RAI STORIA | PROFUGHI A CINECITTA’ – L’altra storia della Hollywood sul Tevere

Una pagina
sconosciuta della nostra storia e del nostro cinema: la vicenda di
Cinecittà che, tra il 1943 al 1950, passa da campo profughi a casa della
leggendaria “Hollywood sul Tevere”. È la storia raccontata dal docufilm
“Profughi a Cinecittà” di Marco Bertozzi, in onda mercoledì 27 aprile,
alle 22.30 su Rai Storia. Dopo essere stata utilizzata dai tedeschi come
campo di concentramento per novecento uomini dopo un rastrellamento nel
quartiere romano del Quadraro, il 16 ottobre 1943 Cinecittà viene
depredata dai nazisti. Sedici vagoni merci carichi di attrezzature
cinematografiche lasciano la capitale: otto sono destinati alla
Repubblica di Salò, otto viaggiano verso Germania. Nel gennaio del 1944 i
teatri di posa vengono bombardati dagli Alleati che nel giugno dello
stesso anno li requisiscono trasformandoli in campo profughi, per
alloggiare migliaia di rifugiati di guerra: da una parte la sezione
assegnata ai senzatetto italiani, dall’altra, rigidamente separata,
quella per gli sfollati provenienti dall’estero.

I profughi erano migliaia: c’erano i figli dei coloni italiani in Libia,
gli esuli giuliano-dalmati, gli sfollati dei bombardamenti di Monte
Cassino e di Roma, molti ebrei superstiti dai campi di concentramento.
La storia rivive attraverso le loro testimonianze e i loro ricordi
fluiscono sfogliando vecchi album di fotografie o muovendosi tra i
corridoi e gli “studios” della Cinecittà odierna, tra scenografie di
reality ben diverse da quelle riciclate un tempo per garantirsi un
minimo di protezione e privacy, ma anche bruciate come legna da ardere. E
alcuni di quei profughi, che vivevano tra le rovine delle scenografie
delle commedie e dei film storici degli anni Trenta, nei teatri di posa
di un’ex fabbrica di sogni, iniziano a lavorare come comparse alla
ripresa della attività cinematografiche, assistendo in prima fila alla
nascita della leggendaria “Hollywood sul Tevere”. Ancora viva, oggi, nei
ricordi di chi ha abitato per un po’ a un passo dal mito.

 

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