Dal 30 novembre presso il Teatro Out Off, in prima nazionale, andrà in scena Confessioni di un roditore, tratto da La tana di Franz Kafka, di e con Roberto Trifirò. Proprio come La metamorfosi, anche La tana appartiene alle storie di animali, una tipologia utilizzata spesso da Kafka. Narra dei continui disperati sforzi intrapresi da un protagonista – per metà architetto e per metà roditore – di costruirsi un’abitazione perfetta, così da potersi proteggere efficacemente dai suoi nemici invisibili.
La cosa più bella nella mia tana è il silenzio. / Lo so è illusorio.
Da un momento all’altro potrebbe essere interrotto. / Per adesso però c’è.
Striscio per ore nelle mie gallerie e sento solo / il fruscio di qualche bestiolina che faccio
subito tacere stringendola tra i denti. / Nel resto tutto è silenzio. (…)
Intanto il nemico mi si avvicina / da qualche parte scavando lento e silenzioso.
Elaborazione di Roberto Trifirò da “La Tana” di Franz Kafka
LA TANA
La storia viene raccontata in prima persona da un narratore di cui si sa molto poco, si comprende però che si tratta di una creatura che caratteristiche umane e animali, un misto tra un roditore e un architetto. Viene annunciato il completamento della sua tana: un elaborato sistema di cunicoli costruiti nel corso di un’intera vita. Ha lavorato sodo per costruirla e spera in fine di poter vivere in pace, totalmente isolato dal mondo esterno.
Eppure, nonostante tutti gli accorgimenti architettonici difensivi, vive nel costante terrore di essere attaccato da un misterioso e invisibile nemico. Per evitare ogni possibile intrusione continua a costruire passaggi e vicoli ciechi, che trasformano la tana in un vero e proprio labirinto.
Un giorno inizia a sentire un suono misterioso, un sibilo all’interno della tana. Inizialmente ipotizza che il rumore sia causato da piccoli animali che vivono in tane vicine o parallele alla sua. Inizia dunque a scavare dei cunicoli, ma il sibilo non si ferma e la ricerca si fa sempre più ossessiva. Il protagonista giunge poi alla conclusione che il sibilo provenga da un’unica e ostile creatura vicina alla sua tana, sicuramente intenzionata ad ucciderlo. Diviso tra paura e rassegnazione attende in posizione difensiva l’arrivo del nemico. La storia s’interrompe bruscamente all’interno d’una frase: “Tutto invece è rimasto immutato…”
KAFKA E LA PANDEMIA
Confessioni di un roditore di e con Roberto Trifirò avrebbe dovuto debuttare il 10 marzo 2019 ma lo spettacolo venne annullato per l’emergenza Covid. Nei giorni precedenti al debutto, a Codogno e nel resto della Lombardia la situazione del contagio stava precipitando. Ci siamo subito resi conto che ciò che lo spettacolo raccontava era esattamente quello che stavamo vivendo nell’emergenza pandemia. Il misterioso “narratore” di Kafka, che cerca di isolarsi e di difendersi da un nemico invisibile rinunciando alla libertà, sembrava non solo una metafora surreale, ma la realtà. Nell’illusione che tutto finisse presto abbiamo programmato lo spettacolo nella primavera del 2020, ma com’è noto in quei mesi nessun teatro ha potuto riaprire e lo spettacolo è dovuto nuovamente essere annullato. Il testo di Kafka, diventato ormai scaramantico, sembrava farci riflettere con ironia e senso del ridicolo sulle nostre angosce più profonde preparandoci, con la piena assunzione della responsabilità a cui siamo stati chiamati tutti in questo anno e mezzo di chiusura, a desiderare di uscire presto e insieme agli altri dalla “tana”.
NOTE AL TESTO di ROBERTO TRIFIRÒ
Dopo la seconda guerra mondiale, nella maggior parte delle lingue si è affermato un nuovo aggettivo ispirato alle opere di Franz Kafka: “Kafkiano”.
