Raymundo Sesma ,l’Arte per Calamandrana (Post Evento)

Sabato 4 luglio,Calamandrana Alta
è stato ufficialmente presentato ai cittadini, le autorità e i giornalisti, lo studio di fattibilità del progetto di riqualificazione dell’area industriale di San Vito a Calamandrana. Un’iniziativa ambiziosa, che coinvolge qualificati architetti del settore, professori universitari e l’artista messicano, di fama internazionale, Raymundo Sesma. Ma il progetto è soprattutto un passo fatto con e per il territorio, per dare ulteriore slancio al prestigio di quei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato nominati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco

La cornice era di quelle più che suggestive: la Chiesa dell’Immacolata Concezione, a Calamandrana Alta. Il tema, assolutamente all’altezza: il progetto di riqualificazione dell’area industriale di San Vito, in Calamandrana stessa; nel cuore di quei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato recentemente nominati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Con queste premesse, è facile capire come l’incontro tenutosi sabato 4 luglio sia stato un successo, sia per il numerosissimo pubblico accorso, nonostante una giornata di caldo soffocante, sia, soprattutto, per il prestigio delle persone presenti, a cominciare dall’artista messicano Raymundo Sesma, vera punta di diamante del pool di professionisti che stanno portando avanti l’iniziativa presentata nell’incontro dal titolo: Progetto per il recupero dell’identità di territori di valle nei paesaggi del vino di Langhe, Roero e Monferrato

SALUTI E PRESENTAZIONE
A prendere la parola per primo è stato il Prof. Marco De Vecchi, professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, che ha avuto il compito di condurre la presentazione. Prima di scendere nei dettagli del progetto, il professore ha tenuto a sottolineare la filosofia sottesa all’intervento, ovvero quella di guardare alla bellezza come a un elemento fondamentale per il territorio, sia in ciò che la natura regala generosamente, specie nelle splendide colline piemontesi, sia in ciò che l’uomo può fare per contribuire al disegno armonico dell’ambiente.
Mezzo privilegiato per portare la bellezza concretamente in mezzo alle persone è senza dubbio l’arte, che ha la possibilità di reinterpretare e reinventare ciò che esiste e dare ad esso nuova vita e nuovo significato.
Su queste basi, l’augurio è quello che il progetto di Calamandrana possa diventare un caso di studio, da approfondire e da prendere come esempio per chi guarda al territorio con l’ottica di valorizzarlo, conservarlo e tramandarlo alle generazioni future.

Nella prima fase dell’incontro, si sono susseguiti gli interventi di saluto e ringraziamento di molte delle autorità presenti, a partire dal sindaco di Calamandrana Fabio Isnardi, coinvolto fin da subito nel progetto, spesosi in prima persona e mostratosi molto sensibile all’argomento.
Anche Don Stefano, presenza storica a Calamandrana, dove opera da più di 50 anni, ha riallacciato il discorso del suo saluto alla tradizione di sensibilità e attenzione che contraddistingue il territorio.
In sala erano presenti diversi altri sindaci, che non hanno mancato di portare il loro saluto e il loro sostegno: il sindaco di Nizza Monferrato Flavio Pesce; il sindaco di Acqui Terme Enrico Silvio Bertero; il Presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi; il funzionario della Regione Piemonte, referente dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, l’architetto Marina Bonaudo; il vicepresidente della Società degli Ingegneri e degli Architetti di Torino Carla Barovetti, il Presidente della Federazione Europea dei Centri e Club Unesco Maria Paola Azzario Chiesa. Nei vari interventi, sostanzialmente, è stato sottolineato come ogni discorso legato alla riqualificazione del territorio non possa prescindere da uno sforzo collettivo, che veda unite le singole realtà del territorio in un tutt’uno.

