ANDRAS_SCHIFF_08 Copyright Priska Ketterer, Luzern |
Il
récital pianistico che vede protagonista Sir
András
Schiff
il 16
dicembre alla Sala Teatro LAC
dialoga idealmente con quello di recente proposto da un altro gigante
della tastiera, Radu Lupu. Strettamente affine è infatti il
programma, incentrato sui maestri della tradizione classico-romantica
mitteleuropea, da Haydn e Mozart a Beethoven e Schubert. Affine è
anche il sentire musicale di questi due artisti, rumeno il primo,
ungherese il secondo, che da anni regalano al pubblico di tutto il
pianeta interpretazioni esemplari per raffinatezza e profondità.
Appuntamento
imperdibile per gli amanti del pianoforte quello con András
Schiff, riconosciuto universalmente come un pianista di rara
intelligenza, dotato di un infallibile gusto musicale. L’artista,
nato a Budapest 62 anni fa, ha ricevuto una formazione d’elezione,
studiando con grandi maestri comeGyörgy
Kurtág e George Malcolm. Il suo percorso artistico è costellato di
benemerenze, che testimoniano la stima di importanti realtà
musicali, dalla Beethoven-Haus di Bonn al Mozarteum di Salisburgo.
Grande è l’attenzione che da sempre Schiff riserva ai compositori
del classicismo viennese: memorabile la sua integrale in cd dei
Concerti
di Beethoven con la Staatskapelle di Dresda diretta da Haitink. Al
lavoro di interprete il maestro ungherese associa quello di curatore,
lavorando con la casa editrice Henle di Monaco di Baviera al
progetto, ormai quasi decennale, di pubblicazione dei Concerti per
pianoforte di Mozart. L’amore per la musica del Settecento e del
primo Ottocento non è però esclusivo: Schiff ha registrato i
Concerti
del suo conterraneo Bela Bartók con la Budapest Festival Orchestra.
Il
programma che Schiff presenta a Lugano rispecchia perfettamente,
nella scelta degli autori, quello proposto da Lupu il mese scorso. In
apertura il pianista interpreta la Sonata n. 60 di Haydn, una delle
ultime, in cui il classicismo dell’autore si rivela in tutta la sua
maturità. Un’occasione preziosa di ascolto, dal momento che le
opere per tastiera di Haydn non fanno parte del repertorio più
frequentato, e una importante testimonianza storica dei legami tra
l’evoluzione del pianoforte e la letteratura ad esso dedicata: si
tratta dell’unico caso, nella produzione di Haydn, in cui è
segnalato l’uso del pedale di risonanza, dispositivo di recente
invenzione. Famosissima, al contrario, è la Sonata in do maggiore KV
545 di Mozart, con il delizioso tema infantile del secondo movimento.
Opera anch’essa della maturità dell’autore, composta nel 1788,
presenta proporzioni classiche assolutamente perfette. La tecnica
pianistica è semplice, come richiesto dalla destinazione ad
un’utenza amatoriale, quale doveva essere quella delle classi
agiate di Vienna. Lavoro maturo è pure l’op. 109 di Beethoven, che
appartiene all’ultimo, splendido trittico di Sonate composte
dall’autore per il suo strumento. Il Vivace iniziale ha un sapore
rapsodico, che fa pensare alle improvvisazioni alla tastiera in cui
Beethoven, come Mozart del resto, primeggiava. All’ultimo anno di
vita dell’autore, quel 1828 che ne segnò la prematura scomparsa,
appartiene infine la Sonata n. 19 di Schubert. Come notò il collega
Schumann, suo grande estimatore, Schubert evita qui gli espedienti
brillanti per trovare una nuova semplicità inventiva. Il discorso
musicale scorre libero, rilassato pur nella cornice drammatica della
tonalità d’impianto di do minore, cui Mozart e Beethoven avevano
associato un carattere di grande pathos.
Appuntamento
alle 20.30 alla Sala Teatro LAC
Mercoledì
16 dicembre 2015 – 20.30
Sala
Teatro LAC
Interprete
Sir
András
Schiff,
pianoforte
Programma
Franz
Joseph Haydn (1732-1809)
Sonata
per pianoforte n. 60 in do maggiore, Hob. XVI:50 (1795)
Ludwig
van Beethoven (1770-1827)
Sonata
per pianoforte n. 30 in mi maggiore, op. 109 (1820)
Wolfgang
Amadeus Mozart (1756-1791)
Sonata
per pianoforte n. 16 in do maggiore, KV 545 (1788)
Franz
Schubert (1797-1828)
Sonata
per pianoforte n. 19 in do minore, D 958 (1828)
Alcune
note al programma
-
Pur
non essendo oggi tra le più frequentate in sede di concerto, la
produzione per pianoforte solo di Joseph
Haydn
è tra le più generose dell’epoca post-barocca. Sono ben 62 le
sonate scritte per lo strumento, delle quali le ultime tre
costituiscono un trittico esemplificativo dell’ormai perfetta
forma classica – tanto elegante quanto equilibrata – raggiunta
dell’autore. L’Allegro iniziale della Sonata n. 60 è l’unico
brano di tutta la letteratura pianistica haydniana in cui viene
espressamente richiesto l’utilizzo del pedale di risonanza.