Non è facile definire questo termine, entrato nei dizionari e nelle enciclopedie: si riferisce a una “atmosfera oppressiva”, a un “mondo da incubo”, a una situazione “misteriosa, inquietante e minacciosa”, a “un’organizzazione schizofrenica razionale, in forma labirintica, dove l’individuo è sconcertato e smarrito”. Spesso nella maggior parte dei dizionari si pone l’accento esclusivamente sull’aspetto sinistro, trascurando la dimensione ironica, che dovrebbe invece essere parte essenziale nell’impiego comune dell’aggettivo kafkiano.
“Confessioni di un roditore” è tratto da uno degli ultimi scritti di Kafka, “La tana” (1923-24), un racconto incompiuto. Pur rimanendo fedele alla struttura del suo svolgimento ho posto l’accento sull’humor nero e sulla patologia paranoica di un anziano protagonista, schizofrenicamente sdoppiato nell’identità: R1, R2. “Confessioni di un roditore”, essendo uno dei più grandiosi tentativi di claustrazione (intendendo per claustrazione il confinamento in sé stesso di un individuo che si sottrae a qualsiasi contatto col mondo esterno) mai compiuti in letteratura, può considerarsi dunque a pieno diritto “kafkiano.
Il protagonista di “Confessioni di un roditore” è una figura sdoppiata: R1 è la voce monologante dell’entità pensante di un uomo paranoico vicino alla vecchiaia, R2 racchiude quell’entità pensante e quella voce nel corpo di un animale non identificato; animale egoista, astuto, vorace, crudele, misantropo, narcisista, che molti anni prima, nella sua giovinezza, si è costruito, sotto il livello della terra, la sua tana.
Nulla ci permette di affermare che al di fuori della tana esista un mondo reale, col quale dobbiamo stabilire dei rapporti; avvertiamo ad ogni passo di muoverci nello spazio chiuso, astratto ed echeggiante di un’entità pensante che ci avvolge da ogni parte come in carcere. Siamo carcerati anche noi, vittime di una parola monologante e solitaria, che racconta, commenta, si rivela, si maschera, avanza ipotesi, demolisce ipotesi, tenta possibilità, fa calcoli laboriosi, in un delirio fantastico e intellettuale che si sostituisce all’universo creato.
Roberto Trifirò, attore e regista. Come attore ha lavorato con i registi italiani e stranieri più importanti tra cui Bob Wilson, Aldo Trionfo, Luca Ronconi, Sandro Sequi, Stefan Braunschweig, Pier’Alli, Cesare Lievi, Mina Mezzadri, Federico Tiezzi, Monica Conti, Lorenzo Loris, Andrèe Ruth Shammah.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
Orari spettacoli:
da martedì a sabato ore 19.30 (domenica ore 16)
Per prenotare:
0234532140 lunedì ore 10 > 18 e martedì > venerdì ore 10 > 20 sabato ore 16 >20
Ritiro biglietti Uffici via Principe Eugenio 22. Lunedì > venerdì ore 11 > 13;
Botteghino del teatro, via Mac Mahon 16 da martedì a venerdì 1 ora prima dello spettacolo, sabato h 16 >20, domenica h 15 >17
Trasporti pubblici Metro 5 fermata Cenisio, tram 12-14 bus 78 Accesso disabili con aiuto
PREZZI
Intero 20 euro
Riduzione under 25 / over 65 / 10 Euro Convenzione con il Comune di Milano
Abbonamenti
OutCard
50€ 4 ingressi
J&S Card – Junior(under26) & Senior(over65)
25 € 4 spettacoli
Passepartout Promozione riservata ai residenti del Municipio 8;acquistando la tessera a 10 Euro ingresso a 6 Euro per tutti gli spettacoli in programma escluso Danae Festival
Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
uffici via Principe Eugenio 22
telefono 02 34532140
info@teatrooutoff.it – www.teatrooutoff.it
FB @teatrooutoff Instagram @teatrooutoff Linkedin @TeatroOutOff