetti, ospite della stagione Prosa dello Stabile regionale.
«Archeologo della vita privata, Svevo si cala, attraverso
le cicatrici che la psicopatologia della vita quotidiana incide come crepe sul
volto dell’uomo medio, sino alle radici della vita» osserva Claudio Magris a
proposito del capolavoro di Italo Svevo che spesso ritorna nei suoi saggi e
nelle sue riflessioni. «Dopo aver scandagliato il disordine e l’assurdità di
queste radici primarie, l’intelligenza sveviana si è scavata tuttavia una
nicchia nel caos, ha elaborato una sottilissima tattica di accomodamenti con
l’impossibilità di vivere (…)». E aggiunge «La vita è originale – egli (Zeno
ndr) ripete – con un sorriso che è insieme la smorfia più dolorosa provocata
dalla vista della Medusa, ma anche, nello stesso tempo, un caldo, tenero e
affettuoso sorriso di benevolenza per quella stessa vita. Tragedia ed elusione
della tragedia»
Giuseppe Pambieri tratteggia il protagonista con tocchi ironici e assieme
meditativi,sullo sfondo di una Trieste
cosmopolita e mercantile ma anche crogiolo culturale della Mitteleuropa, il cui
spirito la regia lascia trasparire dai severi interni borghesi, dal nitore
della luce di terra e di mare che illumina le Rive, e dai segni del tempo che
trascorre, inesorabile. Siamo infatti in un momento storico particolare, tra la
fine della Belle Epoque e la Prima guerra mondiale, che apre la via alle
catastrofi del “secolo breve” così antesignanamente intuite da Zeno.
La sua vicenda parte da
una seduta psicanalitica in cui evoca i momenti salienti della sua vita: la
morte del padre, l’amore non ricambiato per una ragazza, il matrimonio di
ripiego con una sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido – che si
rivela poi il vero perdente – una relazione extraconiugale. Palesemente
inadeguato ad affrontare la vita, che attraversa fra gaffes e nevrosi, Zeno si
ritiene malato, anche se in effetti il suo malessere è solo esistenziale.
Ciononostante guarda la realtà con un consapevole umorismo e un distacco che
gli permettono di comprenderla più a fondo di altri: meglio di altri trova il
modo di incarnare l’“uomo nuovo” che, non senza lacerazioni, potrà esistere nel
difficile futuro.
Questa ricerca del proprio
posto in un mondo in evoluzione, spesso distonico rispetto al proprio sentire,
accomuna il protagonista sveviano a quelli di Musil, Joyce, Proust ed inserisce
la letteratura del triestino Italo Svevo in un tessuto culturale europeo di
eminente significato. L’introspezione cui – come anche gli eroi di questi
autori coevi – Zeno si sottopone, riesce ancora a parlare intimamente all’uomo
contemporaneo.
Nell’efficace adattamento
per il teatro, concepito nel 1964 da un altro triestino – Tullio Kezich – ha
dunque molto senso riportare sulle scene La
coscienza di Zeno. Illustri le interpretazioni precedenti, a partire da
quella – appunto del 1964 – di Alberto Lionello (diretto da Squarzina divenne
anche sceneggiato televisivo), nel 1978 tocca a Renzo Montagnani il ruolo di
Zeno diretto da Franco Giraldi, seguito nel 1987 da Giulio Bosetti con la regia
di Egisto Marcucci e nel 2002 da Massimo Dapporto con la regia di Piero
Maccarinelli: tranne il primo, tutti sono stati rappresentati nella città di
Svevo.
È perciò molto atteso lo
spettacolo creato da uno dei grandi maestri del teatro italiano, Maurizio
Scaparro, e da un pregevole cast d’attori capeggiato da Giuseppe Pambieri,
interprete versatile e raffinato cui la platea dello Stabile è affezionata in
modo particolare. Molti spettatori lo avranno ancora nel cuore quale elegante,
divertente protagonista di To be or not
to be, produzione dello Stabile firmato da Antonio Calenda poche stagioni
orsono.
Tratto da Tullio Kezich dal
romanzo di Italo Svevo, diretto da Maurizio Scaparro lo spettacolo si avvale
delle scene di Lorenzo Cutùli, dei costumi di Carla Ricotti e delle musiche di
Giancarlo Chiaramello.
Interpretano
lo spettacolo al fianco di Giuseppe Pambieri (Zeno Cosini), Nino Bignamini (Il
dottor Giovanni Malfenti), Giancarlo Condé (Il dottor Coprosich/Enrico Copler),
Francesco Wolf (Guido Speier), Raffaele Sincovich (Luciano), Anna Paola
Vellaccio (La signora Malfenti), Antonia Renzella (Augusta Malfenti), Guenda
Goria (Ada Malfenti), Margherita Mannino (Alberta Malfenti), Silvia Altrui
(Anna Malfenti), Marta Ossoli (Carla Greco).
Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Carcano di
Milano.
Lo spettacolo va in scena dal 12 al 16 febbraio al
Politeama Rossetti per la stagione Prosa
dello Stabile regionale. Da mercoledì a sabato lo spettacolo va in scena alle
20.30. Giovedì anche alle ore 16, mentre domenica la replica è esclusivamente
pomeridiana.
Biglietti ancora disponibili presso i punti vendita e
i circuiti consueti dello Stabile regionale.