L’invenzione di questo artificio meccanico – utile per ottenere
dei suggestivi effetti di legato e di riverbero – è infatti di
poco precedente l’anno di composizione della stessa sonata, il
1795. -
La
Sonata per pianoforte n. 30 è la terz’ultima delle 32 composte da
Beethoven
e
vede la luce in un periodo in cui gli sforzi dell’autore sono
rivolti principalmente alla Messa Solenne Op. 123. Articolata nei
tre canonici movimenti, trova un elemento caratterizzante nel fatto
di mantenere i primi due in una dimensione piuttosto ridotta per
lasciare invece al terzo – che fin dal titolo si propone come
“pieno di canto, con il più intimo sentimento” – tutto lo
spazio necessario a svolgere il tema e le sue sei variazioni. La
sonata si apre con un movimento nettamente suddiviso in due parti:
Vivace ma non troppo e Adagio espressivo. A proposito del Vivace si
è spesso parlato di un andamento “simile all’improvvisazione”,
per il procedere a tratti rapsodico. Se anche fosse, il dato non
dovrebbe stupire: Beethoven, prima di affermarsi come compositore,
divenne ben noto a Vienna per le spiccate qualità di improvvisatore
al pianoforte, che lo avevano visto primeggiare in non poche
competizioni del genere. -
Mozart
presentò
la sua Sonata n. 16 chiarendone da subito le finalità: “A l’usage
des commençants”, vale a dire “ad uso dei principianti”. Si
tratta infatti di una pagina che presenta diverse caratteristiche
della musica didattica, come il frequente ricorrere nel primo tempo
di scale e arpeggi, l’adozione di una struttura armonica
elementare e di una tonalità d’impianto considerata ‘facile’,
la chiara distinzione dei ruoli musicali, per cui nel secondo
movimento la mano sinistra si occupa esclusivamente
dell’accompagnamento e la destra della melodia. Si tratta peraltro
di una delle composizioni più conosciute di tutta la musica
occidentale e in particolare di Mozart, espressione massima del suo
personale stile classico e della sua inesauribile vena melodica.
Scritta in piena maturità, si svolge nei canonici tre movimenti,
caratterizzati in modo tanto chiaro quanto esemplare. -
Nel
settembre del 1828, due mesi prima della morte, Schubert
compose
tre Sonate per pianoforte. Si tratta delle sue composizioni più
mature e più riuscite, molto diverse tra loro ma anche
complementari. La prima è vestita di tinte fortemente drammatiche;
non a caso la tonalità di do minore evoca da vicino il pathos
mozartiano e, soprattutto, beethoveniano: Beethoven è infatti il
nume tutelare che guida – forse mai come in quest’opera – la
scrittura dell’autore. Uno dei primi e dei più convinti
estimatori di Schubert – che in vita ottenne assai poche
soddisfazioni critiche – fu Robert Schumann, il quale rilevò
prima di altri il valore delle ultime tre sonate per pianoforte: «mi
sembrano spiccatamente differenti dalle altre sue, specialmente per
una molto più grande semplicità d’invenzione, per una volontaria
rinuncia a brillanti novità in cui egli altra volta si compiaceva,
per lo sviluppo di certe generali idee musicali, mentre altra volta
sovrapponeva periodo su periodo. Come se ciò non potesse aver mai
fine, non fosse mai in imbarazzo per proseguire, corre avanti di
pagina in pagina sempre musicale e ricco di canto, interrotto qua e
là da singoli sentimenti violenti, ma che presto si calmano
nuovamente».
Biografia
interprete
Sir
András
Schiff
Nato
a Budapest nel 1953, ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni
con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia
Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e infine a
Londra con George Malcolm. Nel corso della sua carriera ha ricevuto
numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali la nomina a
membro onorario della Beethoven-Haus di Bonn, la medaglia della
Wigmore Hall di Londra, il premio Robert Schumann e la medaglia d’oro
della Internationale Stiftung Mozarteum. È stato inoltre insignito
della Croce al merito della Repubblica federale tedesca. Ospite delle
maggiori orchestre in tutto il mondo e dei maggiori festival, nel
1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la Cappella Andrea
Barca, nel duplice ruolo di direttore e solista. Tra le sue incisioni
si ricordano l’integrale dei Concerti
di Beethoven – con la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink –
e quella dei Concerti
di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Dal 2006
collabora con la casa editrice Henle al progetto di pubblicazione di
tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione originale. È
professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e
Monaco di Baviera.
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Modalità
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Categoria
1: Fr. 70/60
Categoria
2: Fr. 55/45
Categoria
3: Fr. 45/35
Categoria
4: Fr.35/25/18
Categoria
5: Fr. 25/20/12
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