ALESSANDRO CATTELAN, PER LA PRIMA VOLTA
FOTOGRAFATO
CON LA FIGLIA, A GQ:
“NOI TRENTENNI SIAMO PERSONE RESPONSABILI DEL
FUTURO NOSTRO E DELLA NOSTRA FAMIGLIA”
Alessandro
Cattelan è il protagonista della copertina del numero di GQ, diretto da Carlo
Antonelli, in edicola da venerdì 5 luglio. Il conduttore di X-Factor racconta
per la prima volta – in un pezzo autografo – il suo ruolo di padre, posando in
esclusiva con sua figlia Nina per il mensile Condé Nast. «Ho accettato con
grande piacere la proposta di copertina di Antonelli: proprio perché sono un
padre giovane di 30 anni, mi sembrava l’immagine migliore che potevo dare di me.
La più vera, la più importante. Siamo abituati a vedere le celebrities maschili
in spiaggia coi muscoletti e le ballerine. È giusto invece che venga finalmente
fuori un altro aspetto di noi trentenni: persone responsabili, specie del futuro
nostro e della nostra famiglia». Cattelan confida a GQ tutte le
sue paure di giovane genitore «Mi spaventa pensare che un giorno mia
figlia rimanga affascinata dalla persona sbagliata e che per compiacerla faccia
un’enorme cazzata. Mi spaventa l’idea che non sempre sarà in grado di ragionare
con la sua testa. Mi spaventa confondere ciò che io desidero per lei con ciò che
lei desidera per se stessa, e di incasinarle la vita. Mi spaventa il mio
passato. Chiariamoci, non sono stato uno sbandato né un teppistello affiliato a
una baby gang o un mezzo tossico che passava i pomeriggi a farsi le canne sul
terrazzo nascondendosi dalla madre. Anzi, nei limiti del possibile, ho sempre
cercato di rigare dritto. Ma il punto è proprio questo. Posso sinceramente
sperare che mia figlia righi ancora più dritto di me e non si conceda nemmeno
quei piccoli svaghi adolescenziali che hanno comunque dato un senso alla mia
crescita? E anche se lo sperassi, sarebbe giusto fhttps://www.eventinews24.com/2016/09/maurizio-cattelan-al-guggenheim-di-new-york/arlo? Mi spaventa ricordare
l’opinione che avevo dei miei genitori quando ero adolescente e arrabbiato».
Il conduttore tv, infine, rivela che «Tutte queste ansie, certo,
mi prosciugano. Quando cattivi pensieri mi rapiscono il cervello, posso solo
provare a pensare che se siamo sopravvissuti tutti, sopravviverà anche lei.
Anzi, no, posso fare di più. Posso coltivare tutte queste paure nella speranza
che mi aiutino a stare allerta e pronto a fare ciò che serve per allontanarle.
Perché in fondo, come mi hanno insegnato i miei genitori, chi ha paura
dell’acqua difficilmente morirà annegato».
Edizioni Condé Nast s.p.a