“Le Château de Dolceacqua”, 1884 – Paris, musée Marmottan Monet. Legs de Michel Monet, 1966 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images |
“Ho l’impressione che farò cose meravigliose”.
Dopo 135 anni dal soggiorno di Monet in Riviera, tornano a
Bordighera e Dolceacqua tre dipinti del grande artista francese nel
luogo dove furono realizzati. Nella rivisitazione di questa avventura
artistica, Monet è protagonista insieme a un territorio
straordinario, definito da lui stesso un “paese fiabesco”. Un percorso
espositivo anche multimediale illustrerà l’esperienza dell’artista nel
suo viaggio in Riviera nel 1884.
Sarà un evento straordinario la mostra dedicata a Claude Monet,
in programma dal prossimo 30 aprile. Dopo 135 anni dal suo soggiorno,
tornano a Bordighera e Dolceacqua tre dipinti del grande artista
francese nel luogo dove furono realizzati.
Il progetto “MONET, RITORNO IN RIVIERA” è reso possibile dalla
collaborazione con il Musèe Marmottan Monet di Parigi attraverso il
prezioso lavoro della sua direttrice, Mme Marianne Mathieu, e dalla
disponibilità di S.A.S. Alberto II di Monaco.
Provengono dal Musée Marmottan Monet due dei tre
dipinti in esposizione, “Le Château de Dolceacqua” e “Vallée de Sasso,
effet de soleil”. Il terzo dipinto, “Monte Carlo vu de Roquebrune”,
proviene dalla Collezione Privata di S.A.S. il Principe
Alberto II di Monaco.
I tre dipinti, realizzati durante la permanenza dell’artista in Riviera,
saranno esposti in due sedi: “Vallée de Sasso, effet de soleil” a Villa
Regina Margherita a Bordighera che, per l’occasione, verrà riaperta al
pubblico con un percorso
dedicato di grande suggestione, mentre “Le Château de Dolceacqua” e
“Monte Carlo vu de Roquebrune” saranno esposte presso il Castello Doria
di Dolceacqua.
In entrambi i luoghi dell’esposizione, oggetto di un allestimento complementare,
sarà proposto un percorso espositivo multimediale che illustrerà
l’esperienza dell’artista nel suo viaggio e nel suo soggiorno in
Riviera. Sarà possibile approfondire
la genesi delle opere in mostra attraverso il patrimonio epistolare di
prima mano costituito dalle sue lettere ai famigliari, in particolare
alla sua compagna Alice, e ai suoi corrispondenti abituali, come il
mercante d’arte Paul Durand-Ruel. Allo stesso tempo
verranno presentate la vita e l’immagine dei due siti di Bordighera e
di Dolceacqua, attraverso i dipinti della Collezione Civica di
Bordighera e le preziose immagini fotografiche del tempo.
Curatore della mostra è Aldo Jean Herlaut, il percorso
espositivo è allestito a cura dell’Istituzione Mu.MA – Musei del Mare e
delle Migrazioni di Genova, mentre la gestione e la promozione sono
affidate alla Cooperativa Sistema Museo e a Omnia
Società Cooperativa.
La mostra è promossa dai Comuni di Bordighera e di Dolceacqua
con il sostegno della Regione Liguria, della Provincia di Imperia,
della Compagnia di San Paolo e di Permare s.r.l., con il patrocinio
dell’Ambasciata di Francia in Italia. Sarà
visitabile al pubblico fino al 31 luglio, con un unico biglietto per
entrambe le sedi.
Bordighera, Villa Regina MargheritaDolceacqua, Castello Doria
IL PROGETTO SCIENTIFICO
Il progetto di mostra prende avvio da due lettere significative scritte
dallo stesso Monet, prima e dopo il suo viaggio in Riviera nel 1884.
Parigi 17 gennaio 1884
“Mio caro signor Durand,
(…) Parto pieno di ardore, ho l’impressione che farò cose meravigliose. Con tutta la mia devozione”
Bordighera, 25 marzo 1884
“(…) Non so se ciò che ho fatto è buono, non so più nulla, ho
lavorato tanto, fatto tanti sforzi, che ne sono abbrutito. Se ne avessi
la possibilità, vorrei cancellare tutto e ricominciare, perché bisogna
vivere per un certo tempo in un paese per dipingerlo,
bisogna averci lavorato con pena per arrivare a renderlo in modo
sicuro; ma potremo mai essere soddisfatti di fronte alla Natura e
soprattutto qui… Circondato da questa luce abbagliante, trovo la mia
tavolozza ben modesta; l’Arte vorrebbe tonnellate d’oro
e di diamanti. Infine, ho fatto ciò che ho potuto. Forse, una volta rientrato a casa, mi ricorderà un po’ ciò che ho visto”.
Due lettere, una alla partenza, piena di speranze e di entusiasmo,
una al momento del ritorno, piena dei dubbi e dell’insoddisfazione
dell’artista. Monet guarda al lavoro svolto e sente di non essere stato
all’altezza della natura che ha trovato
nella Riviera dei Fiori, da Bordighera a Dolceacqua, passando per le
vallate e i sentieri, inseguendo la “luce” del Mediterraneo.
Oggi noi sappiamo, invece, che il periodo passato a Bordighera, dalla
metà di gennaio all’inizio aprile del 1884, oltre a essere molto fecondo
– produsse in tutto una quarantina di opere – gli permise di recuperare
un entusiasmo che i dispiaceri vissuti negli
anni precedenti sembravano avere cancellato e si può parlare,
propriamente, di una “fase Bordighera” nel suo lungo itinerario
artistico.
È per questo motivo che, 135 anni dopo quel viaggio e quel soggiorno,
tornano a Bordighera e Dolceacqua tre dei dipinti di quella produzione,
a testimonianza del percorso artistico del padre degli impressionisti
(il cui nome deriva proprio
da una tela, Impressione, levar del sole presentata alla prima mostra
del movimento a Parigi, nel 1874), e contemporaneamente a ricordare il
ruolo che a partire dall’ultimo scorcio dell’Ottocento assunse la
Riviera dei Fiori, Bordighera e il suo territorio.
Un “paese fiabesco”, così lo descrive in una delle sue numerose lettere
Monet. E in questo paese, Monet non si dà pace: “Io faccio un mestiere
da cani e non risparmio i miei passi; salgo, poi ridiscendo e risalgo
ancora. Tra uno studio e l’altro, come riposo,
esploro ogni sentiero, sempre curioso di vedere cose nuove, così quando
arriva sera, ne ho abbastanza”.
Per Monet, i suoi dipinti sono “studi”, realizzati en plein air, secondo
la tecnica messa a punto negli anni precedenti. E di solito il pittore
non realizza una sola opera, ma ne inizia diverse contemporaneamente,
portandole avanti insieme, un poco per volta,
giocando sulla luce.
Da Bordighera, Monet, in una ventosa giornata di febbraio, sale a Dolceacqua,
già oggetto di una gita la domenica precedente. L’artista è colpito dal
fatto che “non si sentiva il vento grazie al riparo delle montagne”, e
qui lavora a due opere
contemporaneamente. “Il ponte è adorabile ed ero tranquillo e al caldo
come in agosto, andrò dunque là finché durerà il vento, in modo da non
perdere tempo e non tormentarmi”. Nella stessa sera, Monet riceverà la
visita di due pittori inglesi che risiedevano
nella stessa Pension Anglaise. Claude è molto circospetto:
“desideravano vedere ciò che ho fatto oggi in una seduta, tanto più che
avevano visto il posto con me domenica. Non riescono a capacitarsi del
fatto che sia riuscito a fare quei due motivi in un pomeriggio”.
Anche attraverso il pennello e la sensibilità tutta particolare di Claude Monet, Dolceacqua e Bordighera entrano in un immaginario di luoghi del “meraviglioso”, come Etretat, Giverny, Mentone…
Il viaggio di Monet è parte di un processo più grande, quello della
scoperta, o forse meglio dell’invenzione della Riviera dei Fiori. La
scoperta di un territorio povero e marginale per secoli e che,
improvvisamente, a seguito dell’apertura della ferrovia
Genova-Ventimiglia,
avvenuta nel 1871, e Marsiglia-Ventimiglia, nel 1872, viene
riconosciuto dalle élite europee come un’Arcadia nella quale, in
particolare, svernare: e non è un caso che il viaggio di Monet si svolga
proprio nel periodo prediletto per le vacanze in Riviera,
tra gennaio ed aprile, quando nel resto del continente il freddo, la
neve, la pioggia e la nebbia rendono l’inverno sgradevole e ostile.
Bordighera e il suo territorio, in quei mesi, si popola di un turismo
variopinto e cosmopolita: sono tedeschi e inglesi soprattutto, perché
scriverà lo stesso Monet, “i francesi non passano mai la frontiera”:
tranne qualche eccezione, come l’architetto Garnier,
il progettista dell’Opéra di Parigi, esponente di una cultura ufficiale
da cui Monet si sente molto più che distante, anzi, opposto e che
proprio a Bordighera ha una villa. Anche l’aristocrazia italiana è
presente e ai massimi livelli: proprio nella cittadina
arriva, a partire dal 1879, la Regina Margherita, sconvolta per
l’attentato contro Umberto avvenuto a Napoli l’anno precedente. Da
allora, quasi tutti gli anni, Margherita passava i mesi dalla primavera
all’autunno a Bordighera. Prima come ospite in Villa
Bishoffsheim, poi come proprietaria, trasformandola in Villa Etelinda,
progettata proprio da Charles Garnier.
Claude Monet, insomma, incrocia un territorio particolare, che è insieme Arcadia,
per la sua natura straordinaria, ma nello stesso tempo percorso e
abitato dai personaggi della cultura europea del tempo, come Clarence
Bicknell, Rafael Bischoffsheim,
Frederic Von Kleudgen. E rappresenta anche una meta desiderata: la
Regina Vittoria, proveniente da Mentone, visitò Bordighera nel 1882,
arrivando sino a Capo Sant’Ampelio e decise di passarvi una vacanza
negli anni successivi. Tutto fu organizzato per l’inverno
del 1901, ma la guerra anglo-boera costrinse la sovrana a rinunciare al
suo soggiorno.
È in questo sorprendente contesto che nasce la mostra “MONET, RITORNO IN RIVIERA”,
nella rivisitazione di un’avventura artistica dove Claude Monet è
protagonista insieme a un territorio straordinario che in quel tempo
trova la sua vocazione,
passando dalla periferia di una regione povera, la Liguria
dell’Ottocento, a un luogo ambito del turismo e della cultura
internazionale.
www.monetinriviera.it