L’EREDITÀ DEL RICONOSCIMENT UNESCO
Quindi, la parola è passata al deputato, ex sindaco di Calamandrana e Vicepresidente della XIII commissione Agricoltura Massimo Fiorio, che nel suo intervento ha giustamente inserito il progetto di Calamandrana in un discorso che sprona il territorio di Langhe, Roero e Monferrato a fare tesoro del riconoscimento dell’Unesco e a non tradire la sua natura di terra operosa, sulla quale vivono e lavorano tantissime persone. Anche Annalisa Conti, colei che, in qualità di assessore della provincia, ha seguito in prima persona il riconoscimento dell’Unesco ed era presente in Quatar al momento dell’assegnazione, ha ribadito come: “Quello dell’Unesco sia un riconoscimento che deve essere fatto nostro e vissuto in ogni momento. Perché tutti devono essere attori del territorio”. Proprio per questo Annalisa Conti ha tenuto a ringraziare pubblicamente la famiglia Chiarlo, esempio bellissima di realtà impegnata sul territorio e instancabile promotrice di eventi di sensibilizzazione e valorizzazione nei confronti di quelle colline sulle quali nascono i loro vini più pregiati, esportati, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
A questo punto, si è entrati nel vivo della presentazione con la proiezione di un video nel quale si sono sentite le voci di tutte le personalità coinvolte nel progetto e si sono viste le prime immagini dell’area di San Vito così come è ora. Obiettivo del filmato, in particolare, è stato quello di mostrare come il progetto voglia coinvolgere gli abitanti, farli entrare fin da subito nelle dinamica della stessa progettazione, non solo come fruitori, quindi, ma come creatori stessa del territorio.

L’ARTE DI RAYMUNDO SESMA

Va senza dubbio in questa direzione l’esperienza di Raymundo Sesma, artista messicano, di rilevanza internazionale, le cui opere sono esposte nei principali musei di New York, Londra, Parigi, Tokyo e Città del Messico, che nella sua lunga carriera si è focalizzato spesso nel settore della cosiddetta “architettura sociale”, che integra l’arte nei contesti urbani, dando loro nuova vita e restituendoli, in questo modo, alle comunità locali che li abitano.
Sesma, presa la parola, si è detto subito felicissimo dell’esperienza che sta vivendo a Calamandrana. “A portarmi qui – ha raccontato l’artista – è stato il mio progetto artistico iniziato ormai 25 anni fa in una piccola città messicana fondata dai francescani. Una città quadrata, architettonicamente perfetta, ma degradata dal tempo e dall’incuria. Nel 1995 abbiamo fondato una associazione che ha cercato di cambiare la mentalità della società di quel luogo, invitando artisti, designer e architetti che hanno iniziato a creare opere di recupero. Oggi, il 40% di popolazione che, prima dell’intervento, era andata altrove per cercare lavoro, è tornata ad abitare nella città, diventata ricca, operosa e nella quale non ci sono problemi di lavoro. Questo mi ha fatto pensare che il contesto urbano è un laboratorio nel quale ogni singolo cittadino può andare al di là di quanto è prestabilito e di ciò che in passato è stato fatto.”
“In questo senso – ha continuato Sesma – Calamandrana per me, è un regalo del cielo: colline bellissime, il vino, l’operosità delle persone… Tutto  magnifico. Ma quando guardo più a fondo, con la mentalità di chi cerca cosa ancora si possa migliorare, io penso all’aspetto estetico.
Con questa filosofia abbiamo pensato a implementare ciò che manca a Calamandrana: vogliamo interpretare degli spazi urbani e costruirli in armonia con il contesto. Perché è il contesto stesso che ci dice cosa manca e cosa va fatto. Ciò che abbiamo pensato non è altro che il risultato dell’osservazione della bellezza che già c’è, unito alla della volontà di completarla, rispettando ciò che è stato fatto in passato, ma con uno sguardo proiettato verso il futuro”.
A sostegno del bel discorso di Sesma, sono state proiettate delle slide per presentare il contesto dell’intervento e i “primi passi”, concreti, che si potranno muovere. I progetti hanno mostrato come potrebbero venire trasformati i capannoni, concentrandosi sull’uso del colore che, ridisegnando le facciate degli edifici, crea nuove prospettive, integrandosi nel paesaggio.

COLORE E PROSEPTTIVA
A dare maggiori dettagli sui particolari dello studio di fattibilità sono stati, poi, gli altri professionisti presenti e coinvolti in prima persona: l’Architetto Alessandra Aires, Presidente dell’AIAPP sezione Piemonte e Valle d’Aosta; Paolo Mighetto, membro dell’AIAPP e della redazione della rivista “Architettura del Paesaggio; Michela Scaglione, dottore di ricerca presso il Dipartimento di Architettura della Scuola Politecnica di Genova; l’Architetto Ferruccio Capitani consigliere nazionale AIAPP; l’Architetto Marco Minari, tesoriere dell’AIAPP sezione Piemonte e Valle d’Aosta, componente Commissione Locale Paesaggio Città di Torino; la Dott.ssa Marina Riffero, esperta in progettazione di aree verdi; gli Architetti Diego Repetto e Luca Toppino, di Madeinlanga; il prof. Fortunato D’Amico, critico d’arte, curatore indipendente di eventi culturali e docente presso il Politecnico di Milano.
Ciascuno di essi ha sottolineato un aspetto significativo del progetto, ma quello che è emerso con maggiore convinzione è il cambio di approccio con il quale è stato pensato: non rinnegare il servizio che i capannoni rendono al territorio, essendo luoghi di produttività indispensabile alla vita, ma cercare di porre queste costruzioni in armonia con il paesaggio e con la sensibilità delle persone. L’elemento trovato per “trasformarli”, dato che la loro architettura semplice non è modificabile, è il colore.
“Il colore  – ha precisato Raymundo Sesma  – è la possibilità che ci è data per valorizzare il contesto che già abbiamo. Il colore è un’arma per far percepire un ambiente e un paesaggio in modo diverso. I capannoni sono forme quadrate, geometriche, di colore grigio, che nulla ha a che vedere con il paesaggio circostante. L’ingresso stesso all’area non è curato, tutto è in cemento… Così ho deciso di interpretare ogni capannone come un’architettura virtuale utilizzando il colore. Ho utilizzato il verde, che è il colore dominante del territorio, ma anche l’arancione, che mi piace molto perché è fusione del rosso del vino e del giallo del sole.
L’uso dei colori sulle facciate dei capannoni è stato pensato per mimetizzare alcune zone e metterne in mostra altre. L’idea è che ogni volta che si passa davanti alla costruzione, la si vede in modo diverso, si nota un particolare che prima non si era visto, e si percepisce una prospettiva inedita, perché il disegno grafico e i colori creano falsi volumi che danno percezioni diverse della realtà.
È un utilizzo “forte” del colore, che può sorprendere, ma io penso che il colore faccia andare “oltre”, possa far fare un passo in più”.

Accanto all’intervento artistico sulle facciate dei capannoni, il progetto prevede anche il recupero degli spazi attorno ad essi, togliendo il cemento e riadattando il territorio a un nuovo uso, che sia fruibile dalle persone e maggiormente vivibile.
Sesma, in chiusura, ha spiegato che, comprensibilmente, questi interventi possono anche spaventare, ma che non bisogna fermarsi davanti a una prima reazione. Perché l’arte, e il colore in particolare, può essere l’elemento fondamentale per ripensare il paesaggio e il territorio concretamente sotto un’altra ottica: “Se io mimetizzo il capannone – è il messaggio finale dell’artista – il messaggio è che sto cercando di negare ciò che il capannone è, ciò che esso significa. Io, invece, gli faccio un abito diverso: non solo che funzioni paesaggisticamente, ma anche che abbia un valore nei confronti di ciò che c’è già. Bisogna interagire e fare un dialogo con ciò che c’è, senza nascondersi e nascondere, ma proponendo un messaggio nuovo e diverso.

Progetto per il recupero dell’identità di territori di valle nei paesaggi del vino di Langhe, Roero e Monferrato.
Con il patrocinio dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe – Roero e Monferrato; del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino; del Parco Artistico nel Vigneto “Orme su La Court”.
Con il sostegno dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP) Sezione Piemonte e Valle d’Aosta
In collaborazione con
Raymundo Sesma, artista internazionale
Prof. Marco Devecchi, professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino
Prof. Fortunato D’Amico, critico d’arte, curatore indipendente di eventi culturali e docente presso il Politecnico di Milano
Architetto Alessandra Aires, Presidente dell’AIAPP sezione Piemonte e Valle d’Aosta
Architetto Paolo Mighetto, architetto del paesaggio, membro dell’AIAPP e della redazione della rivista “Architettura del Paesaggio”
Architetto Marco Minari, tesoriere dell’AIAPP sezione Piemonte e Valle d’Aosta, componente Commissione Locale Paesaggio Città di Torino
Architetto Ferruccio Capitani consigliere nazionale AIAPP
Architetto Michela Scaglione, dottore di ricerca presso il Dipartimento di Architettura della Scuola Politecnica di Genova
Architetti Diego Repetto e Luca Toppino, architetti e designer di Madeinlanga
Dott.ssa Marina Riffero, esperta in progettazione di aree verdi
Laura Botto Chiarlo, responsabile stampa e relazioni esterne Azienda Vitivinicola Michele Chiarlo, Associazione O.R.M.E. e Parco Artistico nel Vigneto “Orme su La Court